venerdì 30 maggio 2014

ELEZIONI EUROPEE: AVANZA LA DESTRA RADICALE IN CRISI IL SOCIALISMO


Queste elezioni europee hanno ridisegnato completamente la rappresentanza all’interno del parlamento: primo partito con il 28,3% è il Partito Popolare Europeo, secondo il Partito Socialista Europeo con il 25,1%, i liberali con 8,5%, Verdi a 6,9%, i conservatori con 5,8%, il gruppo della sinistra a 5,7%, infine un folto gruppo di partiti euroscettici o non iscritti ad alcuna lista aventi però una consistenza di circa 150 seggi.
Si tratta del Front National di Marine Le Pen, l’Ukip di Nigel Farrage, il M5S di Beppe Grillo, AL Lega Nord, il FPO austriaco, il PVV olandese ed Alba Dorata.
Analizzando il voto possiamo dire che il PPE rimane il primo partito europeo pur vedendo ridimensionato il proprio consenso rispetto al precedente turno elettorale. Il PPE sarà inoltre attraversato da forte tensioni dovute ai diversi interessi nazionali dei partiti di cui è composto. Sembra infatti molto difficile che movimenti come la CDU della cancelliera Merkel possano andare D’accordo con Forza Italia oppure con la UMP francese. C’è il grosso rischio che all’interno del raggruppamento si crei una frattura tra deputati del nord, favorevoli all’austerity e deputati del sud Europa fortemente contrari ad essa. E’ molto probabile che il candidato alla commissione europea sarà scelto tra le fila di questo partito ma sicuramente non si tratterà di Junker candidato inviso a molti partiti.
L’arretramento dei popolare tuttavia non corrisponde ad una avanzata dei socialisti che si limitano a mantenere gli stessi consensi della scorsa tornata elettorale. La causa di questo risultato è la crisi dei partiti di centro sinistra che si è verificata in quasi tutti i paesi europei esclusa l’Italia. In quasi nessun paese essi riescono a superare la soglia del 30% e sono molto spesso superati dai partiti di ultra destra: clamorosi gli esempi della Francia e del Regno Unito.
Questo risultato dovrebbe far riflettere il PSE perché ci troviamo davanti ad una crisi del socialismo. Effettivamente già da qualche l’anno l’offerta politica socialista così come conosciuta risulta essere poco convincente sul piano elettorale. Il socialismo europeo è fortemente ancorato a valori sviluppati negli anni settanta, che oggi sembrano molto distanti dalla vita delle persone.
Basti solo pensare che la formazione più numerosa all’interno del PSE sarà il Partito Democratico di Matteo Renzi ovvero la formazione politica che più di ogni altra ha deciso di svoltare verso il centro, tentando di porsi come nuovo punto di riferimento per l’elettorato moderato.
Male anche i liberali che, agganciandosi all’idea al momento utopica degli Stati Uniti d’Europa, finiscono per perdere molti consensi persino nei paesi dove la loro presenza è tradizionalmente forte.
I veri vincitori di questa tornata elettorale sono i partiti euroscettici di ogni estrazione: si è infatti verificato un leggero aumento della sinistra radicale capitanata del greco Tsipras, ed una enorme crescita della destra radicale guidata dall'Ukip inglese e dal Front National francese.
Non è ancora chiaro come tutti questi movimenti euroscettici decideranno di coordinarsi ma all’orizzonte sembrano profilarsi due gruppi divisi con a capo Nigel Farage da una parte e la Le Pen dall’altra.
La cause che hanno portato all’emergere di questi movimenti sono da riscontrarsi nel cattivo funzionamento dell’Unione Europea. In particolare le fallimentari politiche economiche e l’incapacità di gestire il fenomeno dell’immigrazione, interna ed esterna all’Unione, sono da considerarsi le cause scatenanti principali.
L’Europa è ormai al centro di una crisi occupazionale che dura ormai da sette anni ed i cui effetti non accennano ad attenuarsi. Le politiche di rigida austerity fino ad ora sponsorizzate soprattutto della cancelliera Merkel si sono dimostrate incapace di porre rimedi significativi. L’incapacità dell’Unione nel cambiare politiche economiche è sicuramente uno dei principali motivi della crescita dei movimenti euroscettici.
Non va sottovalutato nemmeno il problema dell’immigrazione che richiede sempre di più una gestione comunitaria che non c’è. Paesi quali l’Italia sono martoriati dai continui sbarchi di immigrati in fuga dal nord-africa senza possibilità di poterli contrastare efficacemente.
Il problema dell’immigrazione è anche interno: il veloce e disordinato espansionismo della UE ha portato ad un rapido abbattimento delle frontiere e ad una progressiva liberalizzazione del commercio senza però una estensione dei diritti sociali. Ne consegue uno squilibrio ancora evidente tra Europa occidentale ed orientale che porta con se maggiori disuguaglianze e distorsioni economiche.
Questa nuova legislatura europea dunque inizia all’insegna dell’incertezza e dell’emergere delle forze euroscettiche, le quale si può star certi faranno di tutto per mettersi in evidenza in parlamento.
Una cosa è certa: siamo arrivanti ad un punto in cui l’Europa non può più far finta di non vedere i problemi che la colpiscono. Pena il naufragio dell’intero progetto europeo.
Con questa avanzata delle formazioni euroscettiche, infatti, chi oggi volesse rilanciare il progetto di integrazione europea dovrà necessariamente inventarsi un nuovo europeismo non più basato sulla burocrazia e calato dall’alto ma che viene dal basso e tiene in giusta considerazione le esigenze dei popoli. 

D.Deotto

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