La crisi economica ed il proliferare dei partiti populisti
ha portato alla ribalta un termine che fino a pochi anni fa veniva ignorato: la
sovranità.
Si tratta di un concetto molto antico che nasce nel 1400 dal
giurista francese Jean Bodin e si concretizza pienamente nei trattati
internazionali con la Pace di Westfalia secondo il famoso motto “cuius regio
eius religio”. L’espressione latina stava a significare che i sudditi dovevano
seguire la religione del proprio sovrano. In senso stretto l’espressione era
stata coniata per porre fine alle guerre di religioni in Europa. In senso più
ampio tale articolo diede potere completo ai sovrani di esercitare un potere
completo sul proprio regno senza poter essere esautorati da nessun’altra
autorità, cosa che invece succedeva nel medioevo.
La pace di Westfalia è quindi storicamente considerata il
momento fondativo della sovranità nel diritto internazionale e diede vita a
quella che è stata chiamata “repubblica diplomatica europea” ovvero un incrocio
di accordi ed alleanza che garantivano l’equilibrio di potenza tra le nazioni
europee. La sovranità ebbe il suo massimo splendore dalla fine del 1600 fino
alla rivoluzione francese. Già in questo periodo però sembrava chiara una cosa:
i paesi che potevano realmente esercitare la propria sovranità in ogni ambito
erano solo le grandi potenze. I piccoli paesi, non in grado di schierare
eserciti numerosi, finivano sovente per doversi adattare.
Una prima incrinatura del concetto di sovranità si ha
durante le guerre napoleoniche quando Napoleone fece prevalere il principio
ideologico della rivoluzione con conseguente conquista e instaurazione di
governi fantoccio negli stati conquistati. La violazione di questo ordine da
parte della Francia portò l’Austria e la Russia ad instituire la Santa
Alleanza, la quale aveva come obiettivo la violazione della sovranità interna
in caso fossero saliti al potere governi contrari ai principi della
Restaurazione.
Da quel momento in poi non solo la sovranità continuerà ad
essere un principio valido quasi solo per le grandi potenze ma inizierà a
disgregarsi anche per queste ultime: la Grande Guerra ha infatti dimostrato che
l’Europa era una specie di polveriera in cui nessuna nazione poteva prevalere
sulle altre. Non solo, l’obiettivo della Grande Guerra non era più quello di
equilibrare la potenza ma di eliminare completamente l’avversario. La fine
definitiva dell’ordine sancito da Wesfalia si ha con la Seconda Guerra
Mondiale, che dopo il 1941 diventò un conflitto ideologico, il cui fine ultimo
era la prevalenza di un determinato modello di società.
Con il trattato di San Francisco il principio di sovranità
viene de facto meno per gran parte delle nazioni europee. Da quel momento in
poi le uniche due nazioni sovrane saranno solamente l’Urss e gli Usa.
I paesi dell’Europa occidentale vivranno infatti per almeno
sessant’anni in un regime di sovranità limitata dal punto di vista economico,
militare e politico. Essi sono stati vincolati ad adottare un determinato
sistema economico, un tasso di cambio fisso, un’alleanza militare
sovranazionale ed il sistema politico democratico. Stessa identica cosa è
successa in Europa orientale.
Dal 1945 in poi il mondo è diventato bipolare ed il concetto
di sovranità meno importante perché l’unica cosa che contava era l’appartenenza
ad uno dei due blocchi all’interno dei quali c’era un leader egemone che era
l’unico a godere della piena sovranità.
Il modo stesso di concepire la politica internazionale
cambio: dal bilanciamento della potenza si è passati ad un sistema basato
sull’esistenza di organizzazioni internazionali che, sotto l’egida delle
potenze vincitrici, avevano il compito di limitare gli attriti e favorire la
cooperazione. Nacquero in questo periodo istituzioni quali la Banca Mondiale,
l’ex GATT oggi WTO, FMI, ONU, CECA, CEE.
L’idea che sta alla base di queste organizzazioni
internazionali è che l’esercizio sregolato ed egoistico della sovranità ha come
conseguenza il crearsi di conflitti, che possono avere conseguenze molto
pesanti. Le tensioni vanno quindi risolte in maniera difesa dall’utilizzo della
forza bruta. Il principio base della politica internazionale è diventato che
maggiore integrazione produce minore conflittualità e quindi maggior benessere
e stabilità per tutti.
La fine della Guerra Fredda ed il procedere della
Globalizzazione hanno ulteriormente indebolito il concetto di sovranità.
Essendo aumentata l’integrazione tra paesi e la competitività, un evento
negativo in un paese si ripercuote automaticamente su tutti.
Ma quindi la sovranità è scomparsa? Non proprio. Essa è in
qualche modo sopravvissuta anche se molto ridimensionata rispetto al passato. All’aumentare
delle interazioni tra paesi, è aumentata la necessità di regole internazionali
a cui tutti si devono attenere e di conseguenza la sovranità si è ridotta.
Ma la sovranità è caduta vittima di un suo stesso difetto:
come prima ricordato sin dalla sua nascita essa tendeva ad avvantaggiare le
nazioni più grandi a scapito di quelle più piccole. Tale principio si è
talmente dilatato nel tempo che persino le più grandi nazioni europee sono
cadute vittima di questa logica non potendo più competere con nazioni grandi
quanto continenti.
Oggi possiamo dare praticamente per scontato che le potenze
future saranno tutte nazioni molto popolose e grandi almeno quanto un
continente.
Per quanto riguarda il discorso europeo odierno si può dire
che la sovranità è stata eccessivamente idealizzata: essa non ha mai rappresentato
uno strumento a tutela dei più deboli e sin dal suo inizio ha sempre dato un
considerevole vantaggio alle nazioni più grandi.
Intendiamoci bene, il discorso della mancanza di sovranità è
serio e affonda le sue radici in mancanze che realmente ci sono nelle società
europee ma credere nel ripristino delle sovranità nazionali non è solo utopico
ma pure fuorviante. La sovranità perduta non potrà mai essere recuperata
effettivamente dagli stati europei perché essi l’hanno già progressivamente
persa a partire dal primo dopoguerra in favore degli stati continentali. E’
chiaro quindi che per questo problema europeo vanno trovate soluzioni
differenti.
D.Deotto.
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