Il XX secolo è conosciuto anche come il secolo breve oppure
l’età delle ideologie e può tranquillamente essere rappresentato con due date:
il 1914 ed il 1991. Gli eventi che successero in questi due momenti cambiarono
completamente la faccia del mondo che mai più sarebbe stato quello che era
prima.
Nell’estate del 1914 scoppiò la Grande Guerra ponendo fine a
quattro decadi di relativa pace nel continente. Ma non fu solo la pace ad
essere compromessa: il clima di benessere ed ottimismo che andava velocemente
sviluppandosi durante la Belle Epoque fu bruscamente interrotto da un
successivo trentennio caratterizzato da instabilità politica e sociale. Durante
questo periodo imperversarono gli estremismi politici, che contribuirono in
maniera decisiva a trascinare l’intero continente in una nuova guerra.
L’esito delle due guerra mondiali vede un solo perdente:
l’Europa. Se infatti nel 1914 il centro del mondo stava tra Londra, Parigi e
Berlino, nel 1946 tutte le decisioni principali venivano prese a Washington e
Mosca. Le due guerre mondiali hanno rappresentato un gigantesco bagno di sangue
e sono state inutili al fine di risolvere i problemi di instabilità che hanno
colpito il continente. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale in Europa
c’erano già le basi per una nuova guerra. I risultati però delle due guerre
mondiali erano inequivocabili: nessuna delle potenze in campo era in grado di
prevalere sulle altre ed alla fine del conflitto tutti i principali paesi
europei risultavano distrutti. La Francia, un tempo centro mondiale della
diplomazia, era un paese distrutto e prostrato che nel giro di trent’anni aveva
perso la propria migliore gioventù in due sanguinosi conflitti. Il Regno Unito,
l’impero su cui il sole non tramonta mai, era un paese che, sebbene vincitore,
usciva così stremato dalla guerra che nel 1949 fu necessario varare un piano
anti-povertà. Infine Germania ed Italia, i due paesi sconfitti, uscirono dal
novero delle grandi potenze (l’Italia non ci era mai entrata ma da quel momento
smise di essere anche una media potenza). Completamente rasi al suolo dalla
guerra e lacerati da divisioni interne, i due paesi rischiavano addirittura di
vivere in uno stato di povertà permanente.
In questo scenario così cupo uno spiraglio di speranza fu
rappresentato da Alcide De Gasperi, Jean-Baptiste Nicolas Robert Schuman e
Konrad Adenauer. I tre leader capirono che i problemi del continente europeo
potevano essere risolti soltanto rigettando il nazionalismo ed impegnandosi a
costruire un progetto comune avente come fine garantire la pace e la
prosperità.
Si ispirarono al Manifesto di Ventotene scritto da Altiero
Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e Ursula Hirschmann. Il manifesto
partiva da una condanna del nazionalismo considerato il responsabile dei due
conflitti che stavano coinvolgendo l’Europa ed il mondo. Considerava superato
lo stato nazionale così come concepito dalla pace di Westfalia e
successivamente dalla rivoluzione francese. Proponeva la creazione di una
federazione europea dotata di un parlamento, di un governo democratico ed
avente poteri reali in ambito economico e della politica estera.
Il manifesto piacque ai tre leader che decisero di procedere
in questa direzione creando nel 1951 la Comunità Europea del Carbone e
dell’Acciaio avente come obiettivo mettere in comune la produzione di queste
due risorse. Uno dei motivi principali dei conflitti europei fu infatti la
necessità di queste due risorse che si trovavano principalmente nei bacini
minerari della Ruhr al confine tra Germania e Francia. Il possesso di questa
zona fu il motivo principale di conflitto tra Berlino e Parigi. Tali risorse
servivano anche ad altri paesi come l’Italia che per procurarsele cercarono più
volte di ricorrere alla espansione territoriale. Mettendo in comune queste
risorse si poneva fine ad ogni conflitto perché ognuno avrebbe avuto la sua
parte.
La realizzazione di questo piano fu possibile grazie ad un
forte aiuto esterno proveniente dagli Stati Uniti. Il piano Marschall garantì
la presenza di quei fondi che erano indispensabili per ricostruire i paesi ed allo
stesso tempo gli accordi di Bretton Woods garantirono quella stabilità dei
tassi di cambio che era indispensabile per la crescita.
All’inizio degli anni cinquanta si cercò di dare una
sterzata decisiva vero la creazione di una federazione con la creazione della
Comunità Europea di Difesa (CED).
Questo progetto incontrava il favore soprattutto dell’Italia
e veniva incontro alle esigenze francesi che non avrebbero accettato un riarmo
tedesco. Gli americani erano favorevoli a questo progetto purchè venisse messo
in atto in tempi brevi. Così non successe a causa di un ripensamento della
Francia. Il nuovo governo di De Gaulle infatti aveva un’idea diversa di Europa,
unita da Lisbona fino agli Urali ma con una netta predominanza dei francesi.
Fallita la strada militare si tentò di imboccare allora la
strada economica: nel 1957 fu firmato a Roma il trattato che istituì la Comunità
Economica Europea ovvero una unione doganale che garantiva la libera
circolazione delle merci e delle persone all’interno dei paesi dell’Europa
occidentale.
Il progetto di integrazione Europea è andato avanti in
crescendo dal 1957 fino al 1992 anno di istituzione dell’Unione Europea.
Nel corso degli ultimi 15 anni questo progetto politico è
andato arenandosi: il referendum che bocciò una costituzione unica europea in
Francia e olanda è stato un segnale di stop che ha impedito una maggiore
integrazione politica.
Sta rinascendo in Europa l’idea che gli stati nazionali ce
la possono fare da soli e questo si ripercuote negativamente sulle istituzioni
europee.
Eppure è storicamente evidente che a partire dalla fine del
XIX secolo la sovranità nazionale è in continua ed inesorabile erosione. Le due
guerre mondiali hanno dimostrato come lo stato nazionale sia ormai
insufficiente per garantire la sovranità. La Guerra Fredda è stato un evidente
segnale del procedere d questo processo di erosione. Allora infatti si potevano
definire veramente sovrani soltanto i capi delle rispettive alleanze. Se la
cosa in occidente fu poco percepita dai più, era invece chiarissima all’interno
del Patto di Varsavia tanto che Leonid Breznev applicò la dottrina della “sovranità
limitata” agli stati alleati.
La crisi economica che ha colpito con così tanta forza il
continente Europeo non può essere risolta dagli stati nazionali. I nuovi
squilibri interni ed esterni ai paesi possono essere efficacemente risolti
soltanto in sede europea. Soltanto una ripresa del processo di integrazione
potrà garantire all’Europa quell’efficacia nel risolvere la crisi che
attualmente manca. Integrazione che ora deve essere politica e non solo
economica.
D.Deotto
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