Questo fine settimana Udine incontra la politica internazionale:
sabato 20 Marzo dalle ore 17.00, si terrà infatti presso la Casa dello Studente
in viale Ungheria una mostra fotografica riguardante la crisi in Venezuela.
Il Venezuela è governato da Nicolas Maduro, successore di
Hugo Chavez, fondatore del bolivarismo che si è proclamato il socialismo del
XXI secolo. Quest’ultimo non ha nulla a che fare con la socialdemocrazia
europea ma sembra piuttosto simile al castrismo e vicino alle esperienze
politiche comuniste del XX secolo.
Il bolivarismo, infatti, si basa sulla teoria del valore
marxiana a cui si aggiunge il nazionalismo, la retorica antimperialista e la
prassi dei plebisciti.
Il bolivarismo ha riscosso delle simpatie anche in Europa
soprattutto tra i partiti della sinistra radicale, che spesso hanno visto con
favore l’ascesa di Chavez.
Molti intellettuali non solo di sinistra hanno spesso lodato
il regime venezuelano considerandolo una “democrazia imperfetta” ed addossando
ogni colpa della situazione del Venezuela ed in generale del Sud America alla
politica estera statunitense.
In realtà il regime chavista non ha mai avuto finalità
democratiche ma, al contrario, ha dimostrato di procedere in tappe progressive
verso l’autoritarismo in maniera simile a come fecero i fascisti in Italia
negli anni venti dello scorso secolo.
L’esempio più eclatante è avvenuto nel 2001. I sindacati
riuniti nella Confederación de Trabajadores de Venezuela, protestarono in
maniera energica contro le politiche di esproprio e nazionalizzazione volute
dal governo di Chavez. Secondo i sindacati queste politiche avrebbero
danneggiato tutte le classi sociali e creato inflazione, disoccupazione e
maggiore povertà. In maniera del tutto illegittima Chavez impose ai sindacati
delle lezioni farsa costringendoli ad eleggere un leader da lui manovrato.
Nacque così la Unión Nacional de Trabajadores de Venezuela
che sin da subito utilizzò mezzi di tipo autoritario come la distribuzione dei
posti di lavoro ai soli iscritti e l’imposizione di vessazioni e minacce agli
imprenditori.
Tale episodio fu al tempo condannato dalla International
Labour Organization, una organizzazione internazionale che raggruppa diversi
sindacati nel mondo.
Le politiche del governo tuttavia hanno generato una
crescente disoccupazione poiché ostili a qualsiasi forma di libertà economica e
d’impresa. Ciò ha sin da subito generato nel paese una forte disoccupazione.
Per mantenere il controllo della situazione Chavez era
solito distribuire posti di lavoro ai propri sostenitori ed utilizzare le
entrate derivate dalla vendita del petrolio per tenere sotto controllo la
situazione.
Il Venezuela, infatti, non è un paese povero poiché possiede
enormi risorse petrolifere e di materie prime.
Chavez è morto nel 2012 per un tumore ed ora il potere è
passato nelle mani del suo vice, Nicolas Maduro, eletto dopo delle elezioni
molto contestate per presunti brogli.
Ad un anno dalla elezione di Maduro, la situazione
all’interno del paese si è aggravata: l’inflazione è al 57%, i redditi sono
molto bassi e vi sono grandi difficoltà a reperire generi di prima necessità.
Vi sono difficoltà anche a trovare lavoro. Oltre a ciò il popolo è stremato da
un tasso di criminalità elevato. Il Venezuela è uno dei paesi più pericolosi al
mondo: di continuo avvengono rapine e stupri e nella capitale Caracas avvengono
circa 7000 omicidi all’anno (circa 14 al giorno).
Le prigioni sono piene di detenuti politici ed il governo
concentra tutte le sue energie nella repressione del dissenso mentre i
criminali vengono arruolati negli squadroni della morte.
In Venezuela infatti lo squadrismo è molto diffuso ed è
utilizzato dal regime per ricattare e minacciare chiunque non condivida le
politiche del governo.
Anche la corruzione è un fenomeno molto diffuso in
particolar modo il pagamento delle tangenti è cosa comune ed è stato de facto
legalizzato da molto tempo.
La protesta, inizialmente partita dagli studenti e dai ceti
medi, si sta ora estendendo a tutta la popolazione ed ha già provocato la
reazione delle forze di sicurezza che fino ad ora hanno provocato la morte di
25 persone ed il ferimento di altre 318. Migliaia gli arresti.
La città di San Cristobal, simbolo della protesta, è
occupata dai manifestanti da circa un mese.
Fino ad ora la stampa internazionale ha ignorato la crisi
Venezuelana: Soltanto Toni Capuozzo ha dedicato uno speciale di 20 minuti al
paese sudamericano.
La diplomazia internazionale, distratta dalla crisi ucraina,
non è fino ad ora intervenuta in Venezuela.
La grave situazione è stata denunciata più volte da Panama e
Colombia ma per il momento gli Stati Uniti si sono limitati a delle minacce di
sanzioni.
L’unica forza che finora sta cercando una mediazione tra i
manifestanti ed il regime è la Chiesa Cattolica ma tale compito risulta molto
difficile per la scarsa considerazione che il governo ha di essa. Ad aggravare
la situazione si aggiunge la mancanza di carisma di Maduro e la sua politica
largamente impopolare.
Il Venezuela risulta essere un paese spaccato in due ed a
forte rischio di guerra civile. La situazione sta diventando sempre più
insostenibile e non si può escludere nel futuro prossimo un intervento della
comunità internazionale.
D. Deotto
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