mercoledì 14 maggio 2014

LA NUOVA TANGENTOPOLI ED I VECCHI PROBLEMI MAI RISOLTI


Gli scandali riguardanti l'Expo di Milano di questi giorni hanno scosso profondamente l'opinione pubblica: non si sa ancora di preciso la portata del fenomeno ma pare ci troviamo davanti ad un fenomeno di grande portata che rievoca i ricordi di tangentopoli.
Il 17 febbraio del 1992 il pubblico ministero Antonio Di Pietro chiese ed ottenne un mandato di cattura nei confronti di Mario Chiesa, membro di spicco del PSI milanese.
La vicenda di tangentopoli avrà sviluppi molto importanti nella storia della società e della politica italiana: lo scenario politico cambiò completamente determinando la fine della prima repubblica.
Molti protagonisti della vita politica italiana finirono sotto inchiesta e due importanti partiti cessarono di esistere.
Sono passati ventidue anni da quegli eventi ma nulla sembra cambiato: nella storia della repubblica si sono anzi ripetuti vari simili scandali (affittopoli, vallettopoli ecc.) ultimo dei quali è quello delle tangenti per l'Expo.
Ma per quale motivo in Italia non si riesce a sradicare definitivamente questo tipo di scandali?
Una classe politica corotta e ormai priva di ogni ideale politico, un sistema giudiziario lento ed inefficace, una pubblica amministrazione inefficente sono senz'altro importanti cause ma non sono questi i motori primi di quello che ormai è diventato un vero e proprio cancro in seno alla società.
Il motivo del ripetersi di questi scandali sta in un modello economico fortemente statalista, in un modello di capitalismo relazionale dove vengono premiate le conoscenze anzichè le idee innovative.
Nel nostro paese vige infatti quello che potremmo definire un "capitalismo all'italiana" che stravolge tutte le regole principali del fare impresa e dell'economia nel suo complesso.
Non è una novità che l'Italia sia un sistema paese nel quale il merito ed il lavoro non vengono quasi mai premiati: chi è lavoratore dipendente, per quanto bravo, è precario ed anche quando ciò non si verifica, è comunque soggetto a logiche che premiano l'anzianità di servizio anzichè il talento.
Chi invece è lavoratore autonomo ha ogni giorno a che fare con uno stato pervasivo ed invadente, che in continuo lo presume come un evasore e che non manca occasione per imporre nuove tasse e balzelli. Chi alla fine emerge è colui che ha conoscenze nella sfera della politica e della pubblica amministrazione ed è così in grado di ricevere assicurazioni.
Questo sistema stravolge anche l'idea di imprenditore per come viene tradizionalmente concepita nella società occidentale: esso non è più coloui che sa portare avanti un'idea nuova ma colui che sa intrecciare rapporti con il potere politico ottendo vantaggi per se spesso sotto forma di appalti e denaro pubblico. Come in molte economie post-sovietiche, in Italia si diventa ricchi quando si a che fare con i soldi dello stato e quando si è in grado di mantenere buoni rapporti con chi gestisce questi soldi. Questa triste situazione origina tutto quel folto sottobosco di faccendieri, intermediari, uomini cerniera che viene portato alla luce ogni qualvolta c'è un nuovo scandalo giudiziario.
Questa forma di economia che oserei definire semi-statalista uccide il merito e l'innovazione creando uno scenario dove ogni cosa tende a rimanere sempre uguale e dove chi lavora duramente non viene mai premiato. In un simile scenario qualunque attore, legale o illegale, sia interessato ad arricchirsi deve essere capace di intessere relazioni con le persone giuste e di penetrare quei settori dove girano più soldi pubblici. Non è un caso infatti che i settori più colpiti dalle infiltrazioni mafiose siano quelli dell'edilizia e della sanità.
Questo meccanismo si concretizza nella continua necessita di "grandi opere" che dal ponte di Messina alla Tav di Val di Susa passando per l'Expo e le Olimpiadi 2024 sono in realtà soltanto occasione per disperdere i fondi pubblici ed arricchire chi non è capace di fare impresa se non con i soldi dei cittadini. Non è infatti una novità che le grandi opere del passato siano spesso servite soltanto a riempire le tasche delle organizzazioni criminali senza produrre niente di positivo per il territorio se non le tristemente note cattedrali nel deserto.
E' così che il sistema economico italiano, simile a quello di una repubblica post-sovietica, risulta essere inefficente, poco competitivo e genera sprechi di denaro pubblico che servono solamente ad arricchire un fitto sottobosco di personaggi poco raccomandabili.
Uno stato invasivo, iper-burocratizzato e pachidermico finiscono per mettere una ulteriore pietra tombale su un sistema che mai fino ad oggi è stato così vicino al collasso.
A farne le spese sono i lavoratori, i veri imprenditori con idee e voglia di fare, e gli amministratori pubblici onesti che si vedono quotidianamente scavalcati da persone meno capaci ma sicuramente più intrallazzate con i poteri forti.
Questi scandali saranno sempre all'ordine del giorno finchè iol nostro sistema economico non cambierà radicalmente e finchè non ci sarà una classe dirigente più pulita e con un maggior senso di responsabilità. 

D.Deotto

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