lunedì 19 maggio 2014

LO SCANDALO DELLE SEDIE "D'ORO"




Notizia di questi giorni è lo scandalo delle sedie destinate alla sede della Protezione civile in Friuli Venezia Giulia.
La Regione ha deciso di acquistare 108 sedie in alluminio al prezzo di 100.000 euro per la Protezione Civile e tale spesa è subito balzata all’occhio dei giornalisti regionali. Il Piccolo di Trieste ha subito messo in evidenza questa notizia chiedendosi il perché di una spesa così elevata per della banali sedie.
L’assessore alla sanità ha difeso questa operazione sostenendo che gli operatori della PC operano in condizione di forte stress ed hanno bisogno di equipaggiamento all’altezza e di ogni comfort per svolgere al meglio le loro mansioni.
Sicuramente comprendiamo il grande stress a cui sono sottoposti gli operatori e concordiamo sul fatto che debbano essere equipaggiati nel migliore dei modi. La mancanza di equipaggiamento per le forze dell’ordine e della protezione civile è senz’altro qualcosa di negativo che si ripercuote sulla vita qualità della vita dei cittadini e che sul lungo periodo si genera maggiore spesa rispetto a quella che si vorrebbe risparmiare.
Premesso questo andrebbero però sottolineate due cose.
Le sedie della protezione civile sono state acquistate dalla azienda americana Herman Miller quindi queste sedie sono state importante al di fuori del mercato comune.
Il nord est è notoriamente rinomato per la produzione di sedie soprattutto vicino ad Udine esiste il distretto della sedia di Manzano che proprio in questo periodo non se la sta passano particolarmente bene.
Che senso ha ordinare sedie negli Stati Uniti quando si sarebbe potuto tranquillamente commissionarle in regione? La domanda non è affatto stupida perché la Regione, anziché lanciarsi in una poco conveniente avventura commerciale, avrebbe potuto tranquillamente riunire i produttori di sedie del distretto di Manzano e commissionare loro la costruzione di 100 sedie.
In questo modo si sarebbe potuto usare i soldi pubblici in maniera utile ed intelligente perché il distretto della sedia avrebbe avuto lavoro ed avrebbe così tirato un sospiro di sollievo. Anche qualora nessuna azienda manzanese avesse mai prodotto questo tipo di sedie, sarebbe stata l’occasione buona per incentivare gli imprenditori a lanciarsi in un nuovo tipo di produzione che, oltre al lavoro, avrebbe potuto significare innovazione di prodotto e quindi nuovi mercati e guadagni.
Il secondo aspetto riguarda il prezzo delle sedie.
La regione ha speso circa 1000 euro per sedia per un totale di 100.000 euro. Ebbene navigando su internet si scopre che la sedia Aeron by Heman Miller è reperibile sui comuni siti di e-commerce ad un prezzo di quasi la metà 589,99 dollari pari a circa 430 euro. Questo è il prezzo della singola sedia quindi sarebbe lecito aspettarsi uno sconto per un ordine di 100 sedie.
http://www.madisonseating.com/aeron-chair-by-herman-miller-loaded-lumbar-carbon-wave-1-left.html
A questo punto risulta lecito chiedersi chi abbia condotto la trattativa commerciale perché le regole del commercio vogliono che si acquisti un prodotto alle condizioni più vantaggiose presenti sul mercato.
Questa regola dovrebbe essere ancora più valida quando si ha tra le mani denaro pubblico che di questi tempi scarseggia.
Dunque la domanda che viene spontaneo porre è se la trattativa sia stata o meno condotta ricercando le condizioni più vantaggiose. Lascio ad ognuno di voi trarre le debite conclusioni.
Certo che l’immagine della Regione non esce proprio bene da questo avvenimento.
Non solo le sedie sono state prodotto all’estero quando avrebbero potuto essere prodotte a casa nostra ma nemmeno sono state acquistate alle condizioni più vantaggiose possibili.
La Regione avrebbe potuto commissionare le sedie alle aziende di Manzano con una tipica operazione di tipo keynesiano instaurando così un ciclo virtuoso che avrebbe dato aria ad un settore che oggi soffre la concorrenza globale e magari spendere pure di meno. In questo modo si sarebbe speso poco e si avrebbe dato una mano ad altri friulani in difficoltà.
Invece si è optato per fare altro. In tempi di crisi sarebbe forse il caso di manifestare maggiore solidarietà ed attenzione verso il territorio. 

D.Deotto

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