Se Madrid, Lisbona, Roma ed Atene piangono, Parigi non ride.
La Francia da sempre considerata il principale partner tedesco nella zona euro
mostra tutti i segni di un declino sempre più vicino.
Le statistiche confermano questa realtà: la crescita è quasi
nulla (0,2%), il debito pubblico è pari al 93% ed in costante aumento, la
disoccupazione è quasi al 11%. Secondo le stime, in caso di deflazione, la
disoccupazione potrebbe raggiungere il 12% e la crescita del pil contrarsi
ulteriormente.
Le misure fiscali adottate dal governo Hollande non sono
servite a nulla: la pesante patrimoniale imposta (fino al 75% per i redditi più
elevati) ha finito per pesare soprattutto sul ceto medio che ha drasticamente
diminuito i consumi. Un ruolo altrettanto importante stanno giocando le
aspettative negative: i francesi vedono con preoccupazione il futuro e tendono
a ridurre i consumi aumentando così i risparmi.
La Francia se la passava abbastanza bene negli anni ’90 ma
ora sono almeno 10 anni che il paese arranca: il costo del lavoro è molto
elevato, il commercio verso l’estero si è ridotto sensibilmente, la pressione
fiscale è aumentata. Persino il settore turistico, molto fiorente nel sud del
paese, arranca a causa dei costi elevati.
La Francia potrebbe cercare di risolvere i suoi problemi
tramite una svalutazione, maggiori investimenti in economia e riforme
strutturali ma ciò non solo non avviene ma non viene neppure preso in
considerazione.
Questo scenario però non è possibile perché la Francia
aderisce alla zona euro e deve rispettare il vincolo del 3%. Il governo inoltre
non ha annunciato alcuna riforma strutturale.
La Francia non è colpita solo da problemi economici ma anche
sociali e politici: le ultime elezioni europee hanno decretato l’avanzata del
Front National di Marine Le Pen, la quale adotta un programma fortemente
antieuropeista, anti moneta unica ed anti-tedesco. Il successo dell’estrema
destra è stato determinato dalla difficile situazione che il paese sta vivendo
sul fronte della disoccupazione e dell’0integrazione degli stranieri.
In Francia diventa sempre più difficile inserirsi nel mondo
del lavoro e l’integrazione delle popolazioni nord africane è diventate sempre
più difficile.
Numerosi quartieri francesi sono ormai lasciati allo sbando
in preda alla criminalità ed all’integralismo religioso. Il problema sicurezza
si fa drammaticamente sentire in tutte le principali città francesi ed è
favorito dai pensanti vincoli di bilancio imposti dalla UE.
Politiche sull’immigrazione poco lungimirante hanno inoltre
riempito il paese di immigrati poco qualificati, poco integrati che vivono in
un drammatico stato di povertà.
La situazione francese risulta difficile anche sul fronte
della politica estera: la Francia infatti è l’unico paese europeo ad avere una
politica estera molto articolata, con interessi in tutti i continenti e con una
forza militare, anche nucleare, di tutto rispetto. La recente avanzata
dell’integralismo islamico in Africa ha costretto i francesi ad intervenire
militarmente in Mali e nella Repubblica Centroafricana.
Tutto ciò ha generato un aumento delle spese militari e la
necessità di arruolare più uomini in evidente contrasto con le esigenze di
bilancio.
I francesi non accettano di perdere il proprio impero in
nome dell’austerity e questo leitmotiv è stato ampiamente utilizzato in
campagna elettorale dall’estrema destra.
La situazione sul fronte politico è quindi difficile: i
consensi del FN sono al 25%, quelli della UMP (centrodestra) al 20%, quelli del
PS (centrosinistra) al 13%. L’unica alternativa per arginare l’avanzata della
Le Pen sembra essere quello della grande coalizione ma si tratta di una
possibilità non percorribile perché il doppio turno francese ideato da De
Gaulle è nato proprio per scongiurare questa possibilità.
La Francia di oggi è un paese molto incerto: fino ad un
decennio fa essa sembrava essere il partner fedele della Germania in Europa. La
stessa moneta è unica è nata come idea di Mitterrand per contenere la Germania
in vista della sua sicura riunificazione. Ora però la moneta unica e l’intero
edificio europeo si sta rivolgendo contro gli stessi francesi che l’hanno
ideato.
I paesi del mediterraneo, fiaccati da anni di austerity,
fanno fatica persino a tutelare i propri interessi e, almeno nel caso dell’Italia,
sono colpiti da un evidente senso di inferiorità che impedisce loro di
abbozzare una qualsiasi reazione. Sarà invece interessante vedere come reagiranno
i ben più orgogliosi francesi quando verranno gettati nel calderone dei PIIGS e
quando non verranno più considerati “partner alla pari” ma soltanto un paese
satellite.
Le premesse non sono molto incoraggianti: in tempi nemmeno
troppo lunghi la Francia rischia di entrare in recessione e le sciagurate politiche
deflazionistiche della BCE stanno accelereranno questo processo.
D.Deotto
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