Si è appena conclusa la ventesima edizione del Friuli Doc
l’appuntamento enogastronomico più celebre della regione.
Negli intenti della amministrazione comunale questa versione
ha rappresentato un ritorno alle origini poiché si è deciso di caratterizzarla
più come expo dell’artigianato che come sagra.
A tal proposito molto simbolica è stata l’inaugurazione che
ha avuto come testimonial il giovanissimo portiere dell’Udinese Simone Scuffet,
divenuto noto durante lo scorso campionato e molto popolare in Friuli per via
della sua scelta di non abbandonare la città. Simone è diventato un simbolo per
i giovani Friulani in un momento storico in cui troppo spesso i giovani vengono
sradicati dalla propria terra ed allontanati dai propri affetti per mancanza di
opportunità di lavoro.
La scelta fatta non è di per se negativa: effettivamente
negli scorsi anni la manifestazione aveva preso una piega troppo da “festa
alcolica” a livelli da creare problemi di ordine pubblico e, non meno
importante, casi di devastanti sbronze tra minorenni che puntualmente finivano
al pronto soccorso.
Senz’altro era quindi il caso di dare un taglio diverso ad
una manifestazione che stava degenerando e perdendo ogni tipicità in favore di
un generico clima di festa alcolica collettiva.
Ciò che invece può risultare discutibile è la scelta di
voler limitare la partecipazione alla manifestazione esclusivamente a prodotti
friulani. Questa “friulanizzazione” era arrivata a tale punto che per un
periodo sembrava impossibile persino la partecipazione dei triestini.
In un epoca in cui la diversità enogastronimica va di moda
ed è fonte di alti guadagni non era forse meglio consentire l’accesso a quelle
realtà collegate alla storia del Friuli e del Patriarcato di Aquileia?
Friuli Doc non è l’unica manifestazione simile della
regione. Ad inizio estate si è già svolta UdinEuropa e tra due settimane ci
sarà Gusti di Frontiera a Gorizia. All’inizio di agosto nella non troppo
distante Villach si tiene ogni anno il Villacher Kirchtag manifestazione non
troppo differente nei contenuti.
UdinEuropa, Gusti di Frontiera ed il Villacher Kirchtag, pur
rimanendo feste di città, hanno tutte quante deciso di aprire le proprie porte
alle diverse nazionalità. Gusti di Frontiera nasce proprio a questo scopo ma
forse l’esempio più eclatante è dato dal Villacher Kirchtag, nato come festa
della città di Villach e nel tempo apertosi agli ungheresi, agli italiani ed
agli sloveni. Si tratta di popolazioni che hanno avuto un ruolo rilevante nella
storia del Carinzia ed in generale dell’Austria quindi il loro ingresso può
essere accettato. E gli austriaci non hanno avuto problemi a concedersi quella
dimensione internazionale che le loro terre hanno sempre avuto dal medioevo
fino alla Grande Guerra.
Non è solo privilegio degli austriaci questa peculiarità:
Udine è stata la sede del Patriarcato di Aquileia, stato medioevale che al suo
interno amministrava cittadini di lingua italiana, friulana, slovena e tedesca.
Risulta difficile capire perché Udine si ostini a non voler
sfruttare questo suo passato che la vede al centro delle tre principali culture
europee, esprimendo una friulanità chiusa che non è di certo lo specchio
storico delle origini della nostra regione.
Un Friuli doc che metta la nostra regione al centro è una
scelta corretta ma che male ci farebbe far partecipare anche chi storicamente
un tempo fu parte del Friuli? Sarebbe anche una buona occasione per mostrare i
nostri prodotti oltre confine a possibili nuovi acquirenti senza limitarci a
mostrarli a chi ormai già ben li conosce.
Quello che mi auspico nel futuro è una manifestazione che,
oltre ad una esposizione dei prodotti friulani, sia in grado di accettare anche
la presenza di carinziani e sloveni. Popolazioni vicine e che hanno contribuito
allo sviluppo storico del Friuli. Tale apertura porterebbe in città un sacco di
turisti che avrebbero così occasione di poter vedere i nostri prodotti tipici e
le nostre specialità oltre che di soggiornare e visitare la città.
Insomma sarebbe un’ottima opportunità per incrementare il
turismo e dare maggiore lustro alla manifestazione poiché ormai la concorrenza
di altre manifestazioni in zona si fa sentire sempre di più e Friuli doc corre
il serio rischio di essere messo in secondo piano.
Dobbiamo renderci conto che ormai Friuli-Carinzia e Slovenia
stanno assumendo sempre di più il profilo di una Euro-regione e quindi
l’apertura diventa fondamentale per poter acquisire benefici culturali ed
economici. Se rimaniamo rintanati nella nostra piccola dimensione pensando di
vivere ancora come nella guerra fredda rischiamo di rimanere indietro. E questo
non è di certo il destino che vogliamo per una regione che potenzialmente può
dare molto se solo conoscesse ed apprezzasse di più la propria storia.
D.Deotto.
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