La guerra civile in Siria dura ormai da due anni e vede
contrapposti du schieramenti: da una parte il presidente Assad dall’altra i
ribelli, all’interno dei quali la matrice islamista è senz’altro la più forte.
La guerra civile in Siria è una conseguenza della primavera
araba ma ciò che ancora oggi rimane poco chiara è la scelta dei paesi
occidentali di appoggiare i ribelli strettamente legati all’integralismo
islamico.
Che interesse hanno le nazioni occidentali a favorire l’ascesa
di uno stato islamista nel cuore del medioriente?
Assad rappresenta un tipo di dittatore molto simile a Saddam
Hussein. E’ giunto al potere in via di successione dopo la morte del padre
Hafiz leader storico ed indiscusso del partito Baath siriano.
I partiti Baath sono retti da una ideologia chiamata “socialismo
arabo” che è una sorta di via di mezzo tra il nazionalismo ed un tipo di socialismo
non marxista.
Questo tipo di ideologia ha vissuto la sua epoca d’oro nel
mondo arabo durante la guerra fredda. Esempio più famoso fu l’Egitto di Sadat.
L’emergere di questi partiti non è stato un male per il mondo arabo perché essi
hanno modernizzato la società ed hanno contribuito ad avviare sostanziali
processi di secolarizzazione.
Il socialismo arabo ha tuttavia fallito nella sua missione
di riuscire a portare i paesi del medioriente allo stesso rango delle potenze
occidentali ed è per questo che è stato progressivamente abbandonato nel tempo.
Con la fine del regime di Saddam e di Gheddafi, quello di Assad rimane l’ultimo
esempio di socialismo arabo ancora esistente.
Quel che però dovrebbe interessare l’occidente è che il
declino di questa ideologia non è coinciso con l’emergere di una coscienza
liberale e democratica nei paesi islamici ma, al contrario, è coincisa con il
dilagare dell’integralismo islamico.
C’e sempre stato infatti un rapporto di profondo disprezzo
tra baathisti e integralisti islamici: i primi volevano modernizzare la società
rendendo la religione meno vincolante nella vita dei cittadini. Volevano
insomma avviare un processo di secolarizzazione. I secondi invece respingono la
modernità oppure la utilizzano solo nella misura in cui è funzionale ad
aumentare il controllo religioso sulla società.
I principali nemici degli integralisti islamici sono sempre
stati i baathisti tant’è che si può affermare con certezza che proprio in paesi
come Iraq, Siria e Libia era impossibile il proliferare di cellule islamiste
proprio perché perseguitate dai rispettivi regimi.
La realtà è che l’occidente ha commesso un clamoroso errore
di lettura nella primavera araba: esso ha visto questo fenomeno come l’0emergere
di una coscienza democratica in medioriente invece non è stato così.
Le primavere arabe saranno anche partite dalle proteste di
studenti sinceramente democratiche ma alla fine hanno avvantaggiato gli
islamisti che pian piano sono arrivati a controllarle completamente.
La conseguenza bizzarra è stata che l’occidente, da sempre
impiegato nella “war on terror” si è trovato a finanziare gli islamisti
sunniti, la principale fucina del terrorismo islamico internazionale.
Non deve dunque stupire se Russia e Cina hanno deciso di
foraggiare Assad. I ribelli siriani, che piaccia o meno, sono controllati dall’integralismo
islamico e non stanno combattendo per la democrazia ma per l’instaurazione di
uno stato integralista sunnita.
I paesi occidentali si sono comportati con molta
superficialità: per quelli che sono i nostri interessi geopolitici è molto
meglio avere a che fare con un regime tendenzialmente laico con cui si può
dialogare piuttosto che con stati islamisti che vedono in noi soltanto un
nemico da eliminare.
L’intervento russo e cinese ha impedito una rapida sconfitta
di Assad ed è molto probabile che sarà proprio lui a vincere questa guerra
civile. I paesi occidentali invece farebbero molto meglio a fare più attenzione
a destabilizzare regimi che forse sono più utili che dannosi.
D.Deotto
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