Le recenti elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria
dimostrano inequivocabilmente che i cittadini di quelle regioni non credono più
nella politica. Il 56% dei calabresi ed il 62% dei calabresi ha preferito non
votare. Sono percentuali allarmanti perché significa che la gente non riesce
più a trovare una risposta ai propri problemi e considera i propri
amministratori incapaci di governare e risolvere i problemi.
Nessuno è stato premiato: il PD, seppur vincitore, ne esce
con le ossa rotte. In una regione tradizionalmente rossa perde più del 50% dei
propri elettori. Nemmeno la sinistra alternativa riesce a raccogliere un buon
risultato e questo significa che il dibattito politico è lontano anni luce dai
problemi dei cittadini. Forza Italia diminuisce di moltissimo i propri voti
rispetto alle europee mentre i partiti centristi ottengono percentuali da
prefisso telefonico. Anche il M5S paga dazio segno che le divisioni interne ed
i diktat di Grillo hanno creato scoramento tra gli elettori. Da questo disastro
si salva solo la Lega Nord che invece ottiene un buon risultato. Il partito di
Salvini non è assolutamente in grado di rappresentare da solo un’alternativa ed
il suo leader pare rendersene conto ma senz’altro gli va dato il merito di aver
saputo battere sui tasti dolenti. La Lega non è nuova a questi Exploit: già nel
1994 il carroccio aveva ottenuto ottimi risultati battendo su alcuni tasti
dolenti. Oggi la storia si ripete. Il dato va comunque contestualizzato. Se il
19% del 38% dei romagnoli ha votato lega vuol dire che circa 8-10% dei
romagnoli ha visto un’alternativa in Salvini. Questo significa che ad essere
cresciuti sono gli astenuti.
Il vero vincitore di questa tornata elettorale infatti è
stato l’astensionismo. Fermarsi e riflettere ormai è d’obbligo per tutti. L’Italia
del 2014 è un paese stanco e prostrato. La maggior parte degli italiani non
considera più credibile la politica e nessuno crede più nella ripresa. Ognuno
si arrangia come può preoccupato solo di trovare un modo per arrivare alla fine
del mese. La chiama alle urne passa indifferente perché tutti sanno che non ci
sarà alcun cambiamento concreto.
La crisi economica italiana è conseguenza di una crisi
politica che investe il paese da diversi lustri: nulla di nuovo si vede all’orizzonte
e la cultura e società italiana pare totalmente incapace di creare qualcosa.
L’Italia sembra essere un paese al collasso, senza alcuna
prospettiva per il futuro.
Non ci si può lamentare se la politica non viene ritenuta
credibile quando gran parte dei ragazzi qualificati e non è costretta ad
emigrare per poter lavorare e quando il lavoro sta diventando un lusso sempre
più raro.
La gente reagisce a questa realtà non votando o meglio
sfiduciando in toto una classe politica incapace di rimettere in piedi il
paese.
Questo voto sa molto di bocciatura per il governo che fino
ad ora ha dimostrato di essere lontano anni luce dai problemi dei cittadini: Renzi
è apparso come una meteora l’anno scorso ma a distanza di un anno già ha
cominciato a stufare. Almeno metà della sinistra non è d’accordo con le sue
politiche mentre gran parte degli elettori di destra moderata ha deciso di
rimanere a casa.
Vista la situazione ormai la sfiducia in toto della classe
politica è l’unica soluzione in mano ai cittadini per comunicare il proprio
malcontento e per cercare di stimolare un cambiamento che non arriva.
Non ci si può aspettare altro se la situazione politica è la
seguente: un PD adagiato su una politica di annunci inconcludenti, una FI senza
una chiara linea d’opposizione e senza nemmeno un progetto politico credibile,
un M5S arroccato su politiche isolazioniste ed utopiche, un’area di sinistra
arroccata su posizioni ferme agli anni ’70, un’area centrista improponibile e
qualche partito di destra che, a parte gettare benzina sul fuoco, si limita ad
intercettare il voto degli scontenti.
In una situazione del genere lo scoramento è automatico e si
continua a non vedere nulla di nuovo all’orizzonte.
D.Deotto
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