venerdì 1 agosto 2014

LA MINACCIA CINESE IN EUROPA




La crisi economica compie ormai il suo sesto anno in Europa ed i suoi effetti non accennano a diminuire soprattutto nel sud Europa. Ma se Roma e Madrid piangono ormai nemmeno il nord Europa se la passa troppo bene. La crescita tedesca ha iniziato a diminuire, la Svezia rischia una bolla immobiliare e persino la virtuosa Olanda è ora entrata in recessione.
Le istituzioni europee sono impotenti di fronte a questo massacro mentre gli stati nazionali faticano a trovare un accordo tra di loro. Questa difficile situazione ha riacceso le rivalità in Europa facendo riemergere stereotipi nazionali che sembravano ormai sepolti da sessant’anni di pace.
Una Europa incapace di trovare la propria via è un continente debole ed alla merce di avversari più forti di cui spesso non si riesce nemmeno a percepire il pericolo.
Uno di questi casi è sicuramente la Cina: oggi il paese sito nell’Asia orientale è ben lontano dall’essere quel impero morente e debole che fu all’inizio del XX secolo o quel paese frenato dalle continue battaglie ideologiche di Mao Tse Tung ed è a tutti gli effetti una potenza emergente se non già affermata.
L’emergere della Cina come grande potenza è una preoccupazione ben nota ad americani e giapponesi che stanno prendendo provvedimenti a riguardo. Il presidente Obama da anni ha spostato la sua attenzione nel pacifico cercando di estendere l’influenza del Trans-Pacific Partnership al fine di contenere i cinesi.
Il paese del sol levante invece ha abbandonato la propria politica estera pacifista ricominciando ad armarsi e stringendo accordi bilaterali con l’India in funzione anticinese.
L’Europa non ha fatto nulla di concreto per fronteggiare la minaccia cinese eppure l’emergere di questa potenza rischia di creare problemi agli europei in ambito diplomatico, economico e sociale.
Dal punto di vista della politica estera l’emergere di una Cina ricca e potente rischia di mettere ancora più in ombra i paesi europei sempre più stremati di una crisi economica e spesso privi di una politica estera degna di questo nome. Questo sta già avvenendo in Africa e Sud America dove i cinesi hanno già iniziato un’opera di silenziosa colonizzazione. E’ per esempio noto che negli ultimi tre anni la Cina sia diventata uno dei maggior partner commerciali dell’Africa tanto che, secondo il libro bianco sulla cooperazione economica e commerciale Cina-Africa, esso ammonta a 198.490 milioni di dollari. Assieme ai capitali sono arrivati anche i coloni cinesi che si sono insediati nel continente nero. Uno smacco non da poco per potenze come la Francia ed il Regno Unito che in Africa hanno ancora parecchi interessi da tutelare.
Non sottovalutiamo nemmeno il pericolo cinese nel sud America: è ormai nota la volontà cinese di costruire un canale in Nicaragua che ha il preciso scopo di rompere il monopolio americano nell’America centrale.
Purtroppo i cinesi sono aiutati dalle sciagurate politiche del governo cubano e venezuelano che intendono usare i cinesi in funzione antiamericana senza rendersi conto che tutto ciò potrebbe ritorcersi contro di loro.
La Cina è una minaccia economica perché, vista l’immensità del paese ed il numero di abitanti può facilmente soppiantare l’Europa nel ruolo di primo mercato del mondo. Cosa ancora peggiore la Cina applica un modello di dumping commerciale dal quale gli europei non sanno o non vogliono difendersi.
A fare le spese di questa situazione è stata soprattutto la piccola e media impresa, gli artigiani ed il settore tessile che quasi ovunque in Europa risulta essere in forte crisi. Basta solo fare un giro nei mercati locali per rendersi conto che le bancarelle cinesi stanno ormai diventando la maggioranza a scapito delle nostre ormai in via di estinzione.
Il dumping commerciale cinese si sta espandendo anche in altri settori come quello della grande distribuzione e non è da escludere che in futuro si espanderà anche nel settore automobilistico con ingenti danni all’economia europea.
Fino ad ora la risposta dei paesi europei e della stessa UE è stata largamente insufficiente ed alla insegna dell’ottusità. Sebbene sia lodevole la volontà di favorire il libero mercato, esso non può essere interamente applicato nei confronti di paesi che non credono in questo principio e che applicano regole completamente diverse e non compatibili con quelle del nostro continente.
Infine la minaccia cinese è anche di tipo politico e sociale. Dopo l’abbandono del maoismo la Cina è diventata uno strano paese la cui classificazione risulta difficile anche per i politologi più esperti.
In ogni caso è abbastanza evidente che la Cina si basa una società di tipo “orientale” dove una larga fetta della popolazione vive in stato di estrema povertà, al limite dello schiavismo, ed è costretta a lavorare per mantenere in vita una stretta cerchia di funzionari di partito ricchi oltre ogni misura.
La Cina è un regime totalitario e collettivista fortemente ostile ad ogni principio liberale e democratico. La tensione ideologica del maoismo è ormai un lontano ricordo ma la Cina ha sicuramente mantenuto l’aspetto più brutale di un totalitarismo ovvero la repressione, la violenza sistematica nei confronti degli oppositori, lo sfruttamento e la mancanza dei più elementari diritti civili. In Cina, infatti, non esistono diritti dei lavoratori, non esistono contributi, non ci sono sussidi e la rappresentanza sindacale nelle imprese è inesistente. Allo stesso modo la libertà d’impresa è una chimera e può avviare una attività e commerciare solo chi fa comodo al partito.
Quale sia il modello cinese si è concretizzato in questi giorni nel tentativo di acquista del ACC Mel Plant da parte della multinazionale Wanbao: licenziamenti, tagli salariali, assenza di ferie e permessi per malattia ed estromissione del sindacato.
Insomma il modello cinese non sembra essere troppo diverso da quello in voga in quasi tutti i regimi totalitari dove una sparuta schiera di persone rintanate su una torre d’avorio decide del destino di milioni di persone site a 8000 kilometri di distanza senza tenere in minima considerazione le esigenze delle famiglie e del territorio.
L’Europa ed i paesi europei devono svegliarsi molto in fretta mettendo da parte il sogno di una Europa come “potenza civile” ed iniziare a pensare che senza una difesa a tutto tondo dell’economia, del modello sociale e degli interessi del nostro continente, si rischia di venire affossati dalla concorrenza di paesi che potrebbero introdurre nostro malgrado nel continente regole completamente estranee alla nostra civiltà.
La Cina risulta essere una minaccia per il nostro continente e per il nostro paese, minaccia a cui non è stata ancora data una risposta adeguata. 

D.Deotto

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