Il 2014 si è concluso in maniera molto positiva per la
Polonia con la nomina di un presidente del consiglio europeo polacco. La cosa è
risultata sorprendente per noi italiani ma in realtà ciò non dovrebbe
sorprendere nessuno. Dalla caduta del regime comunista fino ad oggi la Polonia
ha perseguito delle politiche molto precise che la hanno portata ad essere il
paese dell’est europeo con la maggiore crescita ed il maggiore peso nelle
istituzioni europee.
Anzitutto andrebbe ricordato che storicamente la polonia è
stato un paese tutt’altro che marginale: nel XVI secolo fu sede di un impero
molto fasto che comprendeva l’attuale Polonia, la Lituania, la Galizia,
l’Ucraina e la Bielorussia. Quello che è passato alla storia come il
Commonwealth polacco era una monarchia elettiva che lasciava alle periferia un
ampio potere di autogoverno. L’impero si disgregò in seguito all’avanzata russa
ed all’emergere della potenza prussiana.
Seguirono secoli difficili per la Polonia: smise di esistere
come stato e dovette iniziare a combattere per la propria indipendenza. Il
paese venne spartito tra le potenze: la zona occidentale alla Prussia,
l’oriente alla Russia ed il sud all’Austria.
Per un breve periodo la Polonia tornò ad essere libera ma
durò per poco: l’invasione nazista prima e quella comunista poi tolsero
definitivamente la libertà ai polacchi.
Fu propria dalla Polonia che partì quella scintilla che
provocò la caduta del muro di Berlino e la fine della Guerra Fredda.
La Polonia nel 1992 era un paese prostrato da una
lunghissima lotta politica e economicamente arretrato. Emigrazione e povertà
furono una costante della storia polacca per quasi tutti gli anni novanta.
E’ tuttavia esistito una piano di lungo periodo perseguito
con decisione dalla maggior parte dei governi polacchi ovvero portare la
Polonia ad occidente. Questo tipo di politica aveva il preciso obiettivo di
distanziarsi sempre di più dai russi tutt’ora concepiti come una minaccia
concreta. L’adesione alla UE ed alla NATO garantiva protezione nei confronti
dei russi ed in misura minore anche dai tedeschi.
La Polonia ha inoltre dato una enorme importanza alle
istituzioni europee che hanno ricambiato destinato una spesa complessiva di 104
miliardi di euro verso questo paese.
Sin dal loro ingresso nell’Unione i polacchi si sono
preoccupati di mandare i loro uomini migliori a Bruxelles e di prendere parte
attiva alle politiche economiche formulate dagli organi europei.
Il rispetto per i parametri imposti dall’Europa è inoltre
sempre stato molto forte tanto che la polonia può tranquillamente sostenere che
la sua democratizzazione è avvenuta seguendo le direttive di Bruxelles.
L’ultimo capolavoro polacco è stata la corretta gestione
della crisi economica che ha portato il paese, già in crescita prima della
crisi, a proseguire su binari più che soddisfacenti.
Allo scoppio della Crisi la Polonia si trovava in una situazione
di crescita ma aveva alcuni problemi di sostenibilità delle pensioni. I
polacchi decisero quindi di svalutare la propria moneta e puntare su una
politica fiscale espansiva seguita da una deprezzamento della moneta e quindi
una politica monetaria espansiva. Questa robusta manovra anticiclica è stata
possibile anche grazie ai fondi europei conferiti al paese. Un esempio di
questa manovre può essere visto nella gestione del sistema pensionistico prima
affidato quasi per intero ai privati ed ora sottoposto ad un rigido controllo
da parte dello stato.
Queste politiche sono state possibili perché la Polonia è
arrivata alle soglie della crisi con i conti in ordine: un debito pubblico
intorno al 50% ed una inflazione del 1,5%.
Il riordino dei conti pubblici polacchi dopo il disastroso
periodo comunista è avvenuto grazie ad una riorganizzazione della banca
centrale piuttosto originale: la Polonia infatti ha istituito una banca
centrale indipendente sia dal controllo del governo che dal controllo della banche.
Subito dopo la fine del regime comunista infatti il paese soffriva di problemi
di inflazione determinati dal fatto che il governo stampasse continuamente
moneta per pagare i debiti. La successiva riforma della banca centrale non
risolse il problema. La Polonia infatti ha abbandonato l’obsoleto modello di
controllo da parte di autorità multiple istituendo una autorità di vigilanza
unica. In questo modo la polonia si è trovata ad avere una banca centrale
indipendente sia dalle pressioni dei governi che dalle banche.
Nonostante la Polonia abbia dimostrato un deciso europeismo
culminato nella elezione di un presidente del consiglio europeo polacco, il
paese ha deciso di non aderire all’euro. Poco prima di natale il ministro delle
finanze ha raffreddato gli entusiasmi di Bruxelles dicendo che il suo paese non
è ancora pronto per entrare nella moneta unica. Questo rallentamento è dovuto
ad una sorta di europeismo costruttivo adottato dal governo polacco.
Quest’ultimo infatti nutre grossi dubbi circa l’efficacia ed il funzionamento
della BCE.
La Polonia infatti è un paese in cui è presente una tripode
desiderabile: disciplina fiscale, disciplina monetaria e vigilanza consolidata.
I paesi dell’eurozona si trovano in una situazione in cui esiste solo una
disciplina fiscale unificata. Completamente assente la politica fiscale comune
e ancor di meno una vigilanza consolidata. Questa situazione rende i paesi
dell’Europa occidentale delle anatre zoppe. Non a caso la crisi economica sta
colpendo più duramente soprattutto l’Europa occidentale.
Risulta quindi perfettamente comprensibile perché un paese
fortemente europeista abbia deciso al momento di rimanere fuori dalla unione
monetaria. Perché rinunciare ad una situazione favorevole per abbracciarne una
poco favorevole tenendo in considerazione che i polacchi hanno fatto le loro
riforme seguendo i consigli della UE?
Il buon comportamento del governo polacco e la sua
perseveranza nel perseguire una maggiore crescita economica hanno trascinato
fuori il paese da una situazione di povertà che all’inizio degli anni novanta
aveva colpito severamente la popolazione. La transizione alle democrazie ed
alla economia di mercato è riuscita perfettamente. Oggi la Polonia può guardare
al proprio futuro con fiducia conscia di essere riuscita a guadagnarsi un ruolo
di un certo peso.
D.Deotto
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