lunedì 24 novembre 2014

IL VOTO ALLA REGIONALI: UNA VITTORIA PER GLI ASTENSIONISTI






Le recenti elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria dimostrano inequivocabilmente che i cittadini di quelle regioni non credono più nella politica. Il 56% dei calabresi ed il 62% dei calabresi ha preferito non votare. Sono percentuali allarmanti perché significa che la gente non riesce più a trovare una risposta ai propri problemi e considera i propri amministratori incapaci di governare e risolvere i problemi.
Nessuno è stato premiato: il PD, seppur vincitore, ne esce con le ossa rotte. In una regione tradizionalmente rossa perde più del 50% dei propri elettori. Nemmeno la sinistra alternativa riesce a raccogliere un buon risultato e questo significa che il dibattito politico è lontano anni luce dai problemi dei cittadini. Forza Italia diminuisce di moltissimo i propri voti rispetto alle europee mentre i partiti centristi ottengono percentuali da prefisso telefonico. Anche il M5S paga dazio segno che le divisioni interne ed i diktat di Grillo hanno creato scoramento tra gli elettori. Da questo disastro si salva solo la Lega Nord che invece ottiene un buon risultato. Il partito di Salvini non è assolutamente in grado di rappresentare da solo un’alternativa ed il suo leader pare rendersene conto ma senz’altro gli va dato il merito di aver saputo battere sui tasti dolenti. La Lega non è nuova a questi Exploit: già nel 1994 il carroccio aveva ottenuto ottimi risultati battendo su alcuni tasti dolenti. Oggi la storia si ripete. Il dato va comunque contestualizzato. Se il 19% del 38% dei romagnoli ha votato lega vuol dire che circa 8-10% dei romagnoli ha visto un’alternativa in Salvini. Questo significa che ad essere cresciuti sono gli astenuti.
Il vero vincitore di questa tornata elettorale infatti è stato l’astensionismo. Fermarsi e riflettere ormai è d’obbligo per tutti. L’Italia del 2014 è un paese stanco e prostrato. La maggior parte degli italiani non considera più credibile la politica e nessuno crede più nella ripresa. Ognuno si arrangia come può preoccupato solo di trovare un modo per arrivare alla fine del mese. La chiama alle urne passa indifferente perché tutti sanno che non ci sarà alcun cambiamento concreto.
La crisi economica italiana è conseguenza di una crisi politica che investe il paese da diversi lustri: nulla di nuovo si vede all’orizzonte e la cultura e società italiana pare totalmente incapace di creare qualcosa.
L’Italia sembra essere un paese al collasso, senza alcuna prospettiva per il futuro.
Non ci si può lamentare se la politica non viene ritenuta credibile quando gran parte dei ragazzi qualificati e non è costretta ad emigrare per poter lavorare e quando il lavoro sta diventando un lusso sempre più raro.
La gente reagisce a questa realtà non votando o meglio sfiduciando in toto una classe politica incapace di rimettere in piedi il paese.
Questo voto sa molto di bocciatura per il governo che fino ad ora ha dimostrato di essere lontano anni luce dai problemi dei cittadini: Renzi è apparso come una meteora l’anno scorso ma a distanza di un anno già ha cominciato a stufare. Almeno metà della sinistra non è d’accordo con le sue politiche mentre gran parte degli elettori di destra moderata ha deciso di rimanere a casa.
Vista la situazione ormai la sfiducia in toto della classe politica è l’unica soluzione in mano ai cittadini per comunicare il proprio malcontento e per cercare di stimolare un cambiamento che non arriva.
Non ci si può aspettare altro se la situazione politica è la seguente: un PD adagiato su una politica di annunci inconcludenti, una FI senza una chiara linea d’opposizione e senza nemmeno un progetto politico credibile, un M5S arroccato su politiche isolazioniste ed utopiche, un’area di sinistra arroccata su posizioni ferme agli anni ’70, un’area centrista improponibile e qualche partito di destra che, a parte gettare benzina sul fuoco, si limita ad intercettare il voto degli scontenti.
In una situazione del genere lo scoramento è automatico e si continua a non vedere nulla di nuovo all’orizzonte. 

D.Deotto

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