sabato 5 luglio 2014

COSTA RICA: UNA NAZIONE SENZA ESERCITO




Mentre i Mondiali di Calcio in Brasile cominciano ad entrare nel vivo, una squadra in particolare ha stupito il mondo intero. La nazionale del Costa Rica, ritrovatasi come cenerentola nel girone di ferro tra Italia, Uruguay ed Inghilterra, è riuscita a imporsi, come molti italiani dolosamente ancora ricordano, sulle tre grandi compagini nazionali, vincendo il girone e proiettandosi verso gli ottavi sconfiggendo la Grecia e raggiungendo i quarti, dove affronterà la nazionale olandese in una sfida che non potrà più essere considerata come già scritta nel risultato.
Con la piccola nazione centro americana saltata di colpo alle cronache, soprattutto italiane, non è potuto non emergere un particolare che rende unico questo paese. Il Costa Rica, infatti, è l'unica nazione al Mondo che non possiede un proprio esercito regolare. Una nazione “pacifista”, che in un'Italia dove si è ferocemente discusso sull'acquisto dei caccia F-35 e il richiamo dell'Articolo 11 col ripudio costituzionale della guerra resta molto forte, non può certo passare inosservata.
Effettivamente una nazione sovrana che rinuncia allo strumento che più di tutti caratterizza uno stato, può sembrare una specie di miracolo insolubile in un Mondo così frammentato e, in particolare, in una regione, quale il Centro America, storicamente teatro di feroci conflitti tra nazioni ed interni. Un esercito centralizzato è la prima vera istituzione dello stato moderno, custode della sua principale caratteristica, quel “monopolio della violenza legittima” che ha consentito alla formula dello stato di imporsi come forma di governo da attuare su un territorio, a cominciare dall'Europa fino a diffondersi in pressoché ogni angolo del Mondo. Persino micro nazioni con un potere di difesa sostanzialmente nullo conservano, se non altro, piccole forze armate di rappresentanza, a testimonianza della propria indipendenza rispetto alle altre nazioni.
Questa incredibile particolarità ha perciò fatto sì che il Costa Rica venga spesso menzionato in articoli e riflessioni di carattere pacifista, sottolineando come il soldi risparmiati siano stati investiti in opere pubbliche di carattere civile. Una prospettiva che di certo interessa soprattutto l'Europa, tutt'oggi refrattaria alla prospettiva di tornare a spendere cifre importanti per la propria difesa nell'eventualità che gli Stati Uniti abbandonino la propria presenza militare nel vecchio continente. Le stesse Nazioni Unite hanno riconosciuto questo peculiare traguardo, stabilendo proprio in Costa Rica una “Università per la Pace”.
La decisione del Costa Rica di rinunciare ad un proprio esercito fu presa, il primo Dicembre del 1948, dal presidente José Figueres Guerrer, uscito vittorioso in una delle più sanguinose guerre civili della regione. L'intenzione era porre fine all'endemica instabilità politica del paese, caratteristica comune nella regione in quegli anni. Un anno dopo, tale decisione venne ratifica nell'articolo 12 della Costituzione del Costa Rica. Le risorse dapprima destinate all'esercito furono ripartite tra le forze di polizia, le spese per i beni culturali e quelle per l'istruzione. Questa rivoluzione ha segnato profondamente la cultura del Costa Rica stesso, al punto che dal 1986, il primo Dicembre è festa nazionale nel paese come “Giornata di Abolizione dell'Esercito”.
Passati ormai più di sessant'anni dallo scioglimento del proprio esercito, la visione dell'allora presidente Guerrer si è rivelata corretta. Unica tra le cinque repubbliche centro americane: Honduras, Guatemala, San Salvador e Nicaragua, il Costa Rica non ha conosciuto, dal 1948, ulteriori guerre civile. L'assenza di un esercito e la politica pacifista, nonostante alcune rivendicazioni di confine con il Nicaragua, ha fatto sì che il paese venisse risparmiato dal gioco dai giochi di potere di Usa e Urss nella regione durante la guerra fredda.
Gli Stati Uniti, in particolare, hanno sempre appoggiato la decisione del Costa Rica e la conseguente stabilità che ne è derivata, garantendo che, in caso di aggressione esterna, la nazione centro americana può contare sul supporto dell'esercito statunitense. Certamente, con dietro un protettore tanto importante, la svolta pacifista costaricana si è potuta compiere in maniera più serena e con più sicurezze verso le eventuali conseguenze di tale decisione.
Attualmente, le stesse forze di sicurezza interna costaricane sono addestrate da personale americano e in accademie americane, e gli Stati Uniti, negli ultimi anni, hanno voluto essere d'ulteriore supporto, offrendosi di aiutare anche in tematiche interne ma con elementi di carattere internazionali. Come aiuto alla lotta al traffico di droga internazionale, particolarmente violenta nella regione centro americana, il governo degli Stati Uniti ha inviato settemila militari.
La massiccia presenza statunitense negli affari costaricani, soprattutto in quelli legati alla sua decisione di rinunciare a un proprio esercito, non può non far pensare alla vera natura dietro a questa decisione. Il Costa Rica ha davvero voluto dare un messaggio al Mondo che la pace è ottenibile rinunciando del tutto alle armi, smentendo la massima romana, fulcro di ogni teorico politico, che per ottenere realmente la pace occorre essere preparati alla guerra? Oppure ha semplicemente sfruttato la propria posizione e la presenza di un potentissimo vicino per poter evitarsi guerre e crisi con altri paesi, relegando tali questioni ai suoi potenti protettori statunitensi? Forse il Costa Rica è il primo esempio di crisi dello stato, in quanto un suo esemplare rinuncia autonomamente alla sua caratteristica principale, tornando ad uno stadio similare a quello della contea medievale, con un rapporto ambiguo tra autonomia e sudditanza verso l'autorità superiore (in questo caso, gli Stati Uniti). Consapevoli che il continente americano è interamente nella zona d'interesse americana da ormai più di un secolo, aldilà degli onori pacifisti, hanno visto l'opportunità di massimizzare al meglio per loro una situazione che oggettivamente non potrebbero (e forse non vorrebbero) cambiare.
Se questo tipo di condizioni, dove una nazione è egemone incontrastata per lunghissimo tempo dell'intera regione, si ripetesse altrove, probabilmente altri stati seguirebbero l'esempio del Costa Rica: quali potrebbero esserne allora i “protettori”?
Attualmente, in quanto caso isolato e garantito dalla potenza egemone mondiale, complice il fatto di trovarsi nella stessa regione di quest'ultima, la scelta del Costa Rica ha garantito stabilità e una certa prosperità economica. Probabilmente ai costaricani importa poco se tale traguardo è stato ottenuto ancora come costaricani o come cittadini “de facto” statunitensi. Tuttavia, è necessario che tale riflessioni sia d'obbligo a tutti coloro che, in Europa e in Italia, guardano alla svolta costaricana esclusivamente dal punto di vista “romantica”. Attualmente, uno stato senza esercito non significa uno stato che non conoscerà mai la guerra e la violenza, ma bensì uno stato che ha deciso di voler dare fiducia ad altri soggetti nell'eventualità che queste tragedie accadessero. Si può sognare un'Italia con meno F-35 o un'Italia senza più basi militare americane nel territorio, ma l'idea di un'Italia con entrambe queste condizioni è una sciocchezza che certamente ha poco da spartire con il pacifico e lungimirante Costa Rica.

M. Annunziata

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