Che possa piacere o meno il dibattito politico italiano è
sempre fermo sugli stessi argomenti segno che ormai l’argomento riforme
strutturali non è più rimandabile oltre.
Negli ultimi giorni il leader M5S stelle ha aperto ad un
dialogo con il PD riguardo la legge elettorale, cosa che non ha reso
particolarmente felice FI che teme di essere scalzata da ogni accordo.
Contemporaneamente Salvini, capo della LN, ha proposto
l’apertura di una fase di dialogo con il governo riguardante i temi della
riforma del senato e la legge elettorale.
Queste aperture rischiano di rimettere in discussione
l’Italicum, legge elettorale concepita pochi mesi fa da Renzi in accordo con
Berlusconi avente come obiettivo dare una maggioranza certa al paese.
Da parte sua il leader M5S ha aperto al dialogo a condizione
che sia presa in considerazione la sua bozza di legge elettorale.
A questo punto si pone un problema per il governo: da sempre
Renzi ha promesso una legge elettorale che dia al paese un vincitore certo. La
legge M5S non ha queste caratteristiche: la loro bozza infatti presenta un
sistema proporzionale in cui si prendono tanti parlamentari quanti sono i voti
presi in percentuale.
C’è inoltre una soglia di sbarramento implicita che finisce
per penalizzare chi prende meno del 5% dei voti. La soglia è fissata a livello
di singolo seggio e non a livello regionale: questo significa che partiti forti
in alcuni ambiti locali riuscirebbero ad eleggere rappresentanti in parlamento
mentre partiti più diffusi a livello nazionali ma incapaci di conquistare un
seggio verrebbero automaticamente eliminati. Verrebbero inoltre reintrodotte le
preferenze e lo strano meccanismo delle preferenze negative.
E’ chiaro che questa proposta di legge elettorale è
costruita su misura per un partito come M5S che alla lunga potrebbe avere il
suo peso soltanto in un sistema proporzionale e che è particolarmente forte in
alcune zone del paese.
Il problema principale di questa legge è che non garantisce
governabilità: se noi infatti utilizzassimo i risultati delle europee, ci
accorgeremmo che Renzi non riuscirebbe a governare.
Questo pone subito un problema per il leader del PD: la
legge elettorale di Grillo non garantisce governabilità ed è molto lontana
dall’Italicum che invece, grazie al doppio turno, garantisce sempre un vincitore
certo.
La legge del M5S si pone inoltre in netto contrasto con chi
vorrebbe una elezione diretta del Presidente della Repubblica perché un
proporzionale così organizzato renderebbe impossibile qualsiasi svolta
presidenzialista.
Il Pd ha temporaneamente aperto al dialogo ma la cautela
sarà d’obbligo: i suoi alleati di governo infatti sono disponibili a valutare
la possibilità d’introduzione delle preferenze ma non gradirebbero le
preferenze negative e forse nemmeno il proporzionale senza premi di
maggioranza.
FI invece non gradirebbe l’introduzione delle preferenze
così come preferirebbe una legge elettorale che decretasse un vincitore netto.
Insomma l’apertura del M5S potrebbe non essere una mossa
distensiva ma al contrario una manovra per creare ulteriore confusione e
rendere più difficoltosa l’applicazione di una legge elettorale che potrebbe
condannare il movimento a non raggiungere mai il secondo turno.
La spaccatura dell’accordo PD-FI infatti costringerebbe Renzi
ad interrompere il precorso sulle riforme istituzionali venendo meno ad uno
degli obiettivi principali del suo mandato.
Ci sarebbe inoltre da discutere su quanto convenga
all’Italia insistere ancora sul proporzionale, modello che ci ha portato più
disgrazie che successi. Il proporzionale puro della Prima Repubblica, ha
infatti potuto sopravvivere soltanto grazie alla esistenza di un panorama dei
partiti anomalo mentre nella Seconda Repubblica è servito soltanto a garantire
instabilità politica e ripetute grandi e impopolari coalizioni.
Condizione sempre più diffusa nella politica odierna è
l’importanza del leader eletto e qui in Italia di certo non ci sottraiamo a
questa logica. Il vero vincitore delle europee è stato Renzi così come molti
sindaci di diversi schieramenti hanno vinto in quanto la loro persona è
risultata gradevole agli elettori.
La legge M5S così come concepita sembra molto fuori dal
tempo: la necessità di saper indicare un leader certo è ormai da considerarsi
un requisito indispensabile e fu proprio tale necessità uno dei motivi
dell’emergere del movimento nel 2013.
L’adozione di un proporzionale incapace di indicare sin da
subito un vincitore certo sarebbe un deciso passo indietro per il paese.
Sarebbe meglio per tutti avviare una seria discussione sull’introduzione del
semi-presidenzialismo oppure optare per un proporzionale corretto capace di
consegnare al paese una maggioranza certa.
D.Deotto.
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