mercoledì 28 maggio 2014

LA GRANDE VITTORIA DI MATTEO RENZI




Le elezioni europee del 25 Maggio hanno consacrato come vincitore assoluto Matteo Renzi.
La vittoria del politico fiorentino era stata ampiamente annunciata dai media ma nessuno avrebbe mai immaginato che sarebbe stata di queste proporzioni. Tutti si aspettavano un testa a testa con il M5S ma ciò non è avvenuto. Il PD è riuscito a doppiare il proprio avversario ed a garantirsi un ampio appoggio popolare.
La vittoria di Renzi è stata netta soprattutto al nord, lo stesso nord che nel 2013 aveva bocciato alle elezioni nazionali il Pd guidato da Pier Luigi Bersani e la vecchia classe dirigente PCI-PDS.
Dopo la vittoria alle primarie Renzi ha dato una svolta centrista al partito che aveva attirato su di lui molte critiche sia in Italia che all’estero. Altrettanto criticata la sua decisione di fare le riforme istituzionali assieme al centrodestra tanto che i suoi detrattori speravano in queste europee per disarcionarlo.
Gli elettori italiani invece hanno deciso di accordare un’ampia fiducia al premier che ora si vede legittimato da un voto popolare molto ampio. Nella sua storia il centro-sinistra non aveva mai vinto con il 40% dei consensi: si tratta di numeri che evocano le vittorie della SPD tedesca dopo Bad Godesberg.
Il risultato è ancora più straordinario se inserito in un contesto europeo in cui molti partiti di centrosinistra hanno subito una pesante sconfitta. La linea moderata di Renzi è risultata vincente in Italia portando il PD a distinguersi dalle controparti europee e ad affermarsi in maniera decisa.
Il grande sconfitto di questa tornata elettorale è il M5S, partito che molti davano per vincitore dopo i recenti scandali all’expo di Milano. Il movimento di Grillo ha perso circa 3 milioni di elettori ed è stato addirittura doppiato dal PD. Grillo paga una linea troppo intransigente ed una gestione del movimento troppo verticistica. Il suo definirsi “oltre Hitler” ed il suo rifiuto di collaborare con qualsiasi forza politica ha generato lo stesso effetto che l’intransigenza del PCI aveva provocato alle elezioni del 1948 e del 1976.
La partita di queste elezioni infatti non è stata tanto quella della rabbia contro la speranza quanto rabbia contro paura. La rabbia verso un paese che non funzione e che si vorrebbe distruggere a confronto con la paura di peggiorare ulteriormente la situazione. L’esito è stato che gli elettori, spaventati dall’intransigenza di Grillo, hanno preferito dare fiducia al cambiamento moderato di Renzi rispetto ai propositi rivoluzionari dei M5S. Sembra invece piuttosto grave tra i pentastellati l’incapacità di ammettere la sconfitta ed i propri errori: il movimento pare rifugiarsi in uno sterile “gli elettori non hanno capito” che ricorda molto le sconfitte della vecchia sinistra a trazione PCI-PDS.
Una grande batosta è arrivata anche al centrodestra italiano diviso ed incapace di risultare una alternativa credibile al PD di Renzi. Nessun sondaggio dava per vincente il centrodestra ma il risultato è stato al di sotto delle peggiori aspettative. Forza Italia ne esce con un modesto 15% (il risultato più basso di sempre) mentre NCD supera a stento la soglia di sbarramento. Fratelli d’Italia chiude con un anonimo 3,5% e nessun seggio in parlamento. Il centrodestra italiano, diviso, privo di una leadership credibile, privo di idee nuove e completamente incapace di iniziare un ricambio generazionale è stato punito dagli elettori.
Va evidenziato in particolare come il centrodestra sia stato abbandonato dal nord-italia da quelle regioni che nel 2008 decretarono la sua grande affermazione. Oggi pare che l’asse produttivo del lombardo-veneto non consideri più l’attuale centrodestra come una alternativa credibile.
Se il centrodestra italiano vorrà ancora proporsi come una valida alternativa al PD dovrà per forza di cose cambiare leadership e diventare una moderna destra liberale e moderata altrimenti sarà destinato a diventare un movimento marginale in difficoltà a superare persino il risultato del M5S.
Nel disastro dei partiti della ex coalizione del centrodestra riesce a tenere il botto soltanto la Lega Nord di Matteo Salvini che, seppure lontana dai momenti d’oro, riesce a portare a casa un 6-7% che sa molto di rivincita dopo i risultati disastrosi della precedente tornata elettorale. Si può non condividere le idee del nuovo segretario ma va oggettivamente riconosciuto al carroccio di aver cambiato facce ed idee.
Alle europee il partito si è infatti presentato con gli emergenti Matteo Salvini e Flavio Tosi, i quali forti del proprio consenso a livello locale, hanno evitato il disastro. LN è tuttavia destinata a rimanere un partito di nicchia e sembra davvero molto difficile che un centrodestra credibile anche per i moderati possa essere rappresentato da un movimento che è alleato di Marie Le Pen.
In definitiva queste elezioni ci insegnano una cosa: chi in questo momento ha la voglia e la capacità di cambiare persone e leadership può vincere mentre chi continua a presentare sempre le stesse persone non risulta attraente. Nel PD a trazione Renzi il ricambio generazionale è evidente e ne è testimone la valanga di preferenze prese da candidati nuovi come Alessandra Moretti. Nel suo piccolo la Lega Nord mettendo in campo Tosi e Salvini è riuscita ad evitare il disastro. Chi invece come FI e NCD non hanno saputo fare la stessa cosa sono state notevolmente ridimensionate.
Questo risultato elettorale darà forza al PD per proseguire le riforme mentre il centrodestra sarà costretto ad una profonda riflessione se vorrà ancora essere un’alternativa credibile. 

D.Deotto

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