Il 15 novembre 1959 nella piccola cittadina di Bad Godesberg
(oggi un quartiere di Bonn) successe un evento che era destinato a cambiare la
vita di milioni di cittadini tedeschi ed europei.
In una giornata d’autunno si riunì in congresso il Partito
Socialdemocratico Tedesco (SPD) per elaborare un nuovo programma fondamentale.
La Germania post-bellica era stata governata fino a quel
momento dall’abile politico conservatore Konrad Adenauer. Egli governava la
Repubblica Federale Tedesca (RFT) sin dalla sua nascita in coalizione con i
liberali. Il suo principale avversario era la SPD che però non era mai riuscita
ad impensierirlo.
La SPD di quel periodo era un partito rigorosamente
marxista, che riusciva ad attrarre i voti esclusivamente della classe operaia e
di parte degli intellettuali.
All’interno del partito esisteva una agguerrita corrente minoritaria che si opponeva al marxismo ma che fino a quel momento era sempre stata una minoranza.
All’interno del partito esisteva una agguerrita corrente minoritaria che si opponeva al marxismo ma che fino a quel momento era sempre stata una minoranza.
La SPD si affacciò alle elezioni del 1957 convinta di poter
vincere invece le elezioni si rivelarono un disastro poiché la CDU di Adenauer
riuscì addirittura a conquistare la maggioranza assoluta dei seggi.
La sconfitta provocò la caduta della classe dirigente
marxista della SPD e la sua sostituzione con la minoranza riformista.
Protagonisti di questo cambiamento furono due nuovi ed emergenti politici come
Willy Brandt ed Helmut Schmidt, entrambi destinati ad un roseo futuro.
La nuova maggioranza riformista sconvolse completamente
quella che era l’idea di socialismo in Europa: la teoria marxista fu messa da
parte ed al suo posto furono introdotte le teorie del socialismo liberale.
Questo nuovo socialismo accettava l’economia di mercato a
patto che esistesse una vera concorrenza. Tuttavia essa veniva considerata
incapace di ripartire equamente da sé il reddito e quindi si rendeva necessario
intervenire con apposite politiche aventi l’obiettivo di consentire ad ogni
individuo di poter disporre di un proprio patrimonio che gli permettesse la
costruzione di una esistenza decorosa.
Gli obiettivi principali erano tre: il raggiungimento della
piena occupazione, la crescita della produttività e l’aumento del benessere.
Si richiedevano inoltre politiche favorevoli alle piccole e
medie imprese al fine di evitare pericolosi monopoli.
Infine si stabilirono particolari misure di protezioni per
giovani, donne ed anziani.
Quello che una rinnovata SPD proponeva era un capitalismo
calmierato in cui l’interventismo statale avveniva comunque nel rispetto delle
regole del libero mercato.
La nuova classe dirigente della SPD passò dei momenti
difficili perché continuamente osteggiata da una minoranza marxista abbastanza
agguerrita. Tuttavia i nuovi dirigenti trovarono un prezioso alleato nei
liberali della FDP, che si dimostrarono disponibili a dialogare.
Da questo momento in poi la SPD ebbe una crescita di
consensi costante tanto da superare la soglia del 40% arrivando nel 1969 a
formare un governo di coalizione con la FDP.
La SPD rimase al governo fino al 1983 modificando in maniera
significativa l’assetto della Germania.
La linea proposta a Bad Godesberg si diffuse presto in tutti
i partiti socialisti europei subendo adattamenti e modifiche venti anni più
tardi quando si affermò il blairismo.
Sebbene la linea di governo del ex primo ministro inglese
contenga elementi di originalità che non ci permettono di classificarlo come un
semplice “aggiornamento” di Bad Godesberg, senz’altro il suo pensiero si
colloca sulla scia di una sinistra che riteneva possibile conciliare la
solidarietà sociale con i principi del libero mercato.
Questo evento in Italia è praticamente sconosciuto ed a suo
tempo fu sbrigativamente liquidato dalla sinistra italiana ancora troppo legata
al marxismo.
Soltanto molti anni più tardi, con l’avvento di Bettino
Craxi alla segreteria del PSI, le tesi di Bad Godesberg vennero recepite anche
in Italia ma tale processo si interruppe a causa della scomparsa del PSI dovuta
allo scandalo di tangentopoli.
Da questo momento in poi le redini della sinistra italiana
furono prese in mano da gruppi di partiti composti da ex comunisti ed ex
cattolici di sinistra che si riunirono attorno a diverse sigle come PDS, Ulivo,
PD.
Nessuna di queste sigle fino ad ora ha avuto grande successo
a causa delle posizioni troppo conservatrici adottate in campo istituzionale,
mercato del lavoro, giustizia e politiche economiche.
La storia della sinistra italiana fino ad ora è stata
costellata da governi traballanti e sonanti sconfitte elettorali segno dell’incapacità
di questa coalizione di convincere gli italiani che essi sarebbero stati capaci
di cambiare il paese.
Queste drammatiche vicende hanno portato all’interno della
sinistra italiana alla comparsa della corrente dei rottamatori, persone animate
dalla forte volontà di cambiare completamente l’indirizzo del partito.
Il 8 dicembre 2011 Matteo Renzi vince le primarie del PD
proponendo un rinnovamento completo del partito che fino a quel momento era
stato dominato da Massimo D’Alema, un ex PCI da sempre molto critico nei
confronti della socialdemocrazia europea.
Durante la sua ascesa Renzi ha menzionato più volte Bad Godesberg e Tony Blair per meglio far comprendere la sua idea di cambiamento: l’impatto è stato fortissimo ed ha generato aspri dibattiti
e conflitti sia tra i politici che tra gli elettori.
Che sia arrivata finalmente anche per la sinistra italiana
la sua definitiva Bad Godesberg?
D.Deotto
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