domenica 28 settembre 2014

IL GRANDE SUCCESSO DI GUSTI DI FRONTIERA



Si è svolta a Gorizia nel ultimo fine settimana Gusti di Frontiera, famoso festival enogastronomico che è ormai arrivato alla sua undicesima edizione.
Il festival, organizzato per la prima volta nel 2003, ha ottenuto un crescente successo fino ad arrivare allo strepitoso successo delle ultime edizioni confermato da un afflusso enorme di persone soprattutto il sabato e la domenica.
Sabato 27 le strade di Gorizia erano letteralmente sommerse da una marea di visitatori tanto che verso sera era molto difficile muoversi tra le strade mentre i chioschi avevano code molte lunghe.
Anche quest’anno l’evento si è esteso nella vicina città slovena di Nova Gorica: una navetta appositamente messa in funzione per l’evento trasportava i visitatori dalla città isontina fino al centro della città slovena.
I numeri di Gusti di Frontiera negli ultimi anni sono stati impressionanti tanto che la manifestazione ha saputo imporsi come la più popolare e forse la principale manifestazione enogastronomica in regione.
Quando questa manifestazione nacque nel lontano 2003 tale primato spettava ad Udine ed al Friuli doc.
Nel tempo la manifestazione udinese si è chiusa puntando tutto sul “tipicamente friulano” e ottenendo un minore afflusso di gente rispetto al passato mentre Gusti di Frontiera si è progressivamente espansa ospitando tutte le nazione d’Europa.
Ma quale è stata la ricetta segreta che ha permesso questo strepitoso successo?
La risposta è molto semplice. Gli organizzatori di Gusti di Frontiera hanno saputo meglio interpretare le esigenze del pubblico che proprio in quegli anni stavano rapidamente cambiando.
La rapida integrazione delle zone transfrontaliere stava creando un clima di curiosità nei confronti di quei popoli che fino a pochi decenni precedenti erano considerati inaccessibili a causa della cortina di ferro.
Cominciò così una piccola manifestazione che all’inizio coinvolgeva austriaci, sloveni, croati, albanesi e serbi. Piano Piano la manifestazione ebbe un successo crescente ed iniziò a prendere sempre più piede tra il pubblico. Gli organizzatori decisero di ampliare gli orizzonti aprendo le porte della città a tutte le nazioni europee e non. Attualmente la manifestazione vanta la presenza di italiani, sloveni, croati, serbi, greci, polacchi, ungheresi, austriaci, tedeschi, cechi, francesi, belgi, spagnoli, inglesi, irlandesi, messicani, argentini, cubani.
Negli anni il flusso di persone verso l’evento goriziano è cresciuto a tal punto da rendere possibile un’estensione in direzione Nova Gorica che ha visto come grandi protagonisti dalmati ed istriani.
Così al crescente successo di Gusti di Frontiera è corrisposto un progressivo declino di Friuli doc che si è visto scippare il titolo di principale manifestazione enogastronomica regionale.
Gusti di Frontiera è stata molto abile nel sfruttare un nuovo tipo di domanda di tipo culturale ed a proporre qualcosa di appetibile che ha avuto un rapido successo. E’ interessante notare come la crescita di questa manifestazione sia corrisposta con il progressivo allargamento della UE e l’approfondirsi della integrazione europea.
La lezione di Gorizia dovrebbe quindi essere d’esempio per tutti soprattutto per Udine: anzitutto non è chiudendosi che si ottengono risultati al giorno d’oggi ma aprendosi e sfruttando la particolare posizione in cui si trova il Friuli. In secondo luogo che la cultura riesce ad arrivare con successo laddove l’economia fallisce o ha fallito.
Nonostante la crisi economica, l’Euro che non funziona e la UE che rifiuta l’integrazione politica, dei semplici eventi culturali sono riusciti a creare un clima di maggiore integrazione.
Questo dovrebbe essere un monito per tutti i politici europei: non sarà l’economia a creare l’Europa ma, se ciò succederà, sarà solo grazie alla cultura ed alla politica, uniche variabile capaci di creare e realizzare progetti di lungo termine. 

D.Deotto

venerdì 26 settembre 2014

CENA ETNICO-CULTURALE AD UDINE





Diverse volte il nostro blog ha trattato il tema dell’immigrazione e degli stranieri.
La mancanza di meritocrazia in Italia colpisce anche in questo settore poiché vi è una netta discriminazione tra residenti e non residenti (rifugiati ecc.), che a danneggiare proprio i residenti. 
Nel caso degli stranieri si verifica la paradossale situazione che lo straniero integrato gode di meno diritti rispetto ad un rifugiato di Mare Nostrum. Il nostro paese, infatti, oltre ad essere privo di una politica d’immigrazione strutturata, non prevede delle moderne politiche di integrazione sociale.
Peculiarità dell’Italia è quella di non avere una politica dell’immigrazione degna di questo nome: ogni volta che si parla di questo tema, infatti, il dibattito scade in una sterile opposizione tra pro-immigrati ed anti-immigrati oppure si tratta di leggi determinate esclusivamente dallo stato di emergenza. E’ stato per esempio il caso della legge 1992, che è stata emanata esclusivamente come conseguenza della forte emigrazione di albanesi verso l’Italia. La legge Martetelli, la Turco-Napolitano e la Bossi-Fini hanno tutte e tre qualcosa in comune: nessuna di esse si occupa in maniera organica del fenomeno immigrazione ed ancor di meno della conseguente e necessaria integrazione degli stranieri.
Si è così creata una strana situazione; da un lato leggi poco efficaci sono incapaci di contenere gli sbarchi, dall’altro lo straniero regolare e ormai da tempo residente in Italia si trova ad avere scarsi se non nulli supporti da parte delle istituzioni. La visione ideologica del fenomeno immigrazione trasforma il danno in una beffa: un profugo arrivato illegalmente nel paese può contare su un forte assistenzialismo mentre un straniero residente ha ben pochi diritti nonostante contribuisca attivamente a produrre ricchezza e benessere per il paese. Beffa ancora più grande si consuma nei confronti dei cittadini italiani rimasti senza lavoro e senza casa, che si vedono puntualmente scavalcati e che rimangono senza aiuto da parte delle istituzioni.
Ecco che l’Italia ancora una volta cade vittima dei propri difetti: le legislazioni concepite solo in stato emergenziale, oltre ad essere costose da mantenere, non garantiscono la giustizia sociale e finiscono per non dare nulla a chi invece meriterebbe qualcosa.
A tutto ciò si aggiunge un difetto tipicamente europeo di trattare il tema immigrazione in maniera ideologica impedendo così lo svilupparsi di un dibattito obiettivo capace di inquadrare il fenomeno per quello che è: una variabile socio-economica.
Nasce così il progetto “Distanze: chimere delle nostre menti”. L’obiettivo vuole essere quello di portare maggiore obiettività nel dibattito sulla questione immigrazione e stranieri.
Ben lontana dalle visioni ideologiche di chi vede nello straniero solo un male o solo una vittima, la nostra associazione vuole mostrare le esigenze concrete di stranieri che si sono integrati nella nostra società, vivono e lavorano fianco a fianco con gli italiani e contribuiscono al benessere del paese.
Per questo primo appuntamento abbiamo scelto di dare spazio al Venezuela, paese dell’America Latina fortemente legato al Friuli poiché proprio là molti nostri nonni sono emigrati, ai paesi dei Balcani (Croazia, Serbia e Bosnia), realtà legate al nostro territorio dai tempi del Patriarcato di Aquileia e infine il Marrocco che, sebbene non direttamente legato alla storia friulana, conta ormai un consistente numero di residenti in città.
L’iniziativa ha ottenuto il patrocinio del Comitato Provinciale di Udine della Croce Rossa Italiana. La collaborazione della associazione di volontariato Veneuropa e Friuli Contro la Crisi.
L’evento si terrà mercoledì 20 ottobre presso la pizzeria da Pierino dalle ore 19.30. Si tratta di una festa privata a cui si accederà solo su prenotazione.
La serata di festa è concepita come sia come occasione di svago che di arricchimento culturale.
Chiunque sia interessato a partecipare può rivolgersi alla nostra associazione al numero 3389729003,  direttamente alla pizzeria da Pierino al numero 0432-601341, Tutto Estetica Udine 0432-575314.
E’ possibile rivolgersi anche alla presidente dell’associazione Veneuropa (Mara) al seguente numero: 3293465865
Ricordiamo a tutti gli interessati che il prezzo base della cena è 13 euro per gli adulti, 5 per i bambini e gratis per i neonati. Esistono tuttavia prezzi speciali per chiunque acquistasse i biglietti in PREVENDITA:
-          10 euro adulti.
-          8 euro studenti (medie, superiori, università).
-          5 bambini sotto i 10 anni.
-          Gratis per i neonati (0-3 Anni).
Per info sui biglietti contattare i numeri sopra menzionati.
Vi attendiamo numerosi in questa occasione di svago ed arricchimento culturale. 

D.Deotto

martedì 23 settembre 2014

COMUNICAZIONE MODIFICA STATUTO E NOME



Comunico in via ufficiale che in data 17/09/2017 l'associazione culturale Leonardo Andervolti - Udine Futuro e Presente ha mutato il proprio nome in Udine Futuro e Presente "L.Andervolti".
Abbiamo inoltre cambiato il nostro statuto: la nuova versione è visibile in questo link http://udinefuturopresente.forumfree.it/?t=69010837#entry559171070 .
D'ora in avanti saremo associazione di volontariato ed ONLUS.
Le nostre attività rimaranno comunque sempre le stesse (ambito culturale e sociale) ma ora abbiamo sottolineato in maniera più netta la nostra propensione sociale.


Il presidente. 
Daniele Deotto. 

lunedì 22 settembre 2014

UDINE E LA SCELTA DELLA CLASSE POLITICA


La crisi è arrivata anche in Friuli e a Udine, in quel nord est che fino a pochi anni fa' riusciva a piazzare gran parte dei suoi giovani e, tutto sommato, non aveva grandi problemi di disoccupazione.
La prola crisi deriva dal greco krisis e nella cultura cinese è conosciuta con il termine wei ji.
Curiso che in entrambe le antiche culture essa voglia dire sia pericolo che opportunità.
La crisi infatti rompe un equilibrio consolidato e costringe le persone a prendere delle decisioni, le quali comportano sempre un rischio perchè non si può sapere prima se saranno corrette.
La crisi economica ha rotto un equilibrio bene o male accettato presente in tutto il nostro paese e quindi anche nella nostra città.
Una differenza importante rispetto al recente passato sta nella selezione della classe politica: fino a pochi anni fa' i nominati non facevano nessuno scandalo era possibile selezionare un candidato sindaco, un presidente delle regione o addirittura un capo di governo attraverso accordi sotteranei tra poche persone. Oggi un'azione del genere non è più accettata e genera in automatico malcontento.
Non riconoscere questo cambiamento e persistere ad usare i metodi del passato significa condannarsi alla sconfitta ed alla impopolarità.
Abbiamo avuto l'esempio durante le elezioni del 2012 quando una classe dirigente stanca e vecchia, nonostante gli avversari non godessero di buona salute,  è risultata comunque impopolare agli occhi delle persone che l'hanno bastonata indirizzando altrove le proprie preferenze.
Chi oggi pretende di poter scegliere, per esempio, un candidato sindaco con accordi sotteranei oppure prelevandolo e spostandolo da un posizione di potere ad un'altra dimostra di avere scarsa compresione della realtà. Oggi non servono più vecchi politici di professione oppure leadership basata esclusivamente sul carisma. Servono persone, di qualunque estrazione sociale, capaci di essere popolari e di attrarre voti. Servono persone capaci di comprendere i bisogni delle persone che oggi più che mai sono perse ed impaurite. Servono quindi volti nuovi, preparati e motivati a rappresentare la società.
Serve un politica capace di proporre soluzioni concrete ai bisogni dei cittadini e non discussioni riguardanti le poltrone e la spartizione del potere.
Chi oggi vuole anche solo provare a vincere le elezioni deve dimostrare questo in caso contrario sarà surclassato dagli avversari.
Più che chiedersi perchè una persona ha vinto con una certa percentuale oppure accontentarsi di aver perso con "una percentuale decente" sarebbe il caso di chiedersi perchè più della metà della popolazione, anche in città, non è andata a votare.
Mai come oggi è necessario per risollvere le sorti di questa città di questa regione un netto cambio di mentalità: oltre ad un progetto preciso serve una selezione democratica della leadership (primarie) ed entrare nell'ordine di idee che non conta tanto da dove uno proviene ma dove è capace di arrivare. 

D.Deotto.

sabato 20 settembre 2014

IL MIRACOLO ECONOMICO DELL'IRLANDA





Faceva parte dei Famigerati PIIGS eppure oggi l’Irlanda è l’unico faro di crescita in una Europa dominata dalla stagnazione. Rispetto allo scorso anno il paese fa registrare un sorprendente +7,7% spiazzando le previsioni che invece prevedevano una contrazione della crescita.
Il governo è molto soddisfatto dei risultati ottenuti perché fino a pochi anni fa il paese rischiava la bancarotta tanto che il Fondo Monetario Internazionale intervenne direttamente nell’isola.
La crisi finanziaria ha colpito duramente l’Irlanda che nel 2009 contava un altissimo numero di disoccupati e un altrettanto alto numero di senza tetto. I problemi di disoccupazione giovanili erano evidenti.
Nel 2011 vinse le elezioni Enda Kenny leader del partito liberale che formò una coalizione con i socialisti avente come fine rilanciare l’economia del paese.
Gli obiettivi del governo non furono solo di disciplina di bilancio ma soprattutto riduzione delle tasse e incentivi alla creazione di nuovi posti di lavoro.
Enda Kenny infatti ha rifiutato un intervento troppo invasivo del FMI ed ha optato per delle politiche liberali che si sono dimostrate molto efficaci: egli infatti ha optato per una sostanziale riduzione delle tasse al fine di far rifiatare le imprese, consentire maggiori assunzioni e di conseguenza far riprendere i consumi.
Si è trattata quindi di un apolitica diversa da quella suggerita dalla UE che puntava interamente sulle esportazioni e su una rigida austerity.
Secondo Kenny invece la disciplina di bilancio avrebbe potuto essere rispettata soltanto in caso di una ripresa della crescita e della occupazione che rimanevano gli obiettivi prioritari.
Altro punto fondamentale delle riforme irlandesi è stato il ridimensionamento della pubblica amministrazione tramite licenziamenti e riduzione dei salari di circa il 20%.
Sono stati posti maggiori controlli sulle banche ed è stato rivisto il sistema pensionistico.
L’Irlanda inoltre si è rifiutata di adottare una pressione fiscale elevata come consigliato da Francia e Germania ed ha preferito mantenere un’aliquota unica molto bassa in modo da poter permettere alle imprese di riprendere fiato.
Andrebbe inoltre ricordato che il costo del lavoro in Irlanda non è elevato ed è relativamente facile trovare un impiego. La legge sui contratti è molto severa ed è previsto un salario minimo di 8,65 Euro l’ora.
Gran parte dei contratti sono a tutele progressive ed in caso di licenziamento è previsto un indennizzo.
La politica economica irlandese fu fortemente criticata a tal punto da dare la colpa della crisi economica alla bassa tassazione vigente nel paese. In realtà la crisi irlandese è stata causata dalla facilità con cui le banche erogavano prestiti e mutui per l’acquisto di case. Il salvataggio delle banche da parte dello stato ha fatto schizzare alle stelle il deficit ed aumentare pericolosamente il debito pubblico.
Il problema quindi risiedeva nella scarsa regolamentazione del settore bancario e immobiliare e non nella pressione fiscale troppo bassa. Non a caso paesi come la Spagna e la Grecia, che hanno un regime fiscale più elevato dell’Irlanda, non si sono salvate dalla crisi ma ne sono state colpite più duramente.
L’esempio irlandese è fino ad ora in Europa l’unico esempio di politiche liberali applicate per sconfiggere la crisi economica. Esse possono considerarsi in opposizione alle politiche di austerity che prevedono solamente tagli lineari ed aumento della pressione fiscale. Tutte soluzioni fallimentari che paesi come l’Italia e la Francia stanno provando sulla propria pelle.
Serve quindi una proposta politica liberale per liberare l’Italia e l’Europa da sclerotiche burocrazie che impongono l’impoverimento della popolazione per salvare i propri privilegi.
Questa proposta politica non può che passare per una drastica riduzione fiscale al fine di ridare ossigeno alle imprese che potranno in questo modo tornare ad assumere. I consumi interni così aumenteranno dando inizio ad un ciclo virtuoso che modificherà le aspettative negative predominanti in questo momento.

D.Deotto