lunedì 17 marzo 2014

LA COSTITUZIONE NON E' LA SOLUZIONE MA IL PROBLEMA



Il governo Renzi è ora davanti ad una prova molto difficile: riuscire a riformare il senato ponendo fine al bicameralismo perfetto.
Riuscirà il senato italiano ad abolire se stesso?
La fine del bicameralismo perfetto è stato il leitmotiv di molti politici nel corso delle ultime due decadi.
Sia Gianfranco Fini che Silvio Berlusconi hanno più volte messo nei rispettivi programmi la riforma istituzionale lasciando presagire addirittura l’adozione del semipresidenzialismo.
Nel 2012 il governo Letta è nato sotto gli auspici di fare le riforme istituzionali ma tali propositi si sono poi arenati nel corso del suo mandato.
Nel 2008 uno dei cavalli di battaglia del centrodestra fu proprio la riforma in senso semipresidenziale del ordinamento italiano. Nessuno di queste riforme è mai giunta a buon termine e l’Italia ancora oggi continua ad adottare il bicameralismo perfetto.
Se non fosse per la recente sentenza della consulta, sarebbe ancora in vigore il Porcellum che ha reso il sistema italiano ancora più caotico di quanto non lo sia già di suo.
Il problema della governabilità in Italia ha antiche radici tanto che nel 1953 Alcide De Gasperi già propose una riforma elettorale che assegnasse allo schieramento che avesse raggiunto il 50% + 1 dei voti un premio di maggioranza del 15%.
L’opposizione di allora cercò di fermare con ogni mezzo questa legge chiamandola “legge truffa” costringendo il governo, alla fine, ad abrogarla.
Finita la Prima Repubblica, nel 1993, venne approvato il Mattarellum, una legge elettorale mista che conteneva sia elementi proporzionali che maggioritari. Essa lasciò il suo posto al Porcellum che ripristinò il proporzionale aggiungendovi le liste bloccate ed un premio di maggioranza.
Molti politici, opinionisti e persino costituzionalisti hanno sostenuto che la nostra è la “costituzione più bella del mondo” ma viene scarsamente applicata a causa della di una classe dirigente mediocre e quindi i problemi di governabilità sono problemi derivati da una cattiva applicazione della costituzione.
Questa argomentazione risulta molto lacunosa.
Il fatto che nessuno in nessuna epoca sia stato capace di applicare in maniera corretta la costituzione lascia più pensare che sia la carta costituzionale ad avere dei problemi strutturali piuttosto che la classe dirigente.
Se già negli anni ’50 uomini di grande spessore come Alcide De Gasperi, uno dei padri costituenti, sostenevano che l’Italia avesse problemi di governabilità effettivamente tale problema doveva proprio esserci.
Per capire meglio i difetti della nostra costituzione andrebbe analizzato il periodo in cui fu redatta.
Nel 1946 l’Italia usciva da un regime totalitario durato vent’anni. Allo stesso tempo gli inizi della Guerra Fredda si facevano sentire spostando il PCI verso posizioni sempre più staliniste ed antioccidentali.
In molti temevano che l’Italia potesse passare da una dittatura all’altra.
Questo portò alla promulgazione di una forma di governo che ostacolasse il più possibile gli esecutivi in modo da impedire qualsiasi colpo di stato. Tutto ciò avveni a scapito del processo decisionale che risultava lento e farraginoso.
Questo sistema, comprensibile durante la Guerra Fredda, oggi non solo è privo di significato ma pure non al passo con i tempi. L’Italia oggi non corre la minaccia di finire sotto un regime totalitario ed allo stesso tempo la globalizzazione richiede celerità nelle decisioni cosa che la seconda parte della costituzione non garantisce affatto.
In questo senso si può affermare che il vero problema sta nella seconda parte della costituzione ovvero laddove viene teorizzato ed applicato il bicameralismo perfetto.
Nessuno vuole mettere in dubbio il taglio liberale, democratico e solidaristico che viene dato al nostro paese nella prima parte della costituzione così come nessuno si sognerebbe di mettere in discussioni alcuni pilastri dello stato sociale di diritto come per esempio la revisione costituzionale delle leggi.
Si può e si deve invece mettere in discussione un tipo di forma di governo che non corrisponde più alle necessità del paese e che rende il processo decisionale inconcludente peggiorando così la qualità della democrazia.
L’attuale governo ha in cantiere profonde modifiche alla seconda parte della costituzione: la speranza è che tali idee non rimangano solo dei progetti come tanti ce ne sono stati fino ad ora. 

D.Deotto

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