lunedì 7 luglio 2014

CAMPO PROFUGHI DI PALMANOVA






Il tema immigrazione rimane ancora caldo in Regione: pochi giorni fa è stato allestito a Palmanova un centro di accoglienza per gli immigrati giunti a Lampedusa. Nello specifico si stratta di 30 siriani fuggiti dalla guerra civile.
Il compito del centro sarà quello di effettuare le visite mediche e poi inviarli verso altre destinazioni.
L’allestimento del campo è stato sin dal principio avvolto dalle proteste dei friulani che hanno mal digerito questa decisione: il timore della popolazione è che questi immigrati verranno poi fatti rimanere in regione erodendo le già scarse risorse a disposizione per i disoccupati.
Secondo il sindaco di Palmanova però lo scopo principale del campo è fornire cure mediche dopo di che esso sarà smantellato e gli immigrati inviati verso altre destinazioni.
Il campo profughi di Palmanova rivela il problema dell’immigrazione in tutta la sua drammaticità.
I continui sbarchi nel mediterraneo stanno mettendo in difficoltà il nostro paese da un lato colpito dalla crisi economica e dall’altro costretto ad affrontare il problema dell’immigrazione che, come ho scritto la scorsa settimana, rimane tutt’ora senza soluzione.
Non è la prima volta che il Friuli Venezia Giulia è sede di un campo profughi: non molti anni fa tocco a Gorizia ed anche allora le polemiche non mancarono.
Quello che più interessa ai cittadini è sapere cosa ne sarà di questi profughi una volta dimessi dalla struttura.
Questi immigrati saranno quasi sicuramente sistemati in qualche albergo della regione a spese dei cittadini e in vista di un inserimento sarà sicuramente loro proposto di lavorare qui.
Tutto questo interessamento da parte delle autorità locali per quelli che non sono cittadini italiani ha del paradossale: qui di certo non si vuole mettere in discussione il principio di solidarietà e di aiuto del prossimo ma è lecito porsi una domanda: perché queste persone hanno diritto ad un servizio così veloce ed efficace non normalmente a disposizione dei cittadini friulani?
Molti potrebbero rispondere che le leggi internazionali costringono il nostro paese a soccorrere queste persone. Le leggi internazionali, per la verità, obbligano soltanto a prestare un primo soccorso ed in nessun modo si parla di sistemazioni permanenti o accesso a diritti non normalmente accessibili.
L’atteggiamento portato avanti dalle istituzione sembra quindi più di natura ideologica che pratica: si vuole a tutti i costi continuare ad applicare il principio della “discriminazione positiva”, che ha già abbondantemente dimostrato di aver fallito negli ultimi vent’anni.
Da quando è iniziata l’operazione Mare Nostrum si tratta del quinto trasferimento avvenuto in provincia di Udine. Piuttosto che dare continua disponibilità a questo tipo di operazione sarebbe molto meglio per impiegare le scarse risorse in una efficace integrazione degli stranieri che vivono qui da molti anni oppure tentare un aiuto concreto verso quelle realtà che hanno bisogno al fine di prevenire l’immigrazione.
L’attenzione del governo e degli enti locali per i profughi del mediterraneo è stata molto alta.
Pare invece sia passato totalmente inosservato il fatto che pochi Kilometri oltre il confine ci sia stata una disastrosa alluvione dei Balcani che ha causato morti, dispersi e distruzione.
L’evento è passato inosservato tanto che solo le associazioni di volontariato si sono attivati per aiutare queste persone per giunta in gran parte cittadini europei. Non una parola è stata fatta dai mezzi di informazioni e non una parola è arrivata dalle istituzioni.
E’ impossibile non notare i due pesi e le due misure: sembra quindi che esistano dei bisognosi di seria A, a cui tutto e dovuto, e dei bisognosi di serie B che si possono ignorare.
Peccato che tra questi bisognosi di serie B ricadano troppo spesso disoccupati, senza tetto, stranieri residenti con difficoltà di integrazione e persone che nella loro quotidianità contribuiscono a mandare avanti il paese pagando le tasse. Nonostante tutto per queste persone non c’è spazio per altri sì. 

D.Deotto

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