Mentre
i Mondiali di Calcio in Brasile cominciano ad entrare nel vivo, una
squadra in particolare ha stupito il mondo intero. La nazionale del
Costa Rica, ritrovatasi come cenerentola nel girone di ferro tra
Italia, Uruguay ed Inghilterra, è riuscita a imporsi, come molti
italiani dolosamente ancora ricordano, sulle tre grandi compagini
nazionali, vincendo il girone e proiettandosi verso gli ottavi
sconfiggendo la Grecia e raggiungendo i quarti, dove affronterà la
nazionale olandese in una sfida che non potrà più essere
considerata come già scritta nel risultato.
Con
la piccola nazione centro americana saltata di colpo alle cronache,
soprattutto italiane, non è potuto non emergere un particolare che
rende unico questo paese. Il Costa Rica, infatti, è l'unica nazione
al Mondo che non possiede un proprio esercito regolare. Una nazione
“pacifista”, che in un'Italia dove si è ferocemente discusso
sull'acquisto dei caccia F-35 e il richiamo dell'Articolo 11 col
ripudio costituzionale della guerra resta molto forte, non può certo
passare inosservata.
Effettivamente
una nazione sovrana che rinuncia allo strumento che più di tutti
caratterizza uno stato, può sembrare una specie di miracolo
insolubile in un Mondo così frammentato e, in particolare, in una
regione, quale il Centro America, storicamente teatro di feroci
conflitti tra nazioni ed interni. Un esercito centralizzato è la
prima vera istituzione dello stato moderno, custode della sua
principale caratteristica, quel “monopolio della violenza
legittima” che ha consentito alla formula dello stato di imporsi
come forma di governo da attuare su un territorio, a cominciare
dall'Europa fino a diffondersi in pressoché ogni angolo del Mondo.
Persino micro nazioni con un potere di difesa sostanzialmente nullo
conservano, se non altro, piccole forze armate di rappresentanza, a
testimonianza della propria indipendenza rispetto alle altre nazioni.
Questa
incredibile particolarità ha perciò fatto sì che il Costa Rica
venga spesso menzionato in articoli e riflessioni di carattere
pacifista, sottolineando come il soldi risparmiati siano stati
investiti in opere pubbliche di carattere civile. Una prospettiva che
di certo interessa soprattutto l'Europa, tutt'oggi refrattaria alla
prospettiva di tornare a spendere cifre importanti per la propria
difesa nell'eventualità che gli Stati Uniti abbandonino la propria
presenza militare nel vecchio continente. Le stesse Nazioni Unite
hanno riconosciuto questo peculiare traguardo, stabilendo proprio in
Costa Rica una “Università per la Pace”.
La
decisione del Costa Rica di rinunciare ad un proprio esercito fu
presa, il primo Dicembre del 1948, dal presidente José Figueres
Guerrer, uscito vittorioso in una delle più sanguinose guerre civili
della regione. L'intenzione era porre fine all'endemica instabilità
politica del paese, caratteristica comune nella regione in quegli
anni. Un anno dopo, tale decisione venne ratifica nell'articolo 12
della Costituzione del Costa Rica. Le risorse dapprima destinate
all'esercito furono ripartite tra le forze di polizia, le spese per i
beni culturali e quelle per l'istruzione. Questa rivoluzione ha
segnato profondamente la cultura del Costa Rica stesso, al punto che
dal 1986, il primo Dicembre è festa nazionale nel paese come
“Giornata di Abolizione dell'Esercito”.
Passati
ormai più di sessant'anni dallo scioglimento del proprio esercito,
la visione dell'allora presidente Guerrer si è rivelata corretta.
Unica tra le cinque repubbliche centro americane: Honduras,
Guatemala, San Salvador e Nicaragua, il Costa Rica non ha conosciuto,
dal 1948, ulteriori guerre civile. L'assenza di un esercito e la
politica pacifista, nonostante alcune rivendicazioni di confine con
il Nicaragua, ha fatto sì che il paese venisse risparmiato dal gioco
dai giochi di potere di Usa e Urss nella regione durante la guerra
fredda.
Gli
Stati Uniti, in particolare, hanno sempre appoggiato la decisione del
Costa Rica e la conseguente stabilità che ne è derivata, garantendo
che, in caso di aggressione esterna, la nazione centro americana può
contare sul supporto dell'esercito statunitense. Certamente, con
dietro un protettore tanto importante, la svolta pacifista
costaricana si è potuta compiere in maniera più serena e con più
sicurezze verso le eventuali conseguenze di tale decisione.
Attualmente,
le stesse forze di sicurezza interna costaricane sono addestrate da
personale americano e in accademie americane, e gli Stati Uniti,
negli ultimi anni, hanno voluto essere d'ulteriore supporto,
offrendosi di aiutare anche in tematiche interne ma con elementi di
carattere internazionali. Come aiuto alla lotta al traffico di droga
internazionale, particolarmente violenta nella regione centro
americana, il governo degli Stati Uniti ha inviato settemila
militari.
La
massiccia presenza statunitense negli affari costaricani, soprattutto
in quelli legati alla sua decisione di rinunciare a un proprio
esercito, non può non far pensare alla vera natura dietro a questa
decisione. Il Costa Rica ha davvero voluto dare un messaggio al Mondo
che la pace è ottenibile rinunciando del tutto alle armi, smentendo
la massima romana, fulcro di ogni teorico politico, che per ottenere
realmente la pace occorre essere preparati alla guerra? Oppure ha
semplicemente sfruttato la propria posizione e la presenza di un
potentissimo vicino per poter evitarsi guerre e crisi con altri
paesi, relegando tali questioni ai suoi potenti protettori
statunitensi? Forse il Costa Rica è il primo esempio di crisi dello
stato, in quanto un suo esemplare rinuncia autonomamente alla sua
caratteristica principale, tornando ad uno stadio similare a quello
della contea medievale, con un rapporto ambiguo tra autonomia e
sudditanza verso l'autorità superiore (in questo caso, gli Stati
Uniti). Consapevoli che il continente americano è interamente nella
zona d'interesse americana da ormai più di un secolo, aldilà degli
onori pacifisti, hanno visto l'opportunità di massimizzare al meglio
per loro una situazione che oggettivamente non potrebbero (e forse
non vorrebbero) cambiare.
Se
questo tipo di condizioni, dove una nazione è egemone incontrastata
per lunghissimo tempo dell'intera regione, si ripetesse altrove,
probabilmente altri stati seguirebbero l'esempio del Costa Rica:
quali potrebbero esserne allora i “protettori”?
Attualmente,
in quanto caso isolato e garantito dalla potenza egemone mondiale,
complice il fatto di trovarsi nella stessa regione di quest'ultima,
la scelta del Costa Rica ha garantito stabilità e una certa
prosperità economica. Probabilmente ai costaricani importa poco se
tale traguardo è stato ottenuto ancora come costaricani o come
cittadini “de facto” statunitensi. Tuttavia, è necessario che
tale riflessioni sia d'obbligo a tutti coloro che, in Europa e in
Italia, guardano alla svolta costaricana esclusivamente dal punto di
vista “romantica”. Attualmente, uno stato senza esercito non
significa uno stato che non conoscerà mai la guerra e la violenza,
ma bensì uno stato che ha deciso di voler dare fiducia ad altri
soggetti nell'eventualità che queste tragedie accadessero. Si può
sognare un'Italia con meno F-35 o un'Italia senza più basi militare
americane nel territorio, ma l'idea di un'Italia con entrambe queste
condizioni è una sciocchezza che certamente ha poco da spartire con
il pacifico e lungimirante Costa Rica.
M. Annunziata
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