venerdì 13 giugno 2014

IL DISASTRO IRACHENO


Nel 2003 l'allora presidente G.W. Bush decise di intraprendere una operazione militare contro l'Iraq di Saddam Hussein. I motivi dell'invasione non sono mai stati chiari ma i disastrosi esiti si sono fatti sentire sin da subito. Dopo la Guerra del Golfo la doppia sconfitta in Iran e Kuwait avea reso l'Iraq un paese inoffensivo. Allo stesso tempo il paese era stabile perchè la dittature di Saddam Hussein riusciva a tenere unito il paese ed a tenere a bada gli estremisti islamici.
L'intervento americano ha creato una situazione di caos che perdura ancora a dieci anni di distanza dalle operazioni militare. Il paese è dilaniato dalle lotte interne ed il governo riesce malapena a controllare la zona di Baghdad. A nord i Crudi premono per un maggiore autonomia mentre il sud è gravemente minacciato dai ribelli islamisti dell'ISIS. Già da tempo le truppe americane si sono progressivamente ritirate da uno scenario che non riescono a controllare.
Negli ultimi giorni gli islamisti del ISIS si sono sollevati controm il governo di Baghdad invitando i loro sostenitori a marciare verso Baghdad. La situazione è grave perchè l'intero sud del paese è nelle loro mani e la formazione di un governo integralista islamico è un'ipotesi tutt'altro che remota.
Obama sarà quindi constretto a mandare nuovamente uomini e mezzi per contrastare l'avanzata sunnita in Iraq. I soli bombardamenti, infatti, non saranno sufficienti perchè i miliziani dell'ISIS sono abbastanza furbi da aver capito che ingaggiare una battaglia urbana è l'unico modo per averla vinta contro le truppe americane perchè l'utilizzo della aviazione è controproducente.
La situazione è ulteriormente complicata dalla raffica di sequenstri che sono avvenute nelle ultime ore culinati nel sequestro del personale dell'ambasciata turca.
La Turchia ha reagito con ferocia a questo episodio minacciando un intervento diretto in caso di mancato rilascio. Il Vicepresidente USA Joe Biden ha affermato che gli Stati Uniti sono pronti ad affincare eed aiutare i turchi inviando droni.
La difficile situazione irachene preoccupa anche l'Iran e la Siria.
La Repubblica Islamica infatti è in pessimi rapporti con l'ISIS ed in generale con tutti i paesi retti da governi sunniti estremisti. La grande paura iraniana è ritrovarsi gli estremisti sunniti sulla porta di casa non a caso proprio in queste ore le prime guardie della rivoluzione hanno iniziato a varcare il confine con l'Iraq. In queste ore si sta profilando una strana convergenza di interessi tra Iran e Stati Uniti: per gli iraniani è infatti molto meglio continuare a trattare con un nemico conosciuto e controllabile come gli Stati Uniti piuttosto che ritrovarsi come vicino un nemico incontrallabile con cui sarebbe impossibile trattare.
La Siria di Assad è altrettanto spaventata da ciò che sta succedendo in Iraq.
Il dittatore siriano sta vincendo la guerra civile nel suo paese ed è molto spaventato dalla possibilità che si instauri un governo ostili vicino ai suoi confini che finirebbe per finanziare i ribelli siriani prolungando la guerra civile.
L'unico paese che sembrerebbe trarre vantaggio da questa situazione è l'Arabia Saudita che da sempre ha finanziato i movimenti islamici estremisti e che ha forti interessi a destabilizzare l'Iran e la Siria oltre che a ridurre il potere americano in favore del proprio.
La strategia americana in medioriente si è rivelata quantomeno poco furba nel corso delle ultime due presidenze: la destabilizzazione del Afghanistan e del Iraq ha creato una palude che a più di dieci anni di distanza è lontana dall'essere superata. Questo significa spese militari aggiuntive e calo di popolarità per il presidente in carica.
Un'altro gave errore di valutazione è stato quello di considerare la primavera araba come una "rivoluzione democratica" che avrebbe portato ad una distensione dei rapporti tra occidente ed oriente. In realtà il risultato della primavera araba è stato il rafforzamento degli islamisti e la decisione americana di avvantaggiare i ribelli si è rivelata controproducente.
Paesi quali l'Iraq, la Libia, l'Egitto, la Siria e la Tunisia erano un tempo governate da autocrati che, per quanto spietati, erano comunque in grado di controllare i rispettivi paesi e di arginare gli integralisti islamici. Il controllo del territorio ha permesso ai paesi dell'Europa meridionale di stipulare accordi con questi governi per fermare l'afflusso incontrollato di clandestini.
Al posto di regimi autoritari disposti a dilagoare con l'occidente, oggi ci ritroviamo una situazione di caos permanente in cui non è possibile sapere chi comanda e dove il controllo del territorio non esiste. Anche in paesi tradizionalmente non estremisti come l'Egitto la situazione è difficile perchè la tensione rimane alta. In Siria invece il disastro è stato evitato soltanto grazie all'intervento della Russia a favore di Assad.
La domanda che oggi noi dovremmo porci è chi e perchè abbia interesse a destabilizzare in questo modo il medioriente. Non risulterebbe inoltre poco opportuno chiedersi se paesi considerati tradizionalmenti alleati (i paesi del Golfo Persico per esempio) non  abbiano in realtà interessi contrastanti con i nostri.

D.Deotto. 

Nessun commento:

Posta un commento

scrivi la tua opinione...