giovedì 15 gennaio 2015

LA POLONIA: UNA PICCOLA POTENZA EMERGENTE





Il 2014 si è concluso in maniera molto positiva per la Polonia con la nomina di un presidente del consiglio europeo polacco. La cosa è risultata sorprendente per noi italiani ma in realtà ciò non dovrebbe sorprendere nessuno. Dalla caduta del regime comunista fino ad oggi la Polonia ha perseguito delle politiche molto precise che la hanno portata ad essere il paese dell’est europeo con la maggiore crescita ed il maggiore peso nelle istituzioni europee.
Anzitutto andrebbe ricordato che storicamente la polonia è stato un paese tutt’altro che marginale: nel XVI secolo fu sede di un impero molto fasto che comprendeva l’attuale Polonia, la Lituania, la Galizia, l’Ucraina e la Bielorussia. Quello che è passato alla storia come il Commonwealth polacco era una monarchia elettiva che lasciava alle periferia un ampio potere di autogoverno. L’impero si disgregò in seguito all’avanzata russa ed all’emergere della potenza prussiana.
Seguirono secoli difficili per la Polonia: smise di esistere come stato e dovette iniziare a combattere per la propria indipendenza. Il paese venne spartito tra le potenze: la zona occidentale alla Prussia, l’oriente alla Russia ed il sud all’Austria.
Per un breve periodo la Polonia tornò ad essere libera ma durò per poco: l’invasione nazista prima e quella comunista poi tolsero definitivamente la libertà ai polacchi.
Fu propria dalla Polonia che partì quella scintilla che provocò la caduta del muro di Berlino e la fine della Guerra Fredda.
La Polonia nel 1992 era un paese prostrato da una lunghissima lotta politica e economicamente arretrato. Emigrazione e povertà furono una costante della storia polacca per quasi tutti gli anni novanta.
E’ tuttavia esistito una piano di lungo periodo perseguito con decisione dalla maggior parte dei governi polacchi ovvero portare la Polonia ad occidente. Questo tipo di politica aveva il preciso obiettivo di distanziarsi sempre di più dai russi tutt’ora concepiti come una minaccia concreta. L’adesione alla UE ed alla NATO garantiva protezione nei confronti dei russi ed in misura minore anche dai tedeschi.
La Polonia ha inoltre dato una enorme importanza alle istituzioni europee che hanno ricambiato destinato una spesa complessiva di 104 miliardi di euro verso questo paese.
Sin dal loro ingresso nell’Unione i polacchi si sono preoccupati di mandare i loro uomini migliori a Bruxelles e di prendere parte attiva alle politiche economiche formulate dagli organi europei.
Il rispetto per i parametri imposti dall’Europa è inoltre sempre stato molto forte tanto che la polonia può tranquillamente sostenere che la sua democratizzazione è avvenuta seguendo le direttive di Bruxelles.
L’ultimo capolavoro polacco è stata la corretta gestione della crisi economica che ha portato il paese, già in crescita prima della crisi, a proseguire su binari più che soddisfacenti.
Allo scoppio della Crisi la Polonia si trovava in una situazione di crescita ma aveva alcuni problemi di sostenibilità delle pensioni. I polacchi decisero quindi di svalutare la propria moneta e puntare su una politica fiscale espansiva seguita da una deprezzamento della moneta e quindi una politica monetaria espansiva. Questa robusta manovra anticiclica è stata possibile anche grazie ai fondi europei conferiti al paese. Un esempio di questa manovre può essere visto nella gestione del sistema pensionistico prima affidato quasi per intero ai privati ed ora sottoposto ad un rigido controllo da parte dello stato.
Queste politiche sono state possibili perché la Polonia è arrivata alle soglie della crisi con i conti in ordine: un debito pubblico intorno al 50% ed una inflazione del 1,5%.
Il riordino dei conti pubblici polacchi dopo il disastroso periodo comunista è avvenuto grazie ad una riorganizzazione della banca centrale piuttosto originale: la Polonia infatti ha istituito una banca centrale indipendente sia dal controllo del governo che dal controllo della banche. Subito dopo la fine del regime comunista infatti il paese soffriva di problemi di inflazione determinati dal fatto che il governo stampasse continuamente moneta per pagare i debiti. La successiva riforma della banca centrale non risolse il problema. La Polonia infatti ha abbandonato l’obsoleto modello di controllo da parte di autorità multiple istituendo una autorità di vigilanza unica. In questo modo la polonia si è trovata ad avere una banca centrale indipendente sia dalle pressioni dei governi che dalle banche.
Nonostante la Polonia abbia dimostrato un deciso europeismo culminato nella elezione di un presidente del consiglio europeo polacco, il paese ha deciso di non aderire all’euro. Poco prima di natale il ministro delle finanze ha raffreddato gli entusiasmi di Bruxelles dicendo che il suo paese non è ancora pronto per entrare nella moneta unica. Questo rallentamento è dovuto ad una sorta di europeismo costruttivo adottato dal governo polacco. Quest’ultimo infatti nutre grossi dubbi circa l’efficacia ed il funzionamento della BCE.
La Polonia infatti è un paese in cui è presente una tripode desiderabile: disciplina fiscale, disciplina monetaria e vigilanza consolidata. I paesi dell’eurozona si trovano in una situazione in cui esiste solo una disciplina fiscale unificata. Completamente assente la politica fiscale comune e ancor di meno una vigilanza consolidata. Questa situazione rende i paesi dell’Europa occidentale delle anatre zoppe. Non a caso la crisi economica sta colpendo più duramente soprattutto l’Europa occidentale.
Risulta quindi perfettamente comprensibile perché un paese fortemente europeista abbia deciso al momento di rimanere fuori dalla unione monetaria. Perché rinunciare ad una situazione favorevole per abbracciarne una poco favorevole tenendo in considerazione che i polacchi hanno fatto le loro riforme seguendo i consigli della UE?
Il buon comportamento del governo polacco e la sua perseveranza nel perseguire una maggiore crescita economica hanno trascinato fuori il paese da una situazione di povertà che all’inizio degli anni novanta aveva colpito severamente la popolazione. La transizione alle democrazie ed alla economia di mercato è riuscita perfettamente. Oggi la Polonia può guardare al proprio futuro con fiducia conscia di essere riuscita a guadagnarsi un ruolo di un certo peso.  

D.Deotto

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