martedì 9 dicembre 2014

LA GUERRA CIVILE EUROPEA





Il XX secolo è conosciuto anche come il secolo breve oppure l’età delle ideologie e può tranquillamente essere rappresentato con due date: il 1914 ed il 1991. Gli eventi che successero in questi due momenti cambiarono completamente la faccia del mondo che mai più sarebbe stato quello che era prima.
Nell’estate del 1914 scoppiò la Grande Guerra ponendo fine a quattro decadi di relativa pace nel continente. Ma non fu solo la pace ad essere compromessa: il clima di benessere ed ottimismo che andava velocemente sviluppandosi durante la Belle Epoque fu bruscamente interrotto da un successivo trentennio caratterizzato da instabilità politica e sociale. Durante questo periodo imperversarono gli estremismi politici, che contribuirono in maniera decisiva a trascinare l’intero continente in una nuova guerra.
L’esito delle due guerra mondiali vede un solo perdente: l’Europa. Se infatti nel 1914 il centro del mondo stava tra Londra, Parigi e Berlino, nel 1946 tutte le decisioni principali venivano prese a Washington e Mosca. Le due guerre mondiali hanno rappresentato un gigantesco bagno di sangue e sono state inutili al fine di risolvere i problemi di instabilità che hanno colpito il continente. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale in Europa c’erano già le basi per una nuova guerra. I risultati però delle due guerre mondiali erano inequivocabili: nessuna delle potenze in campo era in grado di prevalere sulle altre ed alla fine del conflitto tutti i principali paesi europei risultavano distrutti. La Francia, un tempo centro mondiale della diplomazia, era un paese distrutto e prostrato che nel giro di trent’anni aveva perso la propria migliore gioventù in due sanguinosi conflitti. Il Regno Unito, l’impero su cui il sole non tramonta mai, era un paese che, sebbene vincitore, usciva così stremato dalla guerra che nel 1949 fu necessario varare un piano anti-povertà. Infine Germania ed Italia, i due paesi sconfitti, uscirono dal novero delle grandi potenze (l’Italia non ci era mai entrata ma da quel momento smise di essere anche una media potenza). Completamente rasi al suolo dalla guerra e lacerati da divisioni interne, i due paesi rischiavano addirittura di vivere in uno stato di povertà permanente.
In questo scenario così cupo uno spiraglio di speranza fu rappresentato da Alcide De Gasperi, Jean-Baptiste Nicolas Robert Schuman e Konrad Adenauer. I tre leader capirono che i problemi del continente europeo potevano essere risolti soltanto rigettando il nazionalismo ed impegnandosi a costruire un progetto comune avente come fine garantire la pace e la prosperità.
Si ispirarono al Manifesto di Ventotene scritto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e Ursula Hirschmann. Il manifesto partiva da una condanna del nazionalismo considerato il responsabile dei due conflitti che stavano coinvolgendo l’Europa ed il mondo. Considerava superato lo stato nazionale così come concepito dalla pace di Westfalia e successivamente dalla rivoluzione francese. Proponeva la creazione di una federazione europea dotata di un parlamento, di un governo democratico ed avente poteri reali in ambito economico e della politica estera.
Il manifesto piacque ai tre leader che decisero di procedere in questa direzione creando nel 1951 la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio avente come obiettivo mettere in comune la produzione di queste due risorse. Uno dei motivi principali dei conflitti europei fu infatti la necessità di queste due risorse che si trovavano principalmente nei bacini minerari della Ruhr al confine tra Germania e Francia. Il possesso di questa zona fu il motivo principale di conflitto tra Berlino e Parigi. Tali risorse servivano anche ad altri paesi come l’Italia che per procurarsele cercarono più volte di ricorrere alla espansione territoriale. Mettendo in comune queste risorse si poneva fine ad ogni conflitto perché ognuno avrebbe avuto la sua parte.
La realizzazione di questo piano fu possibile grazie ad un forte aiuto esterno proveniente dagli Stati Uniti. Il piano Marschall garantì la presenza di quei fondi che erano indispensabili per ricostruire i paesi ed allo stesso tempo gli accordi di Bretton Woods garantirono quella stabilità dei tassi di cambio che era indispensabile per la crescita.
All’inizio degli anni cinquanta si cercò di dare una sterzata decisiva vero la creazione di una federazione con la creazione della Comunità Europea di Difesa (CED).
Questo progetto incontrava il favore soprattutto dell’Italia e veniva incontro alle esigenze francesi che non avrebbero accettato un riarmo tedesco. Gli americani erano favorevoli a questo progetto purchè venisse messo in atto in tempi brevi. Così non successe a causa di un ripensamento della Francia. Il nuovo governo di De Gaulle infatti aveva un’idea diversa di Europa, unita da Lisbona fino agli Urali ma con una netta predominanza dei francesi.
Fallita la strada militare si tentò di imboccare allora la strada economica: nel 1957 fu firmato a Roma il trattato che istituì la Comunità Economica Europea ovvero una unione doganale che garantiva la libera circolazione delle merci e delle persone all’interno dei paesi dell’Europa occidentale.
Il progetto di integrazione Europea è andato avanti in crescendo dal 1957 fino al 1992 anno di istituzione dell’Unione Europea.
Nel corso degli ultimi 15 anni questo progetto politico è andato arenandosi: il referendum che bocciò una costituzione unica europea in Francia e olanda è stato un segnale di stop che ha impedito una maggiore integrazione politica.
Sta rinascendo in Europa l’idea che gli stati nazionali ce la possono fare da soli e questo si ripercuote negativamente sulle istituzioni europee.
Eppure è storicamente evidente che a partire dalla fine del XIX secolo la sovranità nazionale è in continua ed inesorabile erosione. Le due guerre mondiali hanno dimostrato come lo stato nazionale sia ormai insufficiente per garantire la sovranità. La Guerra Fredda è stato un evidente segnale del procedere d questo processo di erosione. Allora infatti si potevano definire veramente sovrani soltanto i capi delle rispettive alleanze. Se la cosa in occidente fu poco percepita dai più, era invece chiarissima all’interno del Patto di Varsavia tanto che Leonid Breznev applicò la dottrina della “sovranità limitata” agli stati alleati.
La crisi economica che ha colpito con così tanta forza il continente Europeo non può essere risolta dagli stati nazionali. I nuovi squilibri interni ed esterni ai paesi possono essere efficacemente risolti soltanto in sede europea. Soltanto una ripresa del processo di integrazione potrà garantire all’Europa quell’efficacia nel risolvere la crisi che attualmente manca. Integrazione che ora deve essere politica e non solo economica. 

D.Deotto

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