Il 28 Giugno 2014 presso il santuario del Monte Lussari nei
pressi di Tarvisio si è svolta una cerimonia a cui ha preso parte il principe
Giorgio d’Asburgo-Lorena discendente diretto degli imperatori d’Austria.
Si è trattato di una cerimonia in ricordo dell’arciduca
Francesco Ferdinando e Sofia, uccisi un secolo fa a Sarajevo in un attentato
che è passato alla storia come l’evento scatenante della Grande Guerra.
Il santuario del monte Lussari ha un significato simbolico
molto importante perché lì troviamo sepolti i caduti di tre popoli, un tempo in
guerra tra loro oggi invece alleati.
Giorgio d’Asburgo oggi ricopre il ruolo di ambasciatore
ungherese presso l’Unione Europea ed ha approfittato della situazione per
tenere un discorso nel quale ha promosso la creazione di una “Europa dei
popoli” molto diversa da quella attuale più orientata in senso burocratico.
Il sindaco di Tarvisio è intervenuto per ricordare come
l’Impero prima ed il Regno d’Italia in seguito avessero concesso delle
condizioni economiche di vantaggio ai territori di confine al fine di garantire
lo sviluppo. Occasione per chiedere a Roma l’applicazione di una fiscalità di
favore nei confronti di un territorio che soffre la concorrenza di un vicino
avente pressione fiscale molto più bassa della nostra.
Lo sviluppo della montagna è uno dei temi più complessi
riguardanti la nostra regione: la zona del Tarvisiano e della Carnia sta vivendo
un momento molto difficile reso ancora peggiore dalla crisi economica.
Il fatto di vivere nel paese con la pressione fiscale più
alta del mondo di certo non aiuta: la vicina Carinzia, anch’essa alle prese con
la crisi economica, ha varato un programma di riduzioni fiscali a tutto
vantaggio delle imprese che possono lì insediarsi a condizioni molto
vantaggiose.
Il risultato è stato una crescente delocalizzazione delle
imprese friulane in Austria con relativo danno per l’economia regionale.
Molti imprenditori, piccoli artigiani e commercianti hanno
infatti deciso di trasferirsi in Carinzia popolando la città austriaca di
Villach di una miriade di imprese italiane in fuga.
Condizioni particolari dovrebbero suggerire soluzioni
particolari per fronteggiare le emergenze: il Friuli è una zona di confine e
gode di problemi particolari che meriterebbero soluzioni specifiche.
Effettivamente la pressione fiscale slovena ed austriaca è
nettamente più bassa rispetto a quella vigente nel nostro paese e questo indubbiamente
favorisce la delocalizzazione spesso voluta dagli stessi lavoratori che, vista
la vicinanza al confine, non devono nemmeno subire il trauma di una
emigrazione.
I friulani che lavorano in imprese italiane situate in
Carinzia sono infatti un buon numero: si tratta di persone normalissime
tutt’altro che spaventate da questa situazione perché la vicinanza del laender
austriaco non costringe loro a tagliare i ponti con la realtà in cui sono nati.
Essi possono comodamente lavorare in Austria e prendere casa in Italia o
comunque possono rientrare il fine settimana senza dover sconvolgere troppo la
propria vita.
Questa situazione non è positiva per la nostra regione
perché queste realtà produttive farebbero sicuramente più comodo all’interno
dei confini nazionali.
Diventa quindi logico chiedersi perchè nessuno abbia mai
pensato ad una fiscalità agevolata per le imprese friulane al fine di
fronteggiare la concorrenza austriaca.
Gli sgravi fiscali potrebbero concretizzarsi in due modi:
sfruttare lo statuto speciale per ottenere da Roma condizioni di fiscalità
agevolata. Tutte le imprese situate in Friuli Venezia Giulia godrebbero quindi
di una minore pressione fiscale. Questo provvedimenti, affiancato ad ulteriori
agevolazioni per le nuove imprese, potrebbe essere un toccasana per l’economia
friulana.
Una seconda misura potrebbe essere la creazione di zone
economiche esclusive situate in punti strategici al fine di attrarre gli
investimenti in regione. Le aziende situate in questi distretti godrebbero di
condizioni fiscali super-agevolate e potrebbero crescere al riparo dalla
concorrenza austriaca.
Una simile manovra determinerebbe comunque uno spostamento
delle imprese ma quantomeno impedirebbe la delocalizzazione in Austria mentendo
il lavoro sul suolo nazionale con gran sollievo dei friulane che non sarebbero
più costretti a fare i transfrontalieri.
Queste proposte possono essere delle soluzioni utili al fine
di superare la crisi economica. Resta solo da vedere se esiste la volontà
politica di implementarle.
D.Deotto.
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