giovedì 3 aprile 2014

LA NASCITA DEL FRIULI


Il 3 aprile 1077 l'imperatore Enrico IV concesse al patriarca Sigeardo di Beilstein la contea del Friuli. Nasce così il Patriarcato di Aquileia uno stato che al massimo del suo splendore arrivò ad includere anche la Venezia Giulia, la Carinzia, la Stiria ed il Cadore.
Lo stato friulano divenne molto potente nel medioevo tanto che nel 1231 nacque il parlamento di Udine. Si trattava di una delle prime istituzioni parlamentari dell'Europa continentale.
Era molto originale perchè oltre a rappresentare il clero ed i nobili prevedeva anche una rappresentanza dei comuni e delle città. Tale istituzione sopravvisse fino al 1805 quando Napoleone arrivò in Friuli.
Il Patriarcato di Aquileia non è mai stata uan formazione statale completamente indipendente: esso nacque come stato vassallo dell'imperatore e si trovò ad avere una larghissima autonomia quando il potere imperiale andava ormai scemando.
La capitale del Patriarcato era l'antica città romana di Aquileia ma con il tempo Udine andava conquistando una sempre maggiore importanza che verrà definitivamente sancita dal trasferimento del patriarca ad Udine nel 1238.
Il patriarca Marquardo fece raccogliere tutte le principali leggi friulane in una raccolta detta "costituzione della Patria del Friuli", una delle principali opere legislative del medioevo.
Nel corso dell'ultimo secolo del medioevo, il Patriarcato iniziò un lento declino: diviso dalle lotte interne, lo stato friulano comincerà ad essere preso di mira dalle potenze esterne quali Venezia, l'Austria e l'Ungheria.
All'inizio del 1400 Udine si trova in uan situazione difficile: la potente famiglia dei Savorgan cercava di favorire sempre di più Venezia ed in ciò trovava l'opposizione della famiglie filoimperiali.
Il risultato fu un conflitto che si risolse nel 1420 quando i veneziani fecero il loro ingresso ad Udine.
Il Patriarcato fu annesso alla Serenissima pur mantenedo un'ampia autonomia che permise al parlamento friulano di continuare ad esistere.
Il periodo veneziano ebbe i suoi momenti positivi e negativi ma segnò profondamento la storia di Udine perchè gran parte dell'aspetto odierno della città è dovuto proprio ai veneziani che seppero valorizzare la posizione strategica della città.
Aspetto caraterizzante del Friuli è la sua multiculturalità dovuto alla vicinanza della regione al confien tra le tre principali culture europee. In Friuli infatti è presente una minoranza slovena e tedesca che nei secoli precedenti fu molto più numerosa di oggi.
La lingua da sempre più diffusa in Friuli è il friulano, una lingua romanza, facente parte del gruppo delle lingue retoromanze insieme al romancio ed al ladino.
In definitiva però il Friuli non fu mai uno stato indipendente perchè sempre legato a qualche potente vicino. Senz'altro però le istituzioni friulane hanno sempre goduto di un'ampia autonomia sia sotto l'Impero che sotto Venezia.
Chi attribuisce quindi alla identità friulana un forte spirito indipendentista si sbaglia perchè il friuli non ha mai avuto tendenze indipendentiste ma solo autonomiste.
Tutto ciò dovrebbe far riflettere oggi che si parla di riforma del titolo V della costituzione.
Il Friuli merita senz'altro una particolare autonomia a causa delle sue particolarità territoriali, culturali e linguistiche ma tali peculiarità non vanno confuse per indipendentismo.
Noi di Udine Futuro e Presente pensiamo che lo statuto speciale sia una condizione legittima nel caso friulano e ci auguriamo che il presidente del consiglio Renzi tenga ben presente la particolarità storica di questo territorio prima di prendere decisioni che potrebbero penalizzare l'intera regione.
Riformare l'organizzazione delle autonomie locali in Italia è sicuramente necessario in quanto la riforma del titolo V si è dimostrata essere un grandissimo pasticcio: le regioni infatti sono state dotate di molti poteri rimasti sulla carta a causa della amncanza di una adeguata autonomia fiscale.
Occorre quindi rimettere mano ad una legge che non ha permesso alle autonomie locali di svolgere quel ruolo di centralità che il principio di sussidiarietà assegna loro.
A nostro parere questa potrebbe essere un'occasione per avviare in Italia una riforma di tipo sistemico in cui l'importanza della rappresentanza territoriale svolga un ruolo di primo piano.
Tutto ciò, oltre a bilanciare il potere dei partiti, permetterebbe di arrivare ad una forma particolare di federalismo particolarmente vicina alle tendenze regionaliste del popolo italiano.

D.Deotto.

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