A febbraio Matteo Renzi veniva nominato presidente del
consiglio dopo aver vinto le primarie del Partito Democratico ed annunciava
trionfalmente che avrebbe cambiato l’Italia in 100 giorni al ritmo di una
riforma al mese: riforme istituzionali, riforma del lavoro, riforma della
pubblica amministrazione e chi più ne ha più ne metta. Sembrava che finalmente
l’Italia avesse trovato il suo paladino per la riscossa.
Sono passati otto mesi ed il governo si trova in una
situazione decisamente diversa: tante proposte, tante promesse e pochi
risultati.
Durante la campagna elettorale delle primarie Renzi aveva
promesso l’abolizione del senato ed una riforma elettorale sul modello di
quella vigente nei comuni. Fino ad ora l’unico progetto presentato è stato l’Italicum
che, oltre ad essere diverso da quelle promesse, non è ancora stato approvato.
Per la verità è persino probabile verrà modificato. L’unica riforma
istituzionale che è passata, dopo innumerevoli difficoltà, è la riforma del
senato che comunque non verrà abolito ma solo ridotto di numero, reso non
elettivo e non indispensabile per la fiducia al governo.
Per quanto riguarda la riforma del lavoro in campagna
elettorale Renzi prometteva il contratto a tutele progressive che avrebbe
sostituito tutti gli altri contratti. Ad oggi in cantiere c’è il Job Act, un
progetto molto meno ambizioso che non va in ogni caso a toccare certi privilegi
acquisiti e si limita a qualche modifica ai contratti a tempo determinato senza
però un disegno organico generale.
In campo fiscale non c’è stata alcuna diminuzione delle
tasse e nemmeno l’ombra di una riforma fiscale. Unico provvedimento quello
degli 80 euro che non ha raggiunto i risultati sperati e, viste le condizioni
del paese, era facilmente prevedibile.
La riforma della pubblica amministrazione è stata presentata
in aula dal ministro Marianna Madia. E’ di per se un progetto ambizioso e
positivo, che potrebbe addirittura portare alla creazione di 15.000 nuovi posti
di lavoro. Sin da subito tuttavia è stato osteggiato da ogni parte ed è ancora
lontano dalla approvazione.
In 100 giorni Franklin Delano Roosvelt cambiò il volto agli
Stati Uniti e ridiede speranza ad un paese prostrato dalla crisi economica.
Renzi pare non sia ancora riuscito a fare lo stesso tanto che ora ha fatto
presente agli italiani che gli serviranno 1000 giorni per cambiare il paese.
Al momento però i risultati sono molto deludenti: tanti
selfie, tante slide, tante promesse ma risultati ben scarsi.
La realtà è che Renzi si trova a governare un paese con la
stessa maggioranza che aveva Letta.
Una maggioranza composta prevalentemente composta dalla
vecchia guardia del PD, la stessa che Renzi aveva sconfitto alle primarie ma
che oggi si ritrova in parlamento in quanto figlia delle elezioni del 2012.
Ai deputati e senatori del PD si è aggiunta una pattuglia di
NCD andando così a comporre una strana maggioranza che molto ricorda le larghe
intese che hanno sostenuto i precedenti governi.
L’unica riforma che il governo Renzi è riuscito ad approvare
è la riforma del senato frutto di un accordo con Forza Italia ed il cui voto è
stato decisivo per l’approvazione. Per il presidente del consiglio infatti è
stato più facile trovare una intesa con gli oppositori che mettere d’accordo il
proprio partito.
La stessa proposta di riforma elettorale è nata dal così detto
“Patto del Nazareno” ed ha creato molti malumori all’interno del PD tanto che
ancora oggi non si sa che ne sarà.
Il governo ha poi messo in atto e difeso l’impopolare
operazione “Mare Nostrum” che non ha risolto in alcun modo il problema dell’immigrazione
ed ha al contrario dilatato le spese. Milioni di euro vengono ogni giorno
gettati al vento per operazioni di recupero e per mere opere di mantenimento
dei richiedenti asilo.
Nemmeno in Europa il governo è stato capace di far sentire
la sua voce: la politica del rigore è più forte che mai e non si vedono all’orizzonte
cambiamenti significativi ancor meno dopo il rimpasto avvenuto nel governo
francese.
Ci chiediamo a questo punto se Renzi sia in grado di
mantenere le promesse fatte: al momento pare proprio molto difficile.
A questo punto non sarebbe forse il caso di concentrarsi
esclusivamente sulla riforma elettorale e, dopo aver trovato una intesa, andare
al voto? Questo non risolverebbe in alcun modo i problemi degli italiani ma
almeno permetterebbe loro di scegliere una proposta elettorale ed il nuovo
governo eletto avrebbe a disposizione un maggioranza in grado di governare e di
fare le riforme promesse.
Forse era quello che sarebbe stato meglio fare sin dall’inizio!
D.Deotto
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