mercoledì 19 novembre 2014

NECESSITA' DI UN SALARIO MINIMO






Ormai non si contano più le dichiarazioni in Italia riguardanti il continuo calo dei salari: tasse sempre più alte e stipendi al ribasso sono orami al costante in un paese devastato dalla crisi.
La continua caduta dei salari non è un fenomeno recente ma una costante che ci accompagna a partire dalla fine degli anni 90: esso ha inizialmente colpito le nuove generazioni per estendersi progressivamente a tutte le fasce sociali.
Nel 2005 si parlava di “generazione 1000 euro” ovvero persone molto qualificate o comunque specializzate che guadagnavano appena 100 euro al mese. Allora l’incubo era proprio di finire nella “generazione 1000”.
A sette anni di distacco la situazione è cambiata in peggio tanto che oggi la normalità è la disoccupazione e si considera un lusso poter avere uno stipendio di 1000 euro al mese.
La continua caduta dei salari non è mai stata contrastata in alcun modo da nessun partito politico e nemmeno dai sindacati che si sono limitati di proteggere chi era già protetto.
Il risultato è che oggi molti ragazzi e non più ragazzi, spesso persone qualificate e con titoli di studio, non lavoro, sono costrette ad emigrare oppure nel migliore dei casi fanno lavori sotto-qualificati.
Secondo la leader della CGIL Susanna Camusso è in corso un vero e proprio “attacco al lavoro” avente come obiettivo la riduzione dei salari. Secondo invece il leader della Lega Nord Matteo Salvini, la caduta dei salari è dovuta alla presenza massiccia di immigrati che si svendono per un tozzo di pane.
Qualsiasi sia il proprio pensiero ormai un realtà sembra chiara: non solo non c’è lavoro ma quel poco lavoro che c’è è pagato poco.
La drammaticità della situazione è stata messa a nudo da Lorenzo Lambrughi, in arte Lambrenedetto XVI, famoso blogger che ha fatto un confronto tra gli stipendi tedeschi e quelli italiani.
Molto significativo il confronto tra un lavoro di packaging offerto ad una signora italiana disoccupata e lo stesso lavoro in Germania offerto ad una ragazza extracomunitaria. Nel primo caso si trattava di un contratto a cottimo (illegale secondo le nostre leggi) a 1,5 euro l’ora più 0,2 cent a pezzo. Nel secondo caso lo stipendio ammontava a 1500 euro al mese per otto ore di lavoro al giorno dal lunedì al venerdì.
Non solo lavori a bassa qualifica ma lo stesso problema c’è anche per lavori maggiormente qualificati: sempre nello stesso video un elettricista italiano percepiva nel suo paese 1050 euro al mese. La stessa persona trasferitasi in Germania nel giro di due settimane ha trovato lavoro come elettricista a 1700 euro al mese.
Questi episodi mettono in luce come la “repubblica fondata sul lavoro” stia andando a picco proprio sul lavoro. Oggi nel 2014 la situazione lavorativa è drammatica: più del 40% dei giovani sono disoccupati, il restante 60% sono in maggior parte precari, sottopagati ed in generale incapaci di mantenersi da soli.
Anche tra i non giovani la situazione non è migliore: la disoccupazione è pari al 13% e se aggiungessimo anche gli scoraggiati, la percentuale salirebbe drammaticamente.
Per mettere fine alla contrazione dei salari, talvolta nemmeno sufficienti a garantire la sussistenza, l’unica soluzione efficace è l’istituzione di un minimo salariale.
Questo tipo di riforma è stata approvata da poco in Germania dove si è deciso che dal 1 gennaio 2015 ogni lavoratore avrà diritto a percepire un salario di almeno 8,5 euro l’ora lordi. Questa legge è stata il pegno pagato dalla Merkel per poter fare la Grosskoalition con il partito socialdemocratico.
Diversi i motivi che hanno spinto i socialdemocratici a chiedere questo provvedimento: le pressioni dei sindacati, la minaccia di una riduzione salariale dovuto alla presenza di numerosi immigrati dell’est Europa, effetti indesiderati della globalizzazione.
Insomma i tedeschi hanno pensato bene di tutelare i propri cittadini da possibili ricadute negative in ambito salariale per proteggere il loro potere d’acquisto.
La legge approvata ha avuto un’importanza storica per la Germania e costituisce un progresso sociale di notevole interesse anche per i paesi del mediterraneo.
In un paese come l’Italia, dove gli stipendi continuano a diminuire, dove chi specula sulla crisi sembra avere mano libera e dove molti cittadini italiani e stranieri sono costretti a lavorare in condizioni vergognose per un pugno di riso, imporre un minimo salariale, per esempio, di 7 euro l’ora sarebbe già un notevole progresso. E sarebbe una grossa mano per tutelare un mercato interno che sta boccheggiando in maniera sempre più evidente. 

D.Deotto

1 commento:

  1. l' unica via che vedo io è lo sforamento del 3% che credo arriverà...si tratta di vedere se cedendo altra sovranità, portando subito per esempio l' iva al 25%, o riuscendo a contrattare grazie all'appoggio di Francia e Spagna. E poi credo che Renzi penserà a utilizzare i soldi a debito per intervenire su salario minimo o reddito di cittadinanza e quindi vincere le elezioni...

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