Errore che si commette molto spesso nel nostro paese è
quello di idealizzare dei leader stranieri senza conoscere realmente la loro
politica.
Una delle più grosse mistificazioni degli organi
d’informazione italiani riguarda il Venezuela secondo alcuni da considerare un
modello di democrazia imperfetta ma preferibile alla controparte occidentale.
Il guaio di questa mistificazione è che si presenta non solo
in televisione ma è profondamente radicata anche a livello accademico a tal
punto che i manuali di scienze politiche considerano il modello chavista come
una “democrazia egemonica”.
Con tale termine si intende indicare un regime politico in
cui un solo partito vince sempre le elezioni detenendo il potere per
lunghissimo tempo (quindi niente alternanza) ma i diritti civili e politici
sono mantenuti così come tutte le altre logiche democratiche. Vengono citati
esempi illustri come l’Italia del dopoguerra, il Messico oppure il Giappone.
Nel caso specifico del Venezuela, Chavez viene identificato
come il fondatore di una nuova forma di governo in cui il socialismo di stampo
marxista, unito al nazionalismo, vanno a creare un sistema che è
contemporaneamente socialista e democratico. Il socialismo del XXI secolo
riuscirebbe quindi laddove ha fallito quello del XX ovvero nel conciliare la
pianificazione economica con la libertà individuale.
Prove di questo successo sarebbero riscontrabili nel fatto
che in Venezuela si vota, formalmente nessuna libertà individuale è stata
soppressa ed il salario minimo è molto elevato.
In realtà tutte queste teorie non reggono e sono il
risultato di una visione semplicistica della realtà sudamericana. In Italia si
tende a giustificare ogni dittatura comunista in America Latina accusando gli
Stati Uniti di esercitare un eccessivo dominio sul continente riducendo così
l’intera politica latinoamericana ad una questione di politica estera. In
questa ottica qualsiasi regime politico fomenti il nazionalismo in nome della
liberazione dall’egemonia USA sarebbe giustificabile o comunque preferibile a
qualsiasi alternativa.
Anzitutto andrebbe ricordato che la situazione in America
Latina ai nostri giorni è differente rispetto a quella della guerra fredda:
l’influenza statunitense è stata ridimensionata dalla esplosione dei
nazionalismi avvenuta dopo la fine della Guerra Fredda. Attualmente il
continente è diviso tra gli stati del pacifico del TPP (Cile, Perù e Colombia)
più orientati verso il libero mercato e tendenzialmente filoamericani ed in
paesi del MERCOSUR (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela) più
diffidenti nei confronti degli Usa e con economie dove l’intervento dello stato
è più rilevante. In particolare il Brasile sembra emergere come una potenza
regionale di un certo peso tanto da essere considerato un BRICS.
Da segnalare anche la presenza dei paesi della “Alleanza
Bolivariana” (Venezuela, Cuba, Equador) caratterizzati da economie marxiste ed
un forte antiamericanismo.
La situazione nel continente è molto frastagliata e non
esiste quell’unità nel nome dell’antiamericanismo che certi autori vorrebbero
far credere.
Lasciando da parte le questioni legate alla politica
internazionale, non esistono i presupposti per definire “democratico” il regime
venezuelano.
Ciò che rende tale una democrazia liberale non è il voto ma
l’esistenza di diritti individuali inviolabili da parte di qualunque autorità.
Il voto non è il fine della democrazia ma un mezzo per poter eleggere i propri
rappresentanti. Nessun voto popolare ha però facoltà di abolire i diritti
fondamentali e nel momento in cui ciò avviene il voto è da considerarsi
illegittimo. Infatti le democrazie sono caratterizzate dalla alternanza tra
partiti di destra (generalmente più orientati verso il libero mercato) oppure
partiti di sinistra (più orientati verso il controllo statale dell’economia).
Ognuno di questi partiti ha diritto di orientare la società nella direzione più
vicina alle proprie convinzioni ma fino ad un certo punto. Un partito di destra
non può abolire i sindacati così come uno di sinistra non può abolire la proprietà
privata. Questo perché esiste un nucleo di diritti fondamentali di tipo civile,
economico e sociale considerati intoccabili.
Il regime instaurato di Chavez parla di democrazia solo a
parole ma nei fatti ha trasformato il paese in un regime totalitario. I
sindacati non allineati sono stati chiusi, i partiti diversi da quello al
potere vengono fortemente limitati, nelle scuole i ragazzi vengono indottrinati,
i giornali vengono chiusi, la violenza nei confronti degli oppositori è
all’ordine del giorno così come le milizie armate non si fanno problemi a
sparare sulla folla.
Non esiste alcun presupposto per definire il regime di
Maduro come una “democrazia egemonica” mentre esistono tutti i presupposti per
poterlo definire un regime totalitario. Le
caratteristiche di tale regime sono: la concentrazione del potere in capo ad
un'oligarchia inamovibile e non responsabile (in questo caso il partito di
Maduro), L’imposizione di una ideologia ufficiale (il socialismo del XXI
secolo), la presenza di un partito unico di massa (di fatto gli oppositori
vengono perseguitati), controllo delle forze dello stato ed uso del terrore (i
generali sono stati esautorati e sostituiti da cubani fedeli al regime),
completo controllo dell’informazione e della comunicazione (attualmente
trasmettono e vanno in stampa solo i giornali autorizzati).
Come si può facilmente notare il regime venezuelano è molto
più simile alle categorie del regime totalitario che a quelle della democrazia
a partito egemonico. Il Venezuela di oggi assomiglia molto di più ad una
repubblica sovietica che all’Italia democristiana.
La protezione di cui ha goduto Chavez tra alcuni ambienti
intellettuali italiani non è accettabile così come non è accettabile la
disinformazione che quotidianamente viene fatta nei riguardi del Venezuela
anche a livello accademico.
Il regime chavista non è una “democrazia imperfetta” ma un
regime sanguinario e repressivo che non ha nessuna pietà nei confronti dei suoi
stessi cittadini che vengono torturati ed incarcerati.
Recentemente persino il Parlamento Europeo si è mosso contro
le violenze operate dal governo di Maduro e la difesa del chavismo da parte di
certi ambienti intellettuali risulta sempre più incomprensibile.
D.Deotto
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