Il 18 dicembre 2014 alle ore 18.00 un comunicato video
congiunto del presidente americano e di quello cubano hanno posto fine al lungo
embargo americano nei confronti di Cuba. L’isola, posta sotto embargo ai tempi
della Guerra Fredda, aveva mantenuto il suo forzato isolamento anche in tempi
recentissimi.
Oggi gli Stati Uniti pongono fine ad un embargo che ormai
era privo di senso quindi si può interpretare questa scelta come una
adeguamento al mutato contesto internazionale.
Il mondo di oggi è infatti profondamento cambiato rispetto a
quello dello della Guerra Fredda: allora c’era infatti un mondo bipolare in cui
la lotta per il potere trovava ragione legittimante nell’ideologia politica.
Con la caduta del comunismo e l’avanzare della “morte delle
ideologie” il mondo si è radicalmente trasformato a tal punto da diventare
multipolare. Oggi possiamo assistere alla presenza di almeno una ventina di
potenze tutte in lotta tra di loro per avere maggiore potere. La lotta per il
potere non è legittimata da nessuna ideologia e si presenta alle persone per
quello che è.
L’attuale scenario internazionale è molto simile a quello
del 1914. Anche allora esistevano diverse potenze, tutte in lotta tra di loro,
per “un posto al sole”. Anche allora l’ideologia politica ricopriva un ruolo
molto marginale in politica internazionale. Quello che invece contavano erano
gli interessi economici e strategici delle potenze in gioco.
Il ruolo molto limitato delle ideologie politiche nel
contesto economico attuale rende del tutto superfluo un tensione di due paesi
basata su un conflitto ideologico.
La rivalità tra Cuba e gli Stati Uniti è nata negli anni
sessanta dello scorso secolo quando la piccola isola caraibica, da poco tempo
affrancatasi dalla dittatura filo americana di Batista, instaurò un regime
comunista alleato di Mosca. I tentativi americani di guadagnare di nuovo il
controllo dell’isola fallirono fino a portare nel 1962 alla installazione di
missili sovietici a Cuba. L’episodio, passato alla storia come la crisi cubana,
è stato uno dei momenti più caldi della Guerra Fredda tanto che vi fu il
pericolo di una guerra nucleare.
Finita la Guerra Fredda, Cuba ha smesso di essere una spina
nel fianco per gli Stati Uniti ma l’embargo nei confronti dell’isola è rimasto.
I motivi che tenevano in piedi questo embargo erano anacronistici: Cuba non è
più una minaccia e nemmeno un paese alleato del proprio nemico. Non si tratta
nemmeno di un concorrente perché troppo piccolo per poter impensierire il
potente vicino.
L’embargo concepito e mantenuto per strangolare
economicamente l’isola e fomentare la rivolta nei confronti del regime
comunista ha sortito l’effetto opposto perché in questo modo Fidel Castro ha
potuto utilizzare la retorica nazionalista per poter legittimarsi ancora di più
agli occhi della popolazione.
Fidel Castro è infatti stato molto abile nel sfruttare
l’oltranzismo americano per continuare ad apparire come il salvatore della
patria. Ha compattato le masse attorno alla sua persona facendo leva sul
nazionalismo e sul fatto che non ci fosse alternativa al suo regime pena la
perdita dell’indipendenza.
Questa convinzione ha permesso ad un regime ormai sorpassato
dalla storia di rimanere al potere nonostante le diverse riforme dell’ultimo
decennio che lo hanno di fatto snaturato.
Obama ha avuto l’astuzia di capire che Cuba non rappresenta
più un pericolo e che è ormai la sede di una utopia fallita in cui gli stessi
cittadini cubani non credono più. Togliere l’embargo e diminuire la tensione
significa togliere al regime quella legittimazione derivante dal nazionalismo.
Ora molti cubani potrebbero iniziare a chiedersi perché
continuare a sopportare un regime che tutto sommato non serve più ed è
addirittura fallito.
Obama ha compiuto una mossa molto astuta che sul lungo
periodo potrebbe provocare la delegittimazione del governo cubano e l’avvio di
una transizione alla democrazia sull’isola.
La delegittimazione del governo cubano porterebbe con se
anche un duro colpo per il regime venezuelano che basa la sua legittimità su
presupposti simili a quelli di Cuba.
Le ripercussioni di questo evento avranno sicuramente conseguenze anche nel sud America: quale sarà la reazione dei paesi tradizionalmente ostili agli USA? Se per gli alleati quali Colombia, Perù e Cile questa notizia è una manna dal celo perchè permetterà relazioni meno tese nel continente, paesi quali il Venezuela, l'Equador e la Bolivia, che nella relazione conflittuale tra Cuba ed il gigante americano hanno sempre visto un esempio, si troveranno ora disorientati davanti a questi eventi.
Sembra comunque evidente che gli Stati Uniti stiano riconfigurando la propria politica estere riorientandola verso canoni più adatti al XXI secolo.
Dopo diversi decenni di isolamento l’unico paese occidentale
che ha mantenuto rapporti diplomatici e culturali con Cuba è stato l’Italia: si
può tranquillamente dire che in questo caso la nostra diplomazia ha agito bene.
Cercare di integrare Cuba nella politica internazionale è l’unico modo per far
sciogliere un regime che ormai delegittimato dalla storia.
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