Pochi giorni fa il ministro delle finanze austriaco Michael
Spindelegger si è dimesso dal suo incarico: era stato messo sotto accusa dal
suo stesso partito per essere stato incapace di ridurre le tasse per far
ripartire l’economia.
Il ministro si era difeso affermando che era necessario per
l’Austria rispettare una rigida austerity e fare riforme strutturali. Egli si
appellava alle parole del ministro delle finanze tedesco che aveva sentenziato:
“Non ci sono cambiamenti di rotta perché la necessità di riforme strutturali e
finanze solide restano la giusta lezione della recente crisi dei debiti.
Abbiamo bisogno di riforme strutturali in Germania e in Europa per garantire
che le nostre economie restino competitive”.
Di diverso avviso pare essere il partito popolare austriaco
(OVP) che ha deciso di sfiduciare il suo ministro. Spindelegger non era solo il
ministro delle finanze ma pure il presidente del partito. Il poco gradimento nei
confronti del suo progetto di riforma fiscale è stato interpretato dal ministro
stesso come un segnale di sfiducia nei suoi confronti tanto da aver provocato
le sue dimissioni anche come capo del partito.
Sono ormai anni che in Austria c’è un acceso dibattito tra
europeisti ed euroscettici ed ultimamente sembra che questi ultimi siano
vincenti tanto che il paese è oggi considerato, dopo l’Ungheria, la roccaforte
europea dell’euroscetticismo. Tale appellativo è stato acquisito dopo il
clamoroso 20% preso dal Fpoe alle elezioni europee. Oltre a ciò vanno aggiunti
i risultati ottenuti da altri partiti euroscettici tra cui il l’antieuropeista
EU-stop che prese il 2,6%. Insomma dalla somma di tutti i partiti euroscettici
ed antieuropei risulta che il 25% degli austriaci è fortemente critico nei
confronti dell’Unione.
L’alta percentuale ottenuta dal Fpoe ha costretto popolari e
socialdemocratici ad un governo di coalizione che si regge su una maggioranza
striminzita.
Il OVP, preoccupato dal suo calo di consensi, ha
progressivamente virato da una politica economica filo-austerity a richieste di
maggiore flessibilità.
In particolare correnti interne al partito molto vicine al
Fpoe chiedono una programma di drastiche riduzioni fiscali che abbia come
obbiettivo rilanciare l’economia del paese.
Queste linea viene ferocemente criticata dai fautori
dell’austerity che ritengono impossibile una diminuzione della pressione
fiscale se si vogliono rispettare i limiti di bilancio.
La polemica interna al OVP è stata evidentemente alimentata
dal grande successo del Fpoe il sui leader Heinz-Christian Strache si era
presentato alle elezioni con un programma basato su due fondamentali punti: una
drastica riduzione fiscale e la limitazione all’accesso degli immigrati nel
paese prevedendo addirittura la sospensione degli accordi di Schengen.
Il leader austriaco ha inoltre affermato di non essere
antieuropeo ma solo contrario all’euro ed allo sviluppo preso dalle istituzioni
europee. Egli affermò che non bisogna essere favorevoli alla Unione Europea a
tutti i costi. L’integrazione europea è nata con l’obiettivo di aumentare il
benessere del continente e se ciò non avviene è lecito chiedere agli austriaci
tramite referendum se intendono ancora rimanere in Europa.
Immigrazione e riduzione delle tasse sembrano essere i due
grandi problemi attorno ai quali si sta concentrando il dibattito politico in
Austria. Le politiche di austerity stanno danneggiando particolarmente il paese
che oggi chiede a gran voce una cambio di rotta.
Quanto successo ai nostri vicini dimostra che in Europa il
dibattito sulle politiche economiche è tutt’altro che chiuso ed ora anche i
partiti tradizionalmente più europeisti cominciano a sviluppare al proprio
interno violenti dibattiti. Insomma l’europeismo a tutti i costi sembra
diventare sempre più un problema soprattutto a destra.
D.Deotto
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