martedì 13 gennaio 2015

RELAZIONI CUBA-USA: ARRIVA IL DISGELO




Il 18 dicembre 2014 alle ore 18.00 un comunicato video congiunto del presidente americano e di quello cubano hanno posto fine al lungo embargo americano nei confronti di Cuba. L’isola, posta sotto embargo ai tempi della Guerra Fredda, aveva mantenuto il suo forzato isolamento anche in tempi recentissimi.
Oggi gli Stati Uniti pongono fine ad un embargo che ormai era privo di senso quindi si può interpretare questa scelta come una adeguamento al mutato contesto internazionale.
Il mondo di oggi è infatti profondamento cambiato rispetto a quello dello della Guerra Fredda: allora c’era infatti un mondo bipolare in cui la lotta per il potere trovava ragione legittimante nell’ideologia politica.
Con la caduta del comunismo e l’avanzare della “morte delle ideologie” il mondo si è radicalmente trasformato a tal punto da diventare multipolare. Oggi possiamo assistere alla presenza di almeno una ventina di potenze tutte in lotta tra di loro per avere maggiore potere. La lotta per il potere non è legittimata da nessuna ideologia e si presenta alle persone per quello che è.
L’attuale scenario internazionale è molto simile a quello del 1914. Anche allora esistevano diverse potenze, tutte in lotta tra di loro, per “un posto al sole”. Anche allora l’ideologia politica ricopriva un ruolo molto marginale in politica internazionale. Quello che invece contavano erano gli interessi economici e strategici delle potenze in gioco.
Il ruolo molto limitato delle ideologie politiche nel contesto economico attuale rende del tutto superfluo un tensione di due paesi basata su un conflitto ideologico.
La rivalità tra Cuba e gli Stati Uniti è nata negli anni sessanta dello scorso secolo quando la piccola isola caraibica, da poco tempo affrancatasi dalla dittatura filo americana di Batista, instaurò un regime comunista alleato di Mosca. I tentativi americani di guadagnare di nuovo il controllo dell’isola fallirono fino a portare nel 1962 alla installazione di missili sovietici a Cuba. L’episodio, passato alla storia come la crisi cubana, è stato uno dei momenti più caldi della Guerra Fredda tanto che vi fu il pericolo di una guerra nucleare.
Finita la Guerra Fredda, Cuba ha smesso di essere una spina nel fianco per gli Stati Uniti ma l’embargo nei confronti dell’isola è rimasto. I motivi che tenevano in piedi questo embargo erano anacronistici: Cuba non è più una minaccia e nemmeno un paese alleato del proprio nemico. Non si tratta nemmeno di un concorrente perché troppo piccolo per poter impensierire il potente vicino.
L’embargo concepito e mantenuto per strangolare economicamente l’isola e fomentare la rivolta nei confronti del regime comunista ha sortito l’effetto opposto perché in questo modo Fidel Castro ha potuto utilizzare la retorica nazionalista per poter legittimarsi ancora di più agli occhi della popolazione.
Fidel Castro è infatti stato molto abile nel sfruttare l’oltranzismo americano per continuare ad apparire come il salvatore della patria. Ha compattato le masse attorno alla sua persona facendo leva sul nazionalismo e sul fatto che non ci fosse alternativa al suo regime pena la perdita dell’indipendenza.
Questa convinzione ha permesso ad un regime ormai sorpassato dalla storia di rimanere al potere nonostante le diverse riforme dell’ultimo decennio che lo hanno di fatto snaturato.
Obama ha avuto l’astuzia di capire che Cuba non rappresenta più un pericolo e che è ormai la sede di una utopia fallita in cui gli stessi cittadini cubani non credono più. Togliere l’embargo e diminuire la tensione significa togliere al regime quella legittimazione derivante dal nazionalismo.
Ora molti cubani potrebbero iniziare a chiedersi perché continuare a sopportare un regime che tutto sommato non serve più ed è addirittura fallito.
Obama ha compiuto una mossa molto astuta che sul lungo periodo potrebbe provocare la delegittimazione del governo cubano e l’avvio di una transizione alla democrazia sull’isola.
La delegittimazione del governo cubano porterebbe con se anche un duro colpo per il regime venezuelano che basa la sua legittimità su presupposti simili a quelli di Cuba. 
Le ripercussioni di questo evento avranno sicuramente conseguenze anche nel sud America: quale sarà la reazione dei paesi tradizionalmente ostili agli USA? Se per gli alleati quali Colombia, Perù e Cile questa notizia è una manna dal celo perchè permetterà relazioni meno tese nel continente, paesi quali il Venezuela, l'Equador e la Bolivia, che nella relazione conflittuale tra Cuba ed il gigante americano hanno sempre visto un esempio, si troveranno ora disorientati davanti a questi eventi. 
Sembra comunque evidente che gli Stati Uniti stiano riconfigurando la propria politica estere riorientandola verso canoni più adatti al XXI secolo. 
Dopo diversi decenni di isolamento l’unico paese occidentale che ha mantenuto rapporti diplomatici e culturali con Cuba è stato l’Italia: si può tranquillamente dire che in questo caso la nostra diplomazia ha agito bene. Cercare di integrare Cuba nella politica internazionale è l’unico modo per far sciogliere un regime che ormai delegittimato dalla storia.

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