lunedì 3 novembre 2014

LA DRAMMATICA INSUFFICIENZA DELLO STATO SOCIALE





La drammatica insufficienza dello stato sociale italiano si manifesta in tutta la sua intensità anche nella nostra Udine.
Sono già apparsi diversi articoli sul messaggero riguardanti la condizione di persone che hanno perso il lavoro, sono stati sfrattati ed ora non sanno più cosa fare per vivere. Spesso queste persone, ridotte in miseria, sono ignorate dalle istituzioni e devono essere mantenute dai parenti. Nei casi peggiori finiscono per mendicare e, se hanno figli, rischiano di perdere la custodia.
Eppure diverse sentenze giudiziarie stabiliscono che in caso di rischio di indigenza lo stato è obbligato a garantire alla persona vitto ed alloggio. Nella realtà spesso questa regole viene disattesa o applicata a piacimento.
Esistono casi di persone ridotte a dormire in auto o sotto i ponti, figli strappati ai propri genitori e costretti a vivere in case famiglia, persone a cui vengono proposti improbabili percorsi riabilitativi come se la disoccupazione fosse una condizione assimilabile alla tossicodipendenza o all’alcolismo.
I disoccupati italiani ormai non si contano più in genere e numero: non si tratta solo di lavoratori poco qualificati o le cui mansioni sono state superate dal progresso tecnologico. Ora si contano anche qualificati come operai specializzati, tecnici e giovani laureati.
Nell’Italia della crisi nessuno si salva e nessuno di preciso sa cosa fare per poter accedere al mercato del lavoro.
Di fronte a questa tragedia lo stato sociale italiano dimostra di essere assente o comunque non sufficiente.
Eppure l’Europa offre un’ampia gamma di esempi a cui ispirarsi soprattutto i sistemi sociali del nord Europa appaiono molto avanzati.
L’esempio senz’altro più famoso è il sussidio Hartz IV presente nella Repubblica Federale Tedesca ed avente come fine l’aiuto delle persone che rischiano di vivere in stato di indigenza.
La costituzione tedesca infatti sancisce che ogni individuo ha diritto di vivere in modo dignitoso e questo significa che se non è in grado di provvedere da solo a se stesso, è lo stato che deve prendersi carico di lui.
In Germania chi perde il lavoro ha diritto ad un sussidio di disoccupazione che può durare al massimo un anno. Nel frattempo i centri per l’impiego attivano un servizio personalizzato che ha come obiettivo trovare una nuova occupazione alla persona disoccupata. Si possono rifiutare fino ad un massimo di due offerte di lavoro. In caso questi ammortizzatori falliscano esiste il Hartz IV. Accertato che una persona è disoccupato di lungo corso, ha fatto tutto il possibile per cercare lavoro e anche il centro per l’impiego non è riuscito a trovargli una adeguata sistemazione, il disoccupato viene assegnato ad una casa popolare con affitto, assistenza sanitaria e bollette pagate. Viene inoltre erogato un sussidio di 382 euro al mese che possa garantire un minimo di capacità di spesa. E’ inoltre obbligatorio svolgere dei lavoretti che vengono assegnati direttamente dal centro dell’impiego che sono comunque pagati (poco). E’ possibile ricevere questo assegno e contemporaneamente svolgere un minijob. Per ogni figlio minorenne a carico si ricevono 289 euro aggiuntivi.
Chi vive con il Hartz IV non è benestante ma quantomeno ha garantita la propria sopravvivenza ed un minimo di capacità di spesa. Questo sussidio è accompagnato dall’esistenza di un salario minimo.
In Francia esiste invece un reddito di base garantito pari a 850 euro al mese ideato dal deputato ed ex ministro francese Dominique de Villepin (UMP).
In Gran Bretagna invece esistono diversi tipi di aiuto: dal sussidio per il pagamento dell’affitto fino alla imposta negativa ovvero una imposta personale sul reddito che al di sotto di una certa soglia si trasforma in sussidio.
Persino in svizzera esiste in meccanismo molto simile a quello tedesco ed un salario minimo che è stato approvato via referendum.
I soldi per reperire le risorse sono stati reperiti in vario modo: in svizzera per esempio è stata limitata al rapporto 12:1 la forbice tra il salario massimo ed il salario minimo all’interno di ogni singola impresa. Introduzione di una imposta patrimoniale soggettiva, incremento dell’aliquota fiscale marginale sopra una certa soglia, tassa sulle transazioni finanziarie.
Come si può quindi facilmente notare esistono misure a sostegno del reddito in quasi tutta Europa e non si tratta di utopie ma di realtà.
Molte di queste riforme sociali non sono state introdotte da partiti di ispirazione marxista ma dal centrodestra. In Italia invece quando si parla di ammortizzatori sociali spesso si tende ad accusare di essere “di sinistra” o “comunista”. Si tratta in realtà di una polemica molto stupida perché la riforma degli ammortizzatori sociali e la tutela dei lavoratori non sono patrimonio di una parte politica ma sono valori universali che devono essere tutelati da tutti perché strettamente collegati con la tutela della dignità umana che non può essere lesa da nessun partito o movimento.
Ci chiediamo dunque cosa stiano facendo le amministrazioni comunali ed il governo per tutelare le persone senza lavoro e senza reddito che al momento sembrano essere cittadini di serie Z, ignorati e totalmente dimenticati da tutto e da tutti. 

D.Deotto

1 commento:

  1. La differenza fondamentale però è da che punto di vista si affronta il problema: Mentre in vari paesi d'Europa l' individuo è il centro del problema e deve essere salvaguardato, in Italia il punto di vista principale è sempre la miopia del salvataggio dell'azienda, del posto di lavoro. Mi spiego: in Italia si preferisce versare denari a profusione nel mantenimento di status quo decotti tramite le mobilità, le casse integrazione, anzichè lasciare che la vita aziendale faccia il suo naturale corso e ci si focalizzi invece sull'aiuto al dipendente. Spendiamo molto, di più e male, danneggiando il mercato, impedendo la valorizzazione delle persone.

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