sabato 20 settembre 2014

IL MIRACOLO ECONOMICO DELL'IRLANDA





Faceva parte dei Famigerati PIIGS eppure oggi l’Irlanda è l’unico faro di crescita in una Europa dominata dalla stagnazione. Rispetto allo scorso anno il paese fa registrare un sorprendente +7,7% spiazzando le previsioni che invece prevedevano una contrazione della crescita.
Il governo è molto soddisfatto dei risultati ottenuti perché fino a pochi anni fa il paese rischiava la bancarotta tanto che il Fondo Monetario Internazionale intervenne direttamente nell’isola.
La crisi finanziaria ha colpito duramente l’Irlanda che nel 2009 contava un altissimo numero di disoccupati e un altrettanto alto numero di senza tetto. I problemi di disoccupazione giovanili erano evidenti.
Nel 2011 vinse le elezioni Enda Kenny leader del partito liberale che formò una coalizione con i socialisti avente come fine rilanciare l’economia del paese.
Gli obiettivi del governo non furono solo di disciplina di bilancio ma soprattutto riduzione delle tasse e incentivi alla creazione di nuovi posti di lavoro.
Enda Kenny infatti ha rifiutato un intervento troppo invasivo del FMI ed ha optato per delle politiche liberali che si sono dimostrate molto efficaci: egli infatti ha optato per una sostanziale riduzione delle tasse al fine di far rifiatare le imprese, consentire maggiori assunzioni e di conseguenza far riprendere i consumi.
Si è trattata quindi di un apolitica diversa da quella suggerita dalla UE che puntava interamente sulle esportazioni e su una rigida austerity.
Secondo Kenny invece la disciplina di bilancio avrebbe potuto essere rispettata soltanto in caso di una ripresa della crescita e della occupazione che rimanevano gli obiettivi prioritari.
Altro punto fondamentale delle riforme irlandesi è stato il ridimensionamento della pubblica amministrazione tramite licenziamenti e riduzione dei salari di circa il 20%.
Sono stati posti maggiori controlli sulle banche ed è stato rivisto il sistema pensionistico.
L’Irlanda inoltre si è rifiutata di adottare una pressione fiscale elevata come consigliato da Francia e Germania ed ha preferito mantenere un’aliquota unica molto bassa in modo da poter permettere alle imprese di riprendere fiato.
Andrebbe inoltre ricordato che il costo del lavoro in Irlanda non è elevato ed è relativamente facile trovare un impiego. La legge sui contratti è molto severa ed è previsto un salario minimo di 8,65 Euro l’ora.
Gran parte dei contratti sono a tutele progressive ed in caso di licenziamento è previsto un indennizzo.
La politica economica irlandese fu fortemente criticata a tal punto da dare la colpa della crisi economica alla bassa tassazione vigente nel paese. In realtà la crisi irlandese è stata causata dalla facilità con cui le banche erogavano prestiti e mutui per l’acquisto di case. Il salvataggio delle banche da parte dello stato ha fatto schizzare alle stelle il deficit ed aumentare pericolosamente il debito pubblico.
Il problema quindi risiedeva nella scarsa regolamentazione del settore bancario e immobiliare e non nella pressione fiscale troppo bassa. Non a caso paesi come la Spagna e la Grecia, che hanno un regime fiscale più elevato dell’Irlanda, non si sono salvate dalla crisi ma ne sono state colpite più duramente.
L’esempio irlandese è fino ad ora in Europa l’unico esempio di politiche liberali applicate per sconfiggere la crisi economica. Esse possono considerarsi in opposizione alle politiche di austerity che prevedono solamente tagli lineari ed aumento della pressione fiscale. Tutte soluzioni fallimentari che paesi come l’Italia e la Francia stanno provando sulla propria pelle.
Serve quindi una proposta politica liberale per liberare l’Italia e l’Europa da sclerotiche burocrazie che impongono l’impoverimento della popolazione per salvare i propri privilegi.
Questa proposta politica non può che passare per una drastica riduzione fiscale al fine di ridare ossigeno alle imprese che potranno in questo modo tornare ad assumere. I consumi interni così aumenteranno dando inizio ad un ciclo virtuoso che modificherà le aspettative negative predominanti in questo momento.

D.Deotto

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