Ieri nella città di Pordenone c’è stata la ottantaseiesima
adunata nazionale degli Alpini, le truppe da montagna dell’Esercito Italiano ed
ancor prima del Regio Esercito Italiano. Attualmente sono organizzati in due brigate operative
inquadrate nel comando truppe alpine ma nel corso della storia il suo numero fu
superiore ed ebbero un ruolo molto importante nella storia italiana.
Il corpo fu ufficialmente fondato il 15 ottobre del 1872
come conseguenza della riorganizzazione del Regio Esercito voluta dal ministro
della guerra Cesare Ricotti.
Tale riforma fu condotta sul modello dell’esercito prussiano prevedendo l’obbligo generale di un periodo breve di leva in modo tale da addestrare il più persone possibile da utilizzare in caso di conflitto.
Tale riforma fu condotta sul modello dell’esercito prussiano prevedendo l’obbligo generale di un periodo breve di leva in modo tale da addestrare il più persone possibile da utilizzare in caso di conflitto.
L’istituzione del corpo degli Alpini fu la conseguenza del
problema della difesa dei valichi alpini nell’Italia settentrionale. Fino a
quel momento non esisteva un programma di difesa dei valichi poiché si riteneva
preferibile lasciarli sguarniti ed affrontare il nemico una volta giunto nella
pianura padana.
Questa strategia non era più attuabile perché avrebbe
lasciato scoperte intere porzioni del territorio italiano dando un enorme
vantaggio ai nemici.
L’idea della creazione di un corpo alpino arrivò dalla
lettura di due saggi scritti dal capitano di stato maggiore Giuseppe
Perrucchetti intitolati “Considerazioni su la difesa di alcuni valichi alpini”
e “proposta di un ordinamento militare territoriale nella zona alpina”. L’idea
alla base di questo studio è che la difesa dei valichi alpini dovesse essere
affidata a gente di montagna reclutata, armata ed addestrata in loco.
Il progetto di Perrucchetti prevedeva di dividere la zona
alpina in distretti militari ognuno dei quali doveva avere un certo numero di
unità difensive pari al numero dei valichi da difendere.
I soldati da reclutare dovevano essere dei montanari
abituati alle intemperie, alla vita di montagna ed allo spostamento in terreni
accidentati. Gli ufficiali andavano reclutati tra gli alpinisti a cui doveva
essere data una preparazione militare.
Infine soldati ed ufficiali dovevano essere conosciuti o
comunque capaci di instaurare rapporti stretti e spontanei con la popolazione
locale.
I giovani dovevano essere reclutati nella stessa vallata in modo da favorire lo spirito di corpo.
I giovani dovevano essere reclutati nella stessa vallata in modo da favorire lo spirito di corpo.
L’introduzione di questo nuovo corpo avvenne di nascosto a
causa della carenza di fondi: il ministro fu molto abile a mascherare gli
alpini come nuovi fanti. Questa velocità tuttavia penalizzò molto il nascente
corpo che si ritrovò equipaggiato alla stesso modo di un qualunque fante. Per
il ministro però era importante quantomeno dare il via al progetto.
La storia diede ragione al ministro perché ben presto lo
stato maggiore italiano si rese conto della estrema utilità di questo corpo e
decise di aumentarlo numericamente e di equipaggiarlo meglio: nel 1873 fu
introdotto il cappello “alla calabrese” con la caratteristica penna nera, nel
1874 furono introdotti gli scarponi alti da montagna e nel 1883 l’uniforme
verde. Nel 1891 il fucile Vetterli-Vitali fu sostituito dal più maneggevole
Carcano 91.
Dal punto di vista numerico, gli Alpini passarono dai 7
battaglioni del 1873 agli 8 reggimenti composti a loro volta da tre battaglioni
del 1910.
Nonostante le insufficienze organizzative e la scarsità di
equipaggiamento, le truppe alpine continuarono ad affermarsi diventando un
realtà di sempre maggiore importanza.
Il battesimo di fuoco avvenne durante la sfortunata campagna
d’Etiopia voluta da Crispi, dove le truppe alpine, nonostante le elevatissime
perdite, seppero ben figurare.
A dispetto dei progetti iniziali capitò molto spesso che gli
Alpini venissero utilizzati in territori non montuosi: nel 1911, per esempio,
vennero inviati come truppe coloniali in Libia e costretti a combattere tra le
due del deserto con evidenti carenze di equipaggiamento.
Nel corso della Seconda Guerra Mondiali dovettero combattere nella steppa russa anziché nelle montagne del Caucaso come si pensava all’inizio.
Nel corso della Seconda Guerra Mondiali dovettero combattere nella steppa russa anziché nelle montagne del Caucaso come si pensava all’inizio.
Gli Alpini sono e sono stati grandi protagonisti della
storia italiana e ricoprirono un ruolo di spicco nelle due guerre mondiali:
durante la Grande Guerra furono utilizzati per proteggere e conquistare i
valichi alpini dalle truppe austriache. Durante il conflitto fu memorabile la
difesa del Monte Grappa, che diventò il principale baluardo di difesa dopo la
caduta di Caporetto.
Nella Seconda Guerra Mondiale essi presero parte alla
campagna di Grecia, Jugoslavia ed alla tragica ritirata di Russia, lasciando
sul terreno numerosi caduti.
Dopo la fine della guerra il corpo venne completamente
ristrutturato e ricostruito con il compito di vigilare i confini orientali
dell’Italia.
Dopo la fine della Guerra Fredda furono utilizzati in
diverse missioni internazionali tra le quali Libano, Kosovo, Bosnia, Mozambico
ed Afghanistan.
Tutti coloro che hanno fatto parte di questo corpo possono
entrare a far parte dell’Associazione Nazionale Alpini, una associazione d’arma
avente come scopo difendere e tramandare le tradizioni ed i valori degli
Alpini, promuovere e concorrere in attività di volontariato e protezione
civile.
Ogni anno l’associazione tiene un raduno in una città
italiana scelta dal direttivo.
D.Deotto
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