Le recenti elezioni amministrative francesi sono state un
fallimento per il partito socialista del presidente Hollande: in molti comuni
importanti la UMP è in vantaggio ma ciò che è più preoccupante è l’avanzata del
FN di Marine Le Pen.
Quest’ultima ha notevolmente aumentato i propri consensi
riuscendo in molti casi a presentarsi al ballottaggio se non proprio a vincere
al primo turno.
L’ultradestra in Europa non ha mai ottenuto significativi
risultati elettorali dopo la Seconda Guerra Mondiale ma gli eventi degli ultimi
anni hanno decretato una sua rinascita assieme ad una generale crescita
elettorale di tutti i partiti euroscettici.
In Grecia la formazione neonazista alba dorata è riuscita ad
entrare in parlamento, in Francia il Front National è in continua crescita, nel
Regno Unito l’UKIP ha un nutrito seguito ed in Italia il M5S è
stabile al 20%. Inoltre paesi quale Spagna e Portogallo stanno dimostrando una
notevole insofferenza costellata da critiche e proteste popolari.
Causa fondamentale di tutto ciò è la crescente
disoccupazione, l’assenza di crescita, il precariato ed il progressivo
decrescere delle buste paga.
Gli stati nazionali, strangolati dall’austerity imposta da
Bruxelles, sono incapaci di porre freno a questi fenomeni mentre l’ira ed il
malcontento dei rispettivi popoli va crescendo.
Questi allarmanti risultati elettorali sono una chiara
bocciatura delle politiche imposte dalla Unione Europea.
L’austerity si è
dimostrata incapace di risolvere la crisi economica: il limite del 3% del rapporto deficit/pil è
particolarmente anacronistico così come lo sono politiche monetarie che nel
breve periodo ci porteranno verso la minaccia della deflazione.
Ad aver fallito quindi è il modello dell’Europa interstatale
a trazione tedesca basata sull’austerity e su uno stato egemone che, pur
sfruttando di innegabili vantaggi economici, non è disposto ad affrontare dei
costi di tipo economico, politico e militare.
Il progetto dell’unione monetaria, inoltre, mostra tutte le
sue crepe perché alle spalle dell’euro non c’è una vera e propria banca
centrale ma un organismo il cui unico compito è garantire la stabilità dei
prezzi.
La BCE inoltre risulta particolarmente attaccabile perché le
sue manovre monetarie sono soggette ai capricci degli stati membri più potenti
e possono essere messe in qualsiasi momento sfiduciate dalle corti
costituzionali nazionali.
Ostinarsi a voler mantenere una strettissima disciplina di
bilancio in tempi di crisi è un suicidio economico perché l’austerity ha
fallito persino nel compito di mantenere la disciplina di bilancio poiché è
chiaro che se manca la crescita è impossibile riuscire a ripagare il debito.
Altrettanto assurdo è ostinarsi a voler considerare
l’inflazione un problema quando il vero rischio che si corre è quello ben più
grave della deflazione. Al contrario una inflazione controllata al 5-8%
risulterebbe addirittura utile poiché spingerebbe i risparmiatori a tirare
fuori i soldi dal cassetto, facendo così ripartire l’economia.
Sarebbe inoltre da valutare anche un riallineamento
dell’euro: nel corso degli ultimi anni l’Euro si apprezzato tantissimo rispetto
alle altre monete. Una svalutazione avente l’obiettivo di riportare il valore
dell’euro a quello del 2002 potrebbe dare un po’ di fiato all’economia
dell’eurozona.
In ogni caso sembra che il modello europeo conosciuto fino
ad oggi non possa più andare avanti così: servono urgenti riforme affinché
l’Europa torni ad essere quello spazio di crescita ed occupazione che è stato
fin dai tempi della CECA.
Un’altra caratteristica negativa dell’Unione Europea è la
costante presenza di organi non legittimati da alcuna votazione democratica.
L’unico organo democratico veramente legittimato è il parlamento europeo privo
comunque di grandi poteri. La commissione ed il consiglio sono invece non
ricevono alcuna investitura popolare e non sono responsabili nei confronti del
parlamento.
Sembra particolarmente legittimo quindi chiedere che
l’Unione Europea diventi una confederazione che si occupa di alcune questioni
fondamentali (spada, moneta, feluca) dotata di una vera banca centrale e di
organi politici legittimati e responsabili. Si potrebbe per esempio pensare ad
una commissione europea titolare del potere esecutivo, che gode della fiducia
del parlamento europeo eletto democraticamente.
A questo punto l’intera Europa andrebbe sottoposta ad un
processo di regionalizzazione con relativo snellimento degli stati nazionali ed
aumento dei poteri per gli enti locali. Insomma un federalismo europeo.
Una architettura del genere risolverebbe molti problemi
dell’Unione ed impedirebbe l’affermarsi di poteri egemoni o l’emergere di
egoismi nazionali. Eventuali espansioni delle competenze comunitarie andrebbero
comunque contrattate con gli stati nazionali garantendo loro comunque voce in
capitolo.
Se l’Unione Europea non sarà capace di darsi una
legittimazione ed un contenuto politico il rischio sarà quello di un suo
clamoroso fallimento, che avrebbe ripercussioni gravi in tutti gli stati
membri.
In un contesto come quello attuale sembra infatti molto
difficile per gli stati meno popolosi riuscire a tutelare la propria sovranità
senza adeguate forme di coordinamento sovranazionale.
E’ chiaro tuttavia che queste forme di coordinamento devono
essere adeguate alla difesa del benessere della popolazione e non possono
divenire in alcun modo una forma occulta di egemonia di alcuni stati sugli altri.
Così come è ora l'Unione Europea non è in grado di risolvere i problemi posti dalla crisi economica ed in caso di mancate riforme costringerà gli stati del sud Europa a trovare forme di finanziamento alternative.
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