Il governo Renzi è ora davanti ad una prova molto difficile:
riuscire a riformare il senato ponendo fine al bicameralismo perfetto.
Riuscirà il senato italiano ad abolire se stesso?
La fine del bicameralismo perfetto è stato il leitmotiv di
molti politici nel corso delle ultime due decadi.
Sia Gianfranco Fini che Silvio Berlusconi hanno più volte
messo nei rispettivi programmi la riforma istituzionale lasciando presagire
addirittura l’adozione del semipresidenzialismo.
Nel 2012 il governo Letta è nato sotto gli auspici di fare
le riforme istituzionali ma tali propositi si sono poi arenati nel corso del
suo mandato.
Nel 2008 uno dei cavalli di battaglia del centrodestra fu
proprio la riforma in senso semipresidenziale del ordinamento italiano. Nessuno
di queste riforme è mai giunta a buon termine e l’Italia ancora oggi continua
ad adottare il bicameralismo perfetto.
Se non fosse per la recente sentenza della consulta, sarebbe
ancora in vigore il Porcellum che ha reso il sistema italiano ancora più
caotico di quanto non lo sia già di suo.
Il problema della governabilità in Italia ha antiche radici
tanto che nel 1953 Alcide De Gasperi già propose una riforma elettorale che
assegnasse allo schieramento che avesse raggiunto il 50% + 1 dei voti un premio
di maggioranza del 15%.
L’opposizione di allora cercò di fermare con ogni mezzo questa
legge chiamandola “legge truffa” costringendo il governo, alla fine, ad
abrogarla.
Finita la Prima Repubblica, nel 1993, venne approvato il
Mattarellum, una legge elettorale mista che conteneva sia elementi
proporzionali che maggioritari. Essa lasciò il suo posto al Porcellum che
ripristinò il proporzionale aggiungendovi le liste bloccate ed un premio di
maggioranza.
Molti politici, opinionisti e persino costituzionalisti
hanno sostenuto che la nostra è la “costituzione più bella del mondo” ma viene
scarsamente applicata a causa della di una classe dirigente mediocre e quindi i
problemi di governabilità sono problemi derivati da una cattiva applicazione
della costituzione.
Questa argomentazione risulta molto lacunosa.
Il fatto che nessuno in nessuna epoca sia stato capace di
applicare in maniera corretta la costituzione lascia più pensare che sia la
carta costituzionale ad avere dei problemi strutturali piuttosto che la classe
dirigente.
Se già negli anni ’50 uomini di grande spessore come Alcide
De Gasperi, uno dei padri costituenti, sostenevano che l’Italia avesse problemi
di governabilità effettivamente tale problema doveva proprio esserci.
Per capire meglio i difetti della nostra costituzione
andrebbe analizzato il periodo in cui fu redatta.
Nel 1946 l’Italia usciva da un regime totalitario durato
vent’anni. Allo stesso tempo gli inizi della Guerra Fredda si facevano sentire
spostando il PCI verso posizioni sempre più staliniste ed antioccidentali.
In molti temevano che l’Italia potesse passare da una
dittatura all’altra.
Questo portò alla promulgazione di una forma di governo che
ostacolasse il più possibile gli esecutivi in modo da impedire qualsiasi colpo
di stato. Tutto ciò avveni a scapito del processo decisionale che risultava
lento e farraginoso.
Questo sistema, comprensibile durante la Guerra Fredda, oggi
non solo è privo di significato ma pure non al passo con i tempi. L’Italia oggi
non corre la minaccia di finire sotto un regime totalitario ed allo stesso
tempo la globalizzazione richiede celerità nelle decisioni cosa che la seconda
parte della costituzione non garantisce affatto.
In questo senso si può affermare che il vero problema sta
nella seconda parte della costituzione ovvero laddove viene teorizzato ed
applicato il bicameralismo perfetto.
Nessuno vuole mettere in dubbio il taglio liberale,
democratico e solidaristico che viene dato al nostro paese nella prima parte
della costituzione così come nessuno si sognerebbe di mettere in discussioni
alcuni pilastri dello stato sociale di diritto come per esempio la revisione
costituzionale delle leggi.
Si può e si deve invece mettere in discussione un tipo di
forma di governo che non corrisponde più alle necessità del paese e che rende
il processo decisionale inconcludente peggiorando così la qualità della
democrazia.
L’attuale governo ha in cantiere profonde modifiche alla
seconda parte della costituzione: la speranza è che tali idee non rimangano
solo dei progetti come tanti ce ne sono stati fino ad ora.
D.Deotto
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