L’attuale crisi economica sta scardinando definitivamente gli schieramenti e le convinzioni ideologiche consolidate in occidente.
Nella mentalità tradizionale si tende spesso a considerare i
partiti conservatori e liberali come più vicini alle posizioni della classe
media ed alta, con un particolare occhio di riguardo nei confronti degli
imprenditori. Al contrario i partiti laburisti e socialdemocratici raccolgono
consensi tra i ceti bassi, medio-bassi e gli intellettuali.
Con la caduta del muro di Berlino questa visione della
politica è andata via via incrinandosi fino ad arrivare ad uno scollamento
completo durante l’attuale crisi economica.
Un caso sicuramente degno di nota in quest’ottica è il
conflitto che vede contrapposti il leader della CBI (confidustria inglese) Sir
Roger Carr ed il primo ministro David Cameron.
Ciò che divide i due rappresentanti è la questione
dell’intervento pubblico dello stato in economia e la permanenza inglese nella
UE.
I sempre maggiori consensi dell’UKIP e lo svantaggio di
cinque punti percentuali nei confronti dei laburisti hanno costretto il premier
britannico a fare un’apertura a destra nella speranza di raccogliere qualche
consenso. E’ così che Cameron ha promesso un referendum sulla permanenza
inglese nella UE oltre che una politica di rigidi tagli alla spesa pubblica.
Entrambe le opzioni non piacciono per niente al leader della
CBI che già da qualche anno si è opposto al governo costringendolo a cambiare
rotta.
Secondo Sir Roger infatti l’attuale crisi economica esclude
la possibilità di ulteriori tagli alla spesa pubblica che rischierebbero solo
di deprimere ancora di più l’economia.
Il capo della confindustria continua sostenendo che la
politica monetaria espansiva ha permesso alla Gran Bretagna di fronteggiare
meglio la crisi ma la piccola ripresa in atto va sostenuta con sostanziosi
interventi pubblici.
Non è la prima volta che Sir Roger sostiene queste
posizioni: nel 2011/2012 egli si scontro a muso duro con il ministro
dell’economia George Osborne. Quest’ultimo sosteneva che la crisi sarebbe stata
superata autonomamente dai mercati senza bisogno di un intervento del governo
se non con qualche legge sulla concorrenza. Sir Roger allora si scaglio contro
il ministro sostenendo che era una follia pensare che i privati sarebbero
riusciti a fronteggiare la crisi da soli. L’opposizione della confidustria fu
talmente forte da costringere il governo ad adottare politiche economiche di
tipo interventista.
La posizione della CBI fu molto chiara: le politiche
liberiste non erano adatta alla congiuntura economica ed andavano abbandonate
per evitare una recessione e pesanti disordini sociali.
Effettivamente la Gran Bretagna è riuscita a riprendersi
grazie proprio alle politiche suggerite dalla CBI tanto da far esclamare i
laburisti che la ripresa è avvenuta “nonostante” i conservatori.
Oggi il duello tra Sir Roger e Cameron si ripete in
occasione della promessa elettorale di indire un referendum sulla
partecipazione della Gran Bretagna alla UE.
Il leader della CBI si è espresso in termini negativi nei
confronti delle aperture del primo ministro nei confronti dell’UKIP. Secondo Sir
Roger, infatti, l’adesione della sua nazione ai trattati europei costituisce un
innegabile vantaggio per l’industria inglese che altrimenti rischierebbe di
essere isolata e priva delle importanti risorse umane e materiali provenienti
dal continente europeo.
L’Europa è infatti una importante fonte di posti di lavoro
per la Gran Bretagna in termini di commercio estero ma pure di inglesi che
lavorano nei paesi europei e che, in caso di ritiro, si ritroverebbero senza
lavoro o comunque trattati da extracomunitari.
La minaccia di uscire dall’Europa unita all’affermarsi di
tendenze xenofobe nel paese fungerebbero da deterrente nei confronti di
potenziali stranieri altamente qualificati che intendono trasferirsi in Gran
Bretagna.
Dunque la CBI sembra bocciare nettamente l’apertura del
primo ministro nei confronti dell’UKIP confermando l’esistenza di una certa
tensione tra il governo conservatore e gli industriali.
Questo episodio rappresenta in maniera chiara come nella
realtà odierna le contrapposizioni ideologiche del XX secolo siano ormai
superate. Oggi la mobilitazione politica gira intorno a singoli eventi o
programmi elettorali e molto spesso viene premiato l’atteggiamento di chi con
pragmatismo vuole risolvere dei problemi concreti piuttosto che chi si
fossilizza in sterili dibattiti ideologici.
Nel caso sopra citato i conservatori inglesi si erano
irrigiditi su una politica economica di tipo liberista tipica delle destre
anglosassoni ma in questo frangente sgradita alla CBI dove tradizionalmente i conservatori
inglesi avevano un tempo largo consenso. La conseguenza di ciò è stato il
necessario cambio di passo in barba a tutti i proclami ed a tutte le ideologie.
D.Deotto
Nessun commento:
Posta un commento
scrivi la tua opinione...