lunedì 26 gennaio 2015

LA SOVRANITA' TRA MITO E REALTA'




La crisi economica ed il proliferare dei partiti populisti ha portato alla ribalta un termine che fino a pochi anni fa veniva ignorato: la sovranità.
Si tratta di un concetto molto antico che nasce nel 1400 dal giurista francese Jean Bodin e si concretizza pienamente nei trattati internazionali con la Pace di Westfalia secondo il famoso motto “cuius regio eius religio”. L’espressione latina stava a significare che i sudditi dovevano seguire la religione del proprio sovrano. In senso stretto l’espressione era stata coniata per porre fine alle guerre di religioni in Europa. In senso più ampio tale articolo diede potere completo ai sovrani di esercitare un potere completo sul proprio regno senza poter essere esautorati da nessun’altra autorità, cosa che invece succedeva nel medioevo.
La pace di Westfalia è quindi storicamente considerata il momento fondativo della sovranità nel diritto internazionale e diede vita a quella che è stata chiamata “repubblica diplomatica europea” ovvero un incrocio di accordi ed alleanza che garantivano l’equilibrio di potenza tra le nazioni europee. La sovranità ebbe il suo massimo splendore dalla fine del 1600 fino alla rivoluzione francese. Già in questo periodo però sembrava chiara una cosa: i paesi che potevano realmente esercitare la propria sovranità in ogni ambito erano solo le grandi potenze. I piccoli paesi, non in grado di schierare eserciti numerosi, finivano sovente per doversi adattare.
Una prima incrinatura del concetto di sovranità si ha durante le guerre napoleoniche quando Napoleone fece prevalere il principio ideologico della rivoluzione con conseguente conquista e instaurazione di governi fantoccio negli stati conquistati. La violazione di questo ordine da parte della Francia portò l’Austria e la Russia ad instituire la Santa Alleanza, la quale aveva come obiettivo la violazione della sovranità interna in caso fossero saliti al potere governi contrari ai principi della Restaurazione.
Da quel momento in poi non solo la sovranità continuerà ad essere un principio valido quasi solo per le grandi potenze ma inizierà a disgregarsi anche per queste ultime: la Grande Guerra ha infatti dimostrato che l’Europa era una specie di polveriera in cui nessuna nazione poteva prevalere sulle altre. Non solo, l’obiettivo della Grande Guerra non era più quello di equilibrare la potenza ma di eliminare completamente l’avversario. La fine definitiva dell’ordine sancito da Wesfalia si ha con la Seconda Guerra Mondiale, che dopo il 1941 diventò un conflitto ideologico, il cui fine ultimo era la prevalenza di un determinato modello di società.
Con il trattato di San Francisco il principio di sovranità viene de facto meno per gran parte delle nazioni europee. Da quel momento in poi le uniche due nazioni sovrane saranno solamente l’Urss e gli Usa.
I paesi dell’Europa occidentale vivranno infatti per almeno sessant’anni in un regime di sovranità limitata dal punto di vista economico, militare e politico. Essi sono stati vincolati ad adottare un determinato sistema economico, un tasso di cambio fisso, un’alleanza militare sovranazionale ed il sistema politico democratico. Stessa identica cosa è successa in Europa orientale.
Dal 1945 in poi il mondo è diventato bipolare ed il concetto di sovranità meno importante perché l’unica cosa che contava era l’appartenenza ad uno dei due blocchi all’interno dei quali c’era un leader egemone che era l’unico a godere della piena sovranità.
Il modo stesso di concepire la politica internazionale cambio: dal bilanciamento della potenza si è passati ad un sistema basato sull’esistenza di organizzazioni internazionali che, sotto l’egida delle potenze vincitrici, avevano il compito di limitare gli attriti e favorire la cooperazione. Nacquero in questo periodo istituzioni quali la Banca Mondiale, l’ex GATT oggi WTO, FMI, ONU, CECA, CEE.
L’idea che sta alla base di queste organizzazioni internazionali è che l’esercizio sregolato ed egoistico della sovranità ha come conseguenza il crearsi di conflitti, che possono avere conseguenze molto pesanti. Le tensioni vanno quindi risolte in maniera difesa dall’utilizzo della forza bruta. Il principio base della politica internazionale è diventato che maggiore integrazione produce minore conflittualità e quindi maggior benessere e stabilità per tutti.
La fine della Guerra Fredda ed il procedere della Globalizzazione hanno ulteriormente indebolito il concetto di sovranità. Essendo aumentata l’integrazione tra paesi e la competitività, un evento negativo in un paese si ripercuote automaticamente su tutti.
Ma quindi la sovranità è scomparsa? Non proprio. Essa è in qualche modo sopravvissuta anche se molto ridimensionata rispetto al passato. All’aumentare delle interazioni tra paesi, è aumentata la necessità di regole internazionali a cui tutti si devono attenere e di conseguenza la sovranità si è ridotta.
Ma la sovranità è caduta vittima di un suo stesso difetto: come prima ricordato sin dalla sua nascita essa tendeva ad avvantaggiare le nazioni più grandi a scapito di quelle più piccole. Tale principio si è talmente dilatato nel tempo che persino le più grandi nazioni europee sono cadute vittima di questa logica non potendo più competere con nazioni grandi quanto continenti.
Oggi possiamo dare praticamente per scontato che le potenze future saranno tutte nazioni molto popolose e grandi almeno quanto un continente.
Per quanto riguarda il discorso europeo odierno si può dire che la sovranità è stata eccessivamente idealizzata: essa non ha mai rappresentato uno strumento a tutela dei più deboli e sin dal suo inizio ha sempre dato un considerevole vantaggio alle nazioni più grandi.
Intendiamoci bene, il discorso della mancanza di sovranità è serio e affonda le sue radici in mancanze che realmente ci sono nelle società europee ma credere nel ripristino delle sovranità nazionali non è solo utopico ma pure fuorviante. La sovranità perduta non potrà mai essere recuperata effettivamente dagli stati europei perché essi l’hanno già progressivamente persa a partire dal primo dopoguerra in favore degli stati continentali. E’ chiaro quindi che per questo problema europeo vanno trovate soluzioni differenti. 

D.Deotto. 

1 commento:

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