La drammatica insufficienza dello stato sociale italiano si
manifesta in tutta la sua intensità anche nella nostra Udine.
Sono già apparsi diversi articoli sul messaggero riguardanti
la condizione di persone che hanno perso il lavoro, sono stati sfrattati ed ora
non sanno più cosa fare per vivere. Spesso queste persone, ridotte in miseria,
sono ignorate dalle istituzioni e devono essere mantenute dai parenti. Nei casi
peggiori finiscono per mendicare e, se hanno figli, rischiano di perdere la
custodia.
Eppure diverse sentenze giudiziarie stabiliscono che in caso
di rischio di indigenza lo stato è obbligato a garantire alla persona vitto ed
alloggio. Nella realtà spesso questa regole viene disattesa o applicata a
piacimento.
Esistono casi di persone ridotte a dormire in auto o sotto i
ponti, figli strappati ai propri genitori e costretti a vivere in case
famiglia, persone a cui vengono proposti improbabili percorsi riabilitativi
come se la disoccupazione fosse una condizione assimilabile alla
tossicodipendenza o all’alcolismo.
I disoccupati italiani ormai non si contano più in genere e
numero: non si tratta solo di lavoratori poco qualificati o le cui mansioni
sono state superate dal progresso tecnologico. Ora si contano anche qualificati
come operai specializzati, tecnici e giovani laureati.
Nell’Italia della crisi nessuno si salva e nessuno di
preciso sa cosa fare per poter accedere al mercato del lavoro.
Di fronte a questa tragedia lo stato sociale italiano
dimostra di essere assente o comunque non sufficiente.
Eppure l’Europa offre un’ampia gamma di esempi a cui
ispirarsi soprattutto i sistemi sociali del nord Europa appaiono molto
avanzati.
L’esempio senz’altro più famoso è il sussidio Hartz IV
presente nella Repubblica Federale Tedesca ed avente come fine l’aiuto delle
persone che rischiano di vivere in stato di indigenza.
La costituzione tedesca infatti sancisce che ogni individuo
ha diritto di vivere in modo dignitoso e questo significa che se non è in grado
di provvedere da solo a se stesso, è lo stato che deve prendersi carico di lui.
In Germania chi perde il lavoro ha diritto ad un sussidio di
disoccupazione che può durare al massimo un anno. Nel frattempo i centri per
l’impiego attivano un servizio personalizzato che ha come obiettivo trovare una
nuova occupazione alla persona disoccupata. Si possono rifiutare fino ad un
massimo di due offerte di lavoro. In caso questi ammortizzatori falliscano
esiste il Hartz IV. Accertato che una persona è disoccupato di lungo corso, ha
fatto tutto il possibile per cercare lavoro e anche il centro per l’impiego non
è riuscito a trovargli una adeguata sistemazione, il disoccupato viene
assegnato ad una casa popolare con affitto, assistenza sanitaria e bollette
pagate. Viene inoltre erogato un sussidio di 382 euro al mese che possa
garantire un minimo di capacità di spesa. E’ inoltre obbligatorio svolgere dei
lavoretti che vengono assegnati direttamente dal centro dell’impiego che sono
comunque pagati (poco). E’ possibile ricevere questo assegno e
contemporaneamente svolgere un minijob. Per ogni figlio minorenne a carico si
ricevono 289 euro aggiuntivi.
Chi vive con il Hartz IV non è benestante ma quantomeno ha
garantita la propria sopravvivenza ed un minimo di capacità di spesa. Questo
sussidio è accompagnato dall’esistenza di un salario minimo.
In Francia esiste invece un reddito di base garantito pari a
850 euro al mese ideato dal deputato ed ex ministro francese Dominique de
Villepin (UMP).
In Gran Bretagna invece esistono diversi tipi di aiuto: dal
sussidio per il pagamento dell’affitto fino alla imposta negativa ovvero una
imposta personale sul reddito che al di sotto di una certa soglia si trasforma
in sussidio.
Persino in svizzera esiste in meccanismo molto simile a
quello tedesco ed un salario minimo che è stato approvato via referendum.
I soldi per reperire le risorse sono stati reperiti in vario
modo: in svizzera per esempio è stata limitata al rapporto 12:1 la forbice tra
il salario massimo ed il salario minimo all’interno di ogni singola impresa.
Introduzione di una imposta patrimoniale soggettiva, incremento dell’aliquota fiscale
marginale sopra una certa soglia, tassa sulle transazioni finanziarie.
Come si può quindi facilmente notare esistono misure a
sostegno del reddito in quasi tutta Europa e non si tratta di utopie ma di
realtà.
Molte di queste riforme sociali non sono state introdotte da
partiti di ispirazione marxista ma dal centrodestra. In Italia invece quando si
parla di ammortizzatori sociali spesso si tende ad accusare di essere “di
sinistra” o “comunista”. Si tratta in realtà di una polemica molto stupida perché
la riforma degli ammortizzatori sociali e la tutela dei lavoratori non sono
patrimonio di una parte politica ma sono valori universali che devono essere
tutelati da tutti perché strettamente collegati con la tutela della dignità
umana che non può essere lesa da nessun partito o movimento.
Ci chiediamo dunque cosa stiano facendo le amministrazioni
comunali ed il governo per tutelare le persone senza lavoro e senza reddito che
al momento sembrano essere cittadini di serie Z, ignorati e totalmente dimenticati
da tutto e da tutti.
D.Deotto
La differenza fondamentale però è da che punto di vista si affronta il problema: Mentre in vari paesi d'Europa l' individuo è il centro del problema e deve essere salvaguardato, in Italia il punto di vista principale è sempre la miopia del salvataggio dell'azienda, del posto di lavoro. Mi spiego: in Italia si preferisce versare denari a profusione nel mantenimento di status quo decotti tramite le mobilità, le casse integrazione, anzichè lasciare che la vita aziendale faccia il suo naturale corso e ci si focalizzi invece sull'aiuto al dipendente. Spendiamo molto, di più e male, danneggiando il mercato, impedendo la valorizzazione delle persone.
RispondiElimina