giovedì 18 dicembre 2014

LA RUSSIA IL GIGANTE DAI PIEDI DI ARGILLA





Uno stato di cui si parla molto negli ultimi tempi è la Russia. Essa in passato ha ricoperto senz’altro un ruolo di primo piano in politica internazionale almeno fino al 1989. Oggi il suo interventismo in politica estera (vedi caso Ucraina, Siria e Georgia) ed il forte carisma del suo presidente Vladimir Putin sembravano aver riportate in auge il gigante russo. Tutto ciò accade nonostante in Russia vi siano ancora evidenti segni di problemi dal punto di vista della politica e dell’economia.
A questo punto è lecito chiedersi: la Russia sta riemergendo come potenza oppure sta solo proseguendo nel suo declino iniziato nel 1989?
Iniziamo analizzando brevemente la storia del paese. Fino al XVIII secolo la Russia rimase abbastanza marginale nel gioco delle potenze in quanto impegnata a consolidare la propria posizione ai danni della Svezia e dell’Impero ottomano.
Già dopo il 1720 la Russia era diventato un attore di primo piano ed il suo potere aumentò ulteriormente dopo le guerre napoleoniche. La sconfitta nella guerra di Crimea, nella guerra russo-giapponese ed infine nella Grande Guerra ridimensionarono ma non diminuirono la forza del paese, che comunque rimase tra gli attori principali della politica internazionale. La vittoria nella Seconda Guerra Mondiale consacrò la Russia come superpotenza permettendole un rapidissimo sviluppo economico e una posizione di primo piano in ambito internazionale. Alla fine degli anni 70 sembrava addirittura che la Russia fosse capace di superare gli USA e di vincere la Guerra Fredda. Negli anni ’80 iniziò un lento ma progressivo declino che nel giro di dieci anni portò il paese al collasso completo. Nel 1989 si chiuse l’esperienza comunista e la Russia venne molto ridimensionata come potenza. Da seconda potenza mondiale e principale competitor degli Usa per la supremazia venne declassata a potenza di rango regionale che per più di dieci anni fu totalmente assente sullo scenario internazionale.
Nel 1997 la Russia fu colpita da una durissima crisi economica che portò al collasso l’intero sistema bancario. Borsi Elstin, leader che aveva guidato la Russia dal 1991, venne sostituito dall’allora astro nascente Vladimir Putin. Quest’ultimo sembrava in grado di porre fine al declino della Russia e rilanciarla come grande potenza ma dopo più di dieci anni dalla sua comparsa sulla scena politica possiamo dire che il leader russo è riuscito a frenare il veloce declino del suo paese ma non ad arrestarlo e tantomeno ad invertire la rotta.
Ancora oggi la Russia conserva tre importanti difetti: un sistema politico molto centralizzato e corrotto, mancanza di variabilità politica ed una economia poco diversificata completamente dipendente dall’export di materie prime. E’ così bastata una caduta dei prezzi del petrolio per mettere in seria difficoltà il gigante russo.
Non solo politica ed economia ma il declino russo è visibile anche nella società: un tasso demografico estremamente basso, un mancato ricambio della classe dirigente ed una società bloccata in cui il divario delle opportunità e nella distribuzione della ricchezza tra ricchi e poveri è molto alto.
Putin, infatti, per quanto carismatico e più capace dei suoi predecessori, è essenzialmente un uomo della vecchia guardia. E’ cresciuto nel KGB e si nutre di quel tipico nazionalismo che ha accompagnato il suo paese durante tutta l’avventura comunista. Non è infatti un caso che Putin si appoggi a uomini e persone in qualche modo legate al vecchio regime ed alla vecchia mentalità. La capacità di Putin è stata quella di riportare ordine in Russia e di saper tenere meglio al guinzaglio gli oligarchi. Tutto però nella logica di una sostanziale mancanza di pluralismo e democrazia. Non possiamo infatti dimenticare che il governo russo è sospettato di essere fortemente implicato nell’omicidio di un giornalista oltre che nella sistematica violazione dei diritti civili delle minoranze. Da non dimenticare anche la protezione accordata a Semion Mogilevich uno dei dieci criminali più ricercati del mondo.
Svariati anni fa l’economista ed ex ministro Andrei Belousov affermò che una crescita foraggiata esclusivamente sugli idrocarburi sarebbe stato un modello fallimentare e che per garantirsi un futuro florido e stabile la Russia dovrebbe varare radicali riforme come: lotta alla corruzione, maggiore indipendenza del potere giudiziario, semplificazione, maggiore certezza del diritto e lotta contro lo strapotere della burocrazia. Il problema è che tutte queste riforme avrebbero come conseguenza la fine del potere della nomenclatura russa con conseguente apertura di tutte le posizioni di vertice. Cosa senz’altro non gradita dal governo che invece poggia il proprio potere quasi esclusivamente su funzionari ancora legati alla mentalità sovietica o comunque legati a posizioni di privilegio.
La società russa è ancora oggi una società bloccata, dove il merito non viene adeguatamente riconosciuto e dove una piccola oligarchia controlla la maggior parte delle risorse del paese ed è immensamente più ricca della maggior parte della popolazione.
La mentalità di Putin non si pone in discontinuità con quella che è stata anche in passato la concezione del potere in Russia ovvero l’oligarchia. Non solo non si tratta di un modello assimilabile a quello delle democrazie occidentali ma non risulta essere esportabile o desiderabile per altri paesi.
In conclusione si può affermare che la Russia sta continuando su quella strada di lento declino che la sta portando ad essere un paese progressivamente meno potente in ambito internazionale.
Esattamente come l’impero romano ci mise quasi due secoli per disgregarsi, la Russia sta piano piano perdendo l’immenso potere che era venuta ad avere dopo la Seconda guerra Mondiale.
Intendiamoci bene, la Russia ha tutte le risorse umane e materiale per poter aspirare ad essere un potenza ma è frenata da una classe dirigente corrotta e dotata di mentalità obsoleta. 
Questo la rende molto esposta ai "cigni neri" ovvero eventi imprevisti che ricoprono però una ruolo sproporzionato rispetto al proprio reale valore e che vengono razionalizzati a posteriori. Ed è proprio questo quello che probabilmente succederà: la Russia viene colpita in maniera particolarmente dura dall'evento imprevisto dell'abbassamento dei costi del petrolio. Il governo per difendersi punterà tutto sul nazionalismo e sulle teoria del complotto al fine di generare consenso senza però risolvere eventuali problemi strutturali. 

D.Deotto

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