venerdì 2 maggio 2014

L'INFINITA POLEMICA SULLA LEGGE ELETTORALE




Una delle particolarità del nostro paese è il frequente ricambio delle leggi elettorali segno di una politica incapace di mettersi d’accordo sulle regole del gioco.
Regno Unito e Stati Uniti, per esempio, non hanno mai cambiato legge elettorale nel corso della storia e tutt’ora utilizzano un sistema in vigore da più di due secoli.
La Germania si è data un nuovo volto dopo la seconda guerra mondiale approvando una costituzione ed una legge elettorale tutt’ora rimasta immutata. 
La Francia, dopo il difficile periodo della Quarta Repubblica, ha adottato il semi-presidenzialismo arrivato fino ai nostri giorni con modifiche minime. 
In Italia invece abbiamo cambiato la legge elettorale quattro volte in sessant’anni e nessuna delle leggi approvate è mai riuscita a dare stabilità al sistema politico.
Nel nostro paese una classe politica divisa e litigiosa unita alla presenza di fortissime minoranze politiche ha sempre reso aspra la discussione sulle regole del gioco, portando sempre a soluzioni di compromesso molto pasticciate.
Sembra impossibile in Italia riuscire a varare una legge elettorale semplice, funzionante, chiara e definitiva. Al contrario si finisce sempre per elaborare assurdi bizantinismi e soluzioni di compromesso in cui nemmeno i legislatori stessi dimostrano di credere. Risultano così leggi opache, complicate, non definitive e fatte male.
La legge elettorale della Prima Repubblica era un proporzionale puro con bicameralismo perfetto: si trattava di un modello che già allora ricevette critiche dai politologi e che garantì sempre all’Italia cronici problemi di governabilità ed una lentezza decisionale più unica che rara.
Il Mattarellum nacque in un periodo storico in cui erano forti le richieste per l’adozione di un sistema maggioritario: ne uscì un compromesso pasticciato simbolo di un paese che voleva passare al maggioritario ma “non troppo”.
Il Porcellum è stato addirittura un passo indietro consegnando al paese un parlamento eletto con due leggi elettorali distinte alla camera ed al senato.
Sembra che per l’Italia sia proprio impossibile approvare una legge elettorale semplice e funzionante: eppure basterebbe veramente poco.
Esistono infatti diverse leggi elettorali che hanno dato prova di estrema affidabilità e che potrebbero essere applicate anche in Italia senza troppi problemi.
Le due leggi elettorali che fino ad ora hanno dato le migliori performace istituzionali sono state indiscutibilmente la legge elettorale tedesca e quella francese.
In Germania vige un sistema proporzionale corretto dal voto personalizzato e dalla soglia di sbarramento. Il parlamento è bicamerale ma solo una delle due camere viene eletta. 
Si vota con un sistema proporzionale su scala nazionale ma ci sono due importanti varianti. 
La prima consiste nella presenza di un importante elemento maggioritario. 
L’elettore infatti deve compiere una doppia scelta: con il primo voto si sceglie il candidato nei collegi uninominali (parte maggioritaria) mentre con il secondo voto si vota il partito politico (parte proporzionale). Ne consegue che una parte dei deputati sono eletti direttamente tramite i collegi uninominali mentre un’altra parte proviene da listini bloccati decisi dai partiti.
Il secondo importante elemento è una soglia di sbarramento al 5% per impedire l’ingresso in parlamento di partiti troppo piccoli. Se però uno di questi partiti riesce ad eleggere almeno tre deputati nei collegi uninominali, ha diritto ad entrare in parlamento.
Vince le elezioni il partito o la coalizione che ha la maggioranza assoluta dei seggi. 
Normalmente in Germania è molto difficile che un partito arrivi ad ottenere tale risultato e spesso quindi si finisce per fare una coalizione. Quello che storicamente è successo in Germania è la presenza di due grossi partiti (CDU e SPD) affiancati da due partiti più piccoli (FDP e Verdi) che spesso fanno da ago della bilancia.
In Francia invece vige un sistema completamente diverso che prevede l’elezione diretta del capo dello stato tramite un sistema uninominale con doppio turno. Il parlamento viene eletto sempre con lo stesso metodo ma in una data differente (voto sfasato).  E’ quindi possibile che si presenti una situazione in cui il presidente appartiene ad un partito mentre la maggioranza parlamentare sia di colore opposto. In tal caso si parla di coabitazione.
Il presidente francese è dotato di molti poteri tra cui quello di nominare il presidente del consiglio (con cui condivide il potere esecutivo) e di sciogliere le camere. 
Deve tuttavia scendere a compromessi se la maggioranza parlamentare è di segno opposto. 
In tal caso sarà il parlamento a nominare un presidente del consiglio con cui il presidente dovrà gioco-forza collaborare. In questi casi è interesse di entrambe le figure far rimanere governabile il paese perché l’elettore francese ha sempre premiato chi dei due si è dimostrato più capace di trovare un compromesso di governo.
Ci sarebbe anche una terza opzione riscontrabile dalla osservazione empirica degli enti territoriali italiani: la legge elettorale dei comuni. Essa prevede l’elezione diretta del sindaco da parte dei cittadini. Chi ottiene il 50+1% dei voti vince le elezioni. In caso nessuno raggiunga questa soglia è previsto il secondo turno. E’ possibile esprimere il voto di preferenza per un candidato.
A questo punto sorge spontanea una domanda: perché continuare ad inventarsi leggi elettorali con le formule più improbabili quando basterebbe copiare uno dei modelli già esistenti che hanno dimostrato di funzionare?
Nonostante la risposta sia abbastanza scontata a rigor di logica ancora nessuno a ha tratto le debite conclusioni ed in Italia ancora oggi si continuano ad ideare soluzioni assurde, che come già successo saranno destinate a fallire in un futuro prossimo. 

D.Deotto

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