Quest’anno si festeggia il 153esimo anniversario dell’Unità d’Italia. Per Udine si tratta del 148esimo anno perché la città venne annessa al Regno d’Italia soltanto nel 1866.
Fino al 1797 Udine era stata un dominio della Serenissima
dotato però di una certa autonomia tale per cui alla città era consentito
mantenere il proprio parlamento nato nel 1077.
Sotto la Serenissima Udine e l’intero Friuli riuscirono
lentamente ad acquisire una certa importanza tanto da riuscire a far eleggere
un doge, Ludovico Manin, che poi passerà alla storia come l’ultimo doge di
Venezia.
Dopo la caduta della Serenissima, il trattato di
Campoformido assegnò Udine e tutto il Friuli agli austriaci ma non si trattò di
una sistemazione definitiva: gli eventi bellici delle guerre napoleoniche,
infatti, fecero passare la città più volte dal dominio austriaco a quello
francese e viceversa.
Con la fine delle guerre napoleoniche Udine fu
definitivamente assegnata al Regno Lombardo-Veneto, sotto diretto controllo
degli austriaci.
La città di Udine visse con indifferenza sia la dominazione
francese che quella austriaca: non ci furono particolari opposizioni ma nemmeno
tripudi di gioia.
In questo clima gli austriaci furono capaci di conquistarsi
la benevolenza dei friulani attraverso una ottima amministrazione che previde
l’introduzione di quelle riforme illuministe che i veneziani non furono nemmeno
in grado di abbozzare. La riforma più famosa introdotta in questo periodo fu la
scolarizzazione obbligatoria nell’ottica di combattere l’analfabetismo.
Il 23 Marzo del 1848 Udine, seguendo l’esempio di Milano,
insorse contro gli austriaci: in città si instaurò un governo provvisorio retto
da Antonio Caimo Dragoni assieme al Cavedalis, Conti e Duodo.
Udine rimase ben presto isolata senza nessuna possibilità di
ricevere aiuta dalla vicina Venezia che nel frattempo si era anch’essa
ribellata.
Il governo provvisorio non oppose una seria resistenza
quando gli austriaci si riaffacciarono alla città. Questo atteggiamento
risparmiò alla popolazione friulana le fucilazioni ed il clima di repressione
che invece furono molto forti nei centri veneti e lombardi.
Gli austriaci furono clementi con Udine tanto che la
considerarono immediatamente una città austriaca e cominciarono ad investire su
di essa: in questo periodo furono fondate infatti importanti fabbriche come le
acciaierie Bertoli e la birra Moretti.
Udine non si ribellò più al dominio austriaco nemmeno nel
1861 quando nacque il Regno d’Italia, di cui Udine non entrò a far parte.
Il Friuli ed il Veneto entrarono a far parte del Regno
d’Italia solo nel 1866 dopo la fine della III Guerra d’indipendenza. L’ingresso
delle truppe italiane in città avvenne tra una calma quasi indifferente.
Ad Udine infatti gli austriaci avevano lasciato un buon
ricordo perché avevano amministrato bene la città e questo risultò evidente fin
da subito anche ai nuovi governatori italiani, tanto che Vittorio Emmanuele II
e Garibaldi si recarono personalmente in città per fare un appello
sull’italianità dei friulani.
Il governo italiano cercò di farsi ben volere in questa
strana provincia in cui si parlava una lingua incomprensibile ai più costruendo
nuove fabbriche, banche, la ferrovia ed abbellendo il centro città.
Nel 1888 Udine fu una delle prime città d’Italia ad adottare
un sistema completo di illuminazione pubblica grazie alla genialità di Arturo
Malignani.
L’anno dopo venne inaugurata la linea a vapore Udine- San
Daniele mentre nel 1895 era stata fondata la società udinese di scherma e
ginnastica: tra gli sport praticati vi era anche il calcio.
Nel 1903 Raimondo d’Aronco progettava alcuni padiglioni in
stile Liberty mentre cinque anni più tardi comparve il primo Tram elettrico.
Non tutto il Friuli era però italiano: le città di Aquileia,
Tarvisio, una parte di Pontebba, Aiello e Gorizia rimasero sotto il dominio
austriaco entrando a far parte del Regno d’Italia nel 1919.
Udine, dunque, ebbe una storia particolare. Non visse i
fermenti risorgimentali in maniera così forte come accadde nelle altre città
italiane. Al contrario riuscì a stabilire una buona convivenza con gli
austriaci a cui va dato il merito di avere ben amministrato l’intera regione.
I friulani tuttavia accettarono ben presto l’amministrazione
italiana che comunque fu capace di far vivere alla città quel fermento
culturale e tecnologico tipico della Belle Epoque.
I friulani hanno saputo anche dimostrarsi dei buoni italiani
pagando un tributo di sangue molto alto nelle guerre e sacrificando parte del
proprio territorio e della propria cultura alla causa italiana.
Il Friuli, infatti, è sempre stata una zona multiculturale caratterizzato dalla presenta di popolazione di ceppo latino, germanico e slavo. Tale ruolo è stato gravemente compromesso dagli eventi dello scorso secolo. Solo in tempi recenti si sono aprte per Udine le porte di quelli che una volta erano dei vicini con cui si conviveva tranquillamente. La città tuttavia non sta ancora sfruttando a dovere queste nuove opportunità.
D.Deotto
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