sabato 15 novembre 2014

15 NOVEMBRE 1959: LA SVOLTA STORICA DI BAD GODESBERG





Esattamente 55 anni fa’ nella piccola cittadina di Bad Godesberg, oggi parte di Bonn, si svolse un evento poco conosciuto dagli italiani ma che ebbe una influenza notevole sulla storia d’Europa.
Quel giorno si riunì il congresso del SPD (partito socialdemocratico tedesco) che decise di abbandonare il marxismo in favore di un nuovo programma chiamato “socialismo liberale”.
Questo nuovo socialismo abbandonava le pretese marxiste di abolire la proprietà privata in favore di un capitalismo regolato dalla presenza di precise regole economiche e dalla presenza di un forte stato sociale.
Il risultato di queste politiche è stato ben visibile in tutto il nord Europa e si è concretizzato in leggi a protezione della concorrenza leale, maggior tutela delle piccole e medie imprese, reddito di cittadinanza, sussidi contro la disoccupazione, edilizia popolare e maggior tutela delle fasce più deboli della popolazione.
La rappresentanza sindacale fu portata direttamente all’interno dell’impresa e per la prima volta in Europa i sindacati si ritrovarono all’interno dei consigli di amministrazione della aziende.
Queste nuove idee permisero alla SPD di vincere le elezioni per la prima volta dopo almeno vent’anni di dominio della CDU di Adenauer.
La vittoria dei socialdemocratici però fu possibile soltanto grazie alla collaborazione dei liberali.
Nello stesso periodo infatti nasceva un nuovo tipo di liberalismo figlio del pensiero degli studiosi della scuola di Friburgo. Secondo questi intellettuali un individuo non può realizzarsi pienamente se non gli vengono garantite la libera iniziativa, la libertà d’impresa, la proprietà privata ed il libero mercato. Tuttavia queste condizioni non garantiscono da sole la piena realizzazione della totalità degli individui e la loro integrità psicofisica. Lo stato ha quindi il compito di intervenire laddove il mercato fallisce nella sua funzione sociale. Si tratta di un tentativo di armonizzare la libertà di mercato con la giustizia sociale.
Questa nuova teoria economica prende il nome di ordoliberalismo ed il suo principale esponente fu Walter Eucken.
La convergenza tra l’ordoliberalismo della FDP (partito liberale tedesco) ed il socialismo liberale della SPD consentirono nel 1969 a Willy Brandt di diventare cancelliere della Repubblica Federale Tedesca.
La svolta tedesca non era altro che il risultato di un lungo processo reso difficile in Germania dal rifiuto dei vecchi socialisti di andare oltre il marxismo. In Svezia questa svolta invece avvenne molto prima: negli anni ’30 vinse le elezioni il partito socialdemocratico alleato con il partito agrario. Questa coalizione rimase al potere per circa 40 anni ininterrotti. La base di questa alleanza risiedeva nell’adozione delle teorie degli economisti della scuola di Stoccolma, che erano molto simili alle teorie esposte nel manifesto di Bad Godesberg.
La spinta rinnovatrice si diffuse ben presto in tutti i paesi europei: Austria, Svizzera, Belgio e Olanda ben presto videro simili coalizioni. In Francia fu De Gaulle a mettere in pratica questo tipo di idee su suggerimento dell’ala liberale del suo partito.
L’unico paese che rimase immune dall’ondata riformatrice fu l’Italia. Il programma di Bad Godesberg fu respinto dalla maggior parte degli schieramenti: socialisti e comunisti consideravano un tradimento l’abbandono del marxismo mentre l’ala conservatrice della DC si opponeva ferocemente a queste innovazioni. Soltanto l’ala riformatrice della DC capitanata da Aldo Moro accolse con favore queste tesi assieme ad un’ala minoritaria del PSI. Nel 1963 Aldo Moro riuscì finalmente ad andare al governo ma il suo programma di riforme fu applicato in maniera incompleta e lacunosa a causa delle resistenze interne alla DC ed al PSI che dava appoggio esterno a Moro.
La mancata adozione di un programma vasto di riforme e di rafforzamento della stato sociale fu una delle principali cause degli scontri sociali che soffocarono la penisola per tutti gli anni 70.
Il programma di Bad Godesberg fu un evento epocale, che cambiò radicalmente l’Europa ed il modo di vivere degli europei. Le conquiste ottenute in quel periodo furono di tale portata da renderle caratteristiche dell’Europa tanto che la UE decise di farle proprie. Nasce il modello europeo per eccellenza: lo stato sociale di diritto, diverso sia dallo stato di diritto americano che dallo stato socialista russo-cinese.
Questo modus vivendi ha permesso all’Europa quasi 50 anni di pace sociale e benessere.
L’Italia si adeguò a questo modello con enorme ritardo, in maniera lacunosa ed il più delle volte come conseguenza di violenti scontri sindacali. La conseguenza è stata uno stato sociale a “macchia di leopardo” sviluppato in alcune zone, meno sviluppato se non proprio assente in altre. A mancare non furono le idee perché personaggi quali Gobetti, Rosselli, Croce e Salvemini arrivarono a queste teorie forse ben prima dei tedeschi ma mancò sempre la volontà politica di applicarle. Le conseguenze di questo ritardo sono drammaticamente visibili nel corso di questa crisi economica. 

D.Deotto

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