mercoledì 15 ottobre 2014

IL TRAUMA DELLA GRANDE GUERRA NELLA COSCIENZA COLLETTIVA


Nel immaginario collettivo la Grande Guerra è rimasta forse il conflitto più traumatico nella storia dell'umanità soprattutto per quanto ha riguardato la condizione dei soldati al fronte.
La tragicità di quel conflitto non diminuì nemmeno dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale che a livello numerico causò molti più morti.
La letteratura ed il cinema hanno prodotto una quantità rilevante di libri e film sull'argomento tra i quali “Niente di Nuovo sul Fronte Occidentale” di Remark e “Un Anno sull'Altipiano” di Lussu.
Le trasposizioni cinematografiche sono moltissime sia in Italia che all'estero.
Ma cosa ha reso tanto terribile la Grande Guerra da farla ricordare ancora oggi come il peggior conflitto della storia dell'umanità?
La risposta non è univoca e va rintracciata in una serie di problemi che si posero durante quei 4 anni di conflitto.
Il primo fu la mutata concezione delle regole di guerra. In un periodo incluso tra il 1648 ed il 1913 la guerra assomigliava più ad una grandissima partita a scacchi che ad un tragedia collettiva.
Questo perchè all'indomani della Pace di Westfalia la diplomazia europea decise in maniera unanime di modificare le regole di guerra. L'intera Europa di quel periodo usciva dalla Guerra dei Trent'anni, conflitto disastroso che provocò la rovina della Germania e la morte di moltissimi tra militari e civili, In quell'anno le potenze europee limitarono la guerra ad un solo scontro tra eserciti, che sarebbe dovuto avvenire seguendo certe regole. Severe norme furono imposte anche circa il comportamento degli eserciti occupanti nei confronti della popolazione civile. Insomma l'obiettivo era quello di rendere la guerra quanto meno traumatica possibile per i civili limitando il suo potenziale distruttivo ai militari. La conseguenza fu una guerra “ordinata” che si combatteva tra eserciti nazionali e che aveva il suo culmine nella battaglia campale e che solo in quel teatro produceva i suoi effetti distruttivi. La Grande Guerra ruppe questo schema perchè si tratto di una enorme mobilitazione collettiva che coinvolse tutta la popolazione. Le economie di interi paesi furono asservite alla produzione bellica e tra il 1914-1918 non era permesso pensare a nulla oltre che alla guerra. Le classiche regole di guerra vennero rotte tanto che intere città e campagne divennero teatro di uno scontro che risultò crudele anche per i civili. Lo stesso combattimento tra militari cambiò: al combattimento combinato tra artiglieria, fanteria e cavalleria in maniera ordinata si sostituirono le immense cariche frontali di fanteria alternate da bombardamenti di artiglieria. Alla battaglia campale si sostituì la guerra di trincea.
Il secondo punto criticò fu il progresso tecnologico delle armi. Fucili più potenti e rapidi, mitragliatrici ed artiglierie micidiali resero inutile la cavalleria e molto sanguinose le cariche all'arma bianca della fanteria. Gli eserciti della Grande Guerra disponeva di armi difensive molto potenti ma erano privi di una vera e propria arma offensiva. I generali europei non erano pronti a questo cambiamento e continuarono ad utilizzare strategie e tattiche tipiche delle guerre napoleoniche. Questo successe perchè da dopo la Restaurazione ed ancor di più da dopo la guerra Franco-Prussiana non vi furono più conflitti di vasta scala in Europa. I generali, abituati a combattere in guerre coloniali o usando tattiche ottocentesche, non avevano immaginato l'impatto delle nuove armi e si ritrovarono impreparati al conflitto.
Terzo punto critico fu la mancanza di medicinali adatti alla cura delle ferite di guerra: le già alte perdite della guerra di trincea venivano ulteriormente aumentate dal fatto che moltissimi soldati morirono di infezioni in ospedali da campo simili a lazzaretti. Le schegge delle granate e delle artiglierie provocavano molto spesso infezioni, dalle quali i soldati faticavano a guarire. Poteva quindi capitare che per una scheggia di granata ad un tallone si dovesse amputare l'intera gamba oppure che una banale ferita si trasformasse in una infezione mortale. Gli antibiotici ancora non esistevano e molto era affidato alla fortuna. Le pessime condizioni igenico-sanitarie in trincea favorirono inoltre il diffondersi di epidemie come per esempio l'influenza spagnola che trovò terreno fertile nelle trincee per poi attecchire anche tra i civili con il ritorno a casa dei soldati.
L'alto numero di morti causati dalla grande guerra causò negli anni '20 e '30 un severo calo della popolazione che colpì duramente le economie dei paesi. Un intera generazione fu spazzata via dal fuoco delle mitragliatrici e chi riuscì a tornare a casa si ritrovò mutilato, colpito da disagi psichici o comunque con gravi problemi di reinserimento sociale.
La Francia fu colpita con particolare severità tanto che il governo francese fu costretto a costruire una fitta rete di alleanze in est Europa poiché lo stato maggiore francese aveva difficoltà a ricostruire un esercito cronicamente colpito da mancanza di reclute.
Dunque la Grande Guerra spazzò via in quattro anni quelle che erano le regole e l'idea stessa della guerra che era maturata nei due secoli e mezzo precedenti sconvolgendo militari e civili.
Nel 1918 l'idea della guerra “classica” già non esisteva più.
Abituati ad una idea di guerra in cui la violenza era confinata al campo di battaglia ed era questione che riguardava più che altro i militari, l'Europa rimase sconvolta da quella che la prima guerra totale della storia. Così come rimase sconvolta dalla spietata efficacia delle armi moderne che causarono quasi 10 milioni di morti e 21 milioni di feriti. 


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