La crisi economica compie ormai il suo sesto anno in Europa
ed i suoi effetti non accennano a diminuire soprattutto nel sud Europa. Ma se
Roma e Madrid piangono ormai nemmeno il nord Europa se la passa troppo bene. La
crescita tedesca ha iniziato a diminuire, la Svezia rischia una bolla
immobiliare e persino la virtuosa Olanda è ora entrata in recessione.
Le istituzioni europee sono impotenti di fronte a questo
massacro mentre gli stati nazionali faticano a trovare un accordo tra di loro.
Questa difficile situazione ha riacceso le rivalità in Europa facendo
riemergere stereotipi nazionali che sembravano ormai sepolti da sessant’anni di
pace.
Una Europa incapace di trovare la propria via è un
continente debole ed alla merce di avversari più forti di cui spesso non si
riesce nemmeno a percepire il pericolo.
Uno di questi casi è sicuramente la Cina: oggi il paese sito
nell’Asia orientale è ben lontano dall’essere quel impero morente e debole che
fu all’inizio del XX secolo o quel paese frenato dalle continue battaglie ideologiche
di Mao Tse Tung ed è a tutti gli effetti una potenza emergente se non già
affermata.
L’emergere della Cina come grande potenza è una
preoccupazione ben nota ad americani e giapponesi che stanno prendendo
provvedimenti a riguardo. Il presidente Obama da anni ha spostato la sua
attenzione nel pacifico cercando di estendere l’influenza del Trans-Pacific
Partnership al fine di contenere i cinesi.
Il paese del sol levante invece ha abbandonato la propria
politica estera pacifista ricominciando ad armarsi e stringendo accordi
bilaterali con l’India in funzione anticinese.
L’Europa non ha fatto nulla di concreto per fronteggiare la
minaccia cinese eppure l’emergere di questa potenza rischia di creare problemi
agli europei in ambito diplomatico, economico e sociale.
Dal punto di vista della politica estera l’emergere di una
Cina ricca e potente rischia di mettere ancora più in ombra i paesi europei
sempre più stremati di una crisi economica e spesso privi di una politica
estera degna di questo nome. Questo sta già avvenendo in Africa e Sud America
dove i cinesi hanno già iniziato un’opera di silenziosa colonizzazione. E’ per
esempio noto che negli ultimi tre anni la Cina sia diventata uno dei maggior
partner commerciali dell’Africa tanto che, secondo il libro bianco sulla
cooperazione economica e commerciale Cina-Africa, esso ammonta a 198.490
milioni di dollari. Assieme ai capitali sono arrivati anche i coloni cinesi che
si sono insediati nel continente nero. Uno smacco non da poco per potenze come
la Francia ed il Regno Unito che in Africa hanno ancora parecchi interessi da
tutelare.
Non sottovalutiamo nemmeno il pericolo cinese nel sud
America: è ormai nota la volontà cinese di costruire un canale in Nicaragua che
ha il preciso scopo di rompere il monopolio americano nell’America centrale.
Purtroppo i cinesi sono aiutati dalle sciagurate politiche
del governo cubano e venezuelano che intendono usare i cinesi in funzione
antiamericana senza rendersi conto che tutto ciò potrebbe ritorcersi contro di
loro.
La Cina è una minaccia economica perché, vista l’immensità
del paese ed il numero di abitanti può facilmente soppiantare l’Europa nel
ruolo di primo mercato del mondo. Cosa ancora peggiore la Cina applica un
modello di dumping commerciale dal quale gli europei non sanno o non vogliono
difendersi.
A fare le spese di questa situazione è stata soprattutto la
piccola e media impresa, gli artigiani ed il settore tessile che quasi ovunque
in Europa risulta essere in forte crisi. Basta solo fare un giro nei mercati
locali per rendersi conto che le bancarelle cinesi stanno ormai diventando la
maggioranza a scapito delle nostre ormai in via di estinzione.
Il dumping commerciale cinese si sta espandendo anche in
altri settori come quello della grande distribuzione e non è da escludere che
in futuro si espanderà anche nel settore automobilistico con ingenti danni
all’economia europea.
Fino ad ora la risposta dei paesi europei e della stessa UE
è stata largamente insufficiente ed alla insegna dell’ottusità. Sebbene sia
lodevole la volontà di favorire il libero mercato, esso non può essere
interamente applicato nei confronti di paesi che non credono in questo
principio e che applicano regole completamente diverse e non compatibili con
quelle del nostro continente.
Infine la minaccia cinese è anche di tipo politico e
sociale. Dopo l’abbandono del maoismo la Cina è diventata uno strano paese la
cui classificazione risulta difficile anche per i politologi più esperti.
In ogni caso è abbastanza evidente che la Cina si basa una
società di tipo “orientale” dove una larga fetta della popolazione vive in
stato di estrema povertà, al limite dello schiavismo, ed è costretta a lavorare
per mantenere in vita una stretta cerchia di funzionari di partito ricchi oltre
ogni misura.
La Cina è un regime totalitario e collettivista fortemente
ostile ad ogni principio liberale e democratico. La tensione ideologica del
maoismo è ormai un lontano ricordo ma la Cina ha sicuramente mantenuto
l’aspetto più brutale di un totalitarismo ovvero la repressione, la violenza
sistematica nei confronti degli oppositori, lo sfruttamento e la mancanza dei
più elementari diritti civili. In Cina, infatti, non esistono diritti dei
lavoratori, non esistono contributi, non ci sono sussidi e la rappresentanza
sindacale nelle imprese è inesistente. Allo stesso modo la libertà d’impresa è
una chimera e può avviare una attività e commerciare solo chi fa comodo al
partito.
Quale sia il modello cinese si è concretizzato in questi
giorni nel tentativo di acquista del ACC Mel Plant da parte della
multinazionale Wanbao: licenziamenti, tagli salariali, assenza di ferie e
permessi per malattia ed estromissione del sindacato.
Insomma il modello cinese non sembra essere troppo diverso
da quello in voga in quasi tutti i regimi totalitari dove una sparuta schiera
di persone rintanate su una torre d’avorio decide del destino di milioni di
persone site a 8000 kilometri di distanza senza tenere in minima considerazione
le esigenze delle famiglie e del territorio.
L’Europa ed i paesi europei devono svegliarsi molto in
fretta mettendo da parte il sogno di una Europa come “potenza civile” ed
iniziare a pensare che senza una difesa a tutto tondo dell’economia, del
modello sociale e degli interessi del nostro continente, si rischia di venire
affossati dalla concorrenza di paesi che potrebbero introdurre nostro malgrado
nel continente regole completamente estranee alla nostra civiltà.
La Cina risulta essere una minaccia per il nostro continente
e per il nostro paese, minaccia a cui non è stata ancora data una risposta
adeguata.
D.Deotto
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